Quando si rientra all'atterraggio, di notte, a ciascuno viene assegnata una quota iniziale in quello che noi chiamiamo il circuito Marshall. Si incomincia a 5000 piedi e ad una quota di 1000 piedi sopra c'è un altro che si trova anche un miglio più indietro. Così a venti miglia dalla nave si è a 5000 piedi; a 21 miglia a 6000 piedi, e così via. Su questa separazione si basa la sicurezza reciproca. Ogni minuto, un aereo lascia il circuito e inizia l'avvicinamento finale: quando è il prioprio turno, bisogna essere alla quota giusta.
Ricordo di una notte con buone condi meteo ma guastata da un mare agitato, il beccheggio della nave era notevole e ciò non facilitava le cose. Feci il mio primo bolted della serata ed il mio Ufficiale Addetto mi disse in radio " Heatley cazzo, ma come pensano di arrestare questo bestione se si scordano di stendere i cavi !?? " , è un gran burlone, scherza sempre e in ogni circostanza, lo aiuta a rimanere concentrato ed a non perdere il controllo. Quella serà però al sesto bolted l'ansia prese anche lui e non parlò più.
E' stato fatto uno studio in Vietnam, controllando le pulsazioni cardiache, la frequenza respiratoria ed altre funzioni biologiche. Hanno osservato i piloti durante il lancio con la catapulta, le missioni su territorio nemico, i rifornimenti in volo, mentre erano sotto tiro dei missili avversari, mentre cercavano di riunirsi in formazione e DURANTE GLI APPONTAGGI NOTTURNI. Solo in quest'ultimo caso i diagrammi sono andati fuori scala.
Le preoccupazioni principali, di notte, sono la quantità residua di combustibile e le condizioni meteorologiche. Se c'è ancora molto cherosene nei serbatoi, si può essere abbastanza rilassati per fare un avvicinamento e un appontaggio normale. Ma se la quantità è critica, si può diventare ansiosi. Si incomincia a pensare che se si manca l'appontaggio si potrebbe essere costretti ad atterrare su un aeroporto straniero, a rifornirsi in volo al buio o ad appontare dentro la barriera. Un giorno si fa un appontaggio da manuale e il giorno dopo è come avere l'abitacolo pieno di serpenti.
Ciascuno ha la sua notte d'incubo e ad ogni tentativo mancato è sempre peggio.
UN PILOTA DI F-14
Il decollo è l'unica fase dell'attività di volo che il pilota non può controllare. Non ci si sente a proprio agio, a dipendere dalla nave per decollare, perchè c'è sempre la possibilità che qualcosa vada storto. O si vola o si è scaraventati direttamente in acqua. L'accelerazione iniziale è talmente forte che, dopo il lancio, sembra