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Caccia di sesta generazione Tempest: l’Italia è ufficialmente a bordo

08 gen 2021 Aeronautica dal mondo

Caccia di sesta generazione Tempest: l’Italia è ufficialmente a bordo

Il Ministro della Difesa Lorenzo Guerini ha sottoscritto insieme al Segretario di Stato per la Difesa del Regno Unito Ben Wallace e della Svezia Peter Hultkvist, lo scorso 21 dicembre 2020, un accordo trilaterale per lo sviluppo, tramite una “collaborazione paritaria”, del nuovo sistema d’arma Tempest, determinante per gli equilibri delle capacità militari e industriali a livello europeo e globale e sostituto del caccia Eurofighter Typhoon.

L’accordo, denominato Future Combat Air System Cooperation MoU (Memorandum of Understanding), disciplina i principi generali per una collaborazione paritaria tra i tre Paesi e riguarda tutte le attività comprese la ricerca, lo sviluppo e il joint concepting necessarie ai governi per operare la scelta dell’acquisizione di un sistema aereo avanzato in sostituzione dell’Eurofighter. All’accordo seguiranno i Project Arrangement e la fase di Full Development, attualmente prevista a partire dal 2025. L’Italia potrà quindi partecipare a tutte le fasi dell’intero sistema sin dal suo inizio potendo quindi inserire i requisiti operativi delle forze aeree e determinare fin da subito il ruolo dell’industria.

Il programma Tempest figura tra i programmi prioritari della Difesa. Nel Documento Programmatico Pluriennale 2020-2022, recentemente presentato al Parlamento nel mese di dicembre 2020, una prima importante linea di finanziamento per la partecipazione italiana a Tempest era stata individuata nell’ambito del programma Eurofighter per consentire il concreto avvio delle attività attraverso la cosiddetta transizione “Typhoon to Tempest”.

Programma, in cooperazione con Germania, Regno Unito e Spagna, relativo allo sviluppo ed all’acquisizione di velivoli per la Difesa Aerea, con compito primario di contrasto delle forze aeree avversarie. Il programma è sostenuto con risorse a valere sul Dicastero dello Sviluppo Economico (art. 4 della legge 266/97 e successivi rifinanziamenti) come rimodulate dalla L. 205/2017 (LdB 2018). Il programma garantisce anche lo sviluppo di sensori di nuova generazione ad avanzatissima tecnologia atti a promuovere il miglior posizionamento dell’industria nazionale aeronautica nell’ambito della cooperazione internazionale intorno al futuro programma per un caccia di 6^ generazione (Tempest); i volumi del programma F-2000 utili a detto strategico scopo sono stimati in ca. 742 M€, ai quali si aggiungeranno quote per ulteriori 760 M€ – da ricercare nell’ ambito di consolidate sinergie a livello intergovernativo ed in stretta collaborazione con l’industria – garantendo il pieno soddisfacimento del fabbisogno esigenziale di competenza nazionale per la fase di R&D, condotta congiuntamente a UK e Svezia. Il quadro esigenziale è stato adeguato alle problematiche di sostenibilità logistica e di obsoloescenza previste dall’e.f. 2022. Fabbisogno complessivo: 29.918,8 M€. (Anno di completamento 2030)

Il FCASC MoU, sottoscritto tra le uniche nazioni europee che conoscono, producono e già utilizzano tecnologie aeronautiche di quinta generazione, base necessaria per la costruzione dei futuri velivoli, consentirà di valorizzare l’ industria nazionale, garantendo l’accrescimento del know-how in un settore pregiato come quello delle tecnologie abilitanti ai velivoli di sesta generazione.

In tale contesto, un ulteriore fattore di crescita economica per il Paese sarà rappresentato dal coinvolgimento delle piccole e medie imprese nazionali e il programma Tempest potrà riversare i propri effetti benefici anche sull’aspetto occupazionale nel settore dell’industria della difesa, nei Centri di Ricerca e nelle Università. Molto importante infatti la partecipazione di Leonardo UK partner di fiducia da molti anni della capo commessa inglese BAE System.

E’ ipotizzabile una convergenza tra i programmi Tempest e FCAS/SCAF?

Il Ministro della Difesa Guerini sempre nell’ambito della realizzazione dei velivoli di sesta generazione ha detto che l’Italia ritiene auspicabile, come pure altri paesi partecipanti sia al pregetto Tempest sia al progetto FCAS/SCAF trilaterale (Francia, Germania e Spagna) l’opportunità di valutare nel tempo una possibile convergenza dei due programmi, per rendere il prodotto europeo ulteriormente competitivo su scala globale, anche per non rischiare l’avvio di una concorrenza tra gruppi europei, non facilmente sostenibile e che rischierebbe probabilmente di andare a beneficio di altri attori regionali con capacità globali, che stanno sviluppando analoghe tecnologie.

Su questo punto ricordiamo infatti che Italia, Regno Unito e Svezia sono impegnate nello sviluppo del Tempest, mentre Francia, Germania e Spagna sono impegnate nello sviluppo del FCAS – Future Combat Air System il cui sviluppo dei dimostratori delle tecnologie inizieranno quest’anno con i prototipi del NGF – Next Generation Fighter, dei RC – Remote Carriers, delle architetture del MUT – Manned Unmanned Teaming e della Combat Cloud. Svolta anche la fase di Critical Design Review si passerà alla produzione dei dimostratori entro il 2026. Il fielding del sistema FCAS, previsto dal 2040, andrà a sostituire il caccia francese Dassault Rafale e il caccia europeo Eurofighter Typhoon.

E’ chiaro che i due programmi svilupperanno tecnologie e capacità equivalenti basati sull’intelligenza artificiale, il controllo di droni autonomi o semi-autonomi, il combat cloud per la condivisione dei dati e molto altro, ma questa ipotetica convergenza ci sembra molto improbabile per svariati motivi tra i quali ad esempio l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea. L’unica variabile potrebbe essere la tempistica del fielding dei velivoli. Ad oggi il FCAS “europeo” ci sembra viaggiare più velocemente del Tempest, sempre secondo le notizie rilasciate dai principali partner industriali Airbus, Dassault Aviation e Indra.

La mancanza di esperienza in programmi di quinta generazione, che sono la base naturale per lo sviluppo di programmi di sesta generazione, pensiamo sia un altro fattore difficile da gestire da tutte le nazioni coinvolte. Le tre nazioni del programma FCAS “europeo” non hanno alcuna esperienza sulla quinta generazione e svilupperanno una parte del sistema dalla versione più “spinta” dell’Eurofigher, la LTE – Long Term Evolution. Al contrario invece due su tre nazioni (Italia e UK) del programma Tempest hanno già una buona esperienza tecnica ed operativa sulla quinta generazione grazie agli F-35 in servizio con le forze aeree britanniche ed italiane che hanno in comune anche l’Eurofighter Typhoon.

E poi vediamo difficile una vera cooperazione tra BAE Systems e Airbus con Dassault Aviation. Queste prime donne leader dell’industria aerospaziale dovrebbero dividersi almeno al 50% lo sviluppo dell’ipotetico velivolo sul quale convergere. Condividere tecnologie e capacità soprattutto tra Londra e Parigi è un qualcosa che ci sembra, ad oggi, molto complicato. Una volta realizzati, i due sistemi di 6^ generazione affronteranno anche l’eventuale fase di concorrenza sull’export e su questo tema chiaramente un prodotto congiunto potrebbe avere più chances di essere venduto all’estero grazie ad una maggiore potenza commerciale rispetto a due prodotti distinti, ma questa è una storia tutta europea sulla quale siamo già passati con il Rafale e l’Eurofighter quasi sempre in competizione tra loro (vedasi Svizzera e Finlandia).

FONTE https://www.aviation-report.com/caccia-di-sesta-generazione-tempest-italia-ufficialmente-a-bordo-del-con-la-firma-del-memorandum-of-understanding-con-regno-unito-e-svezia/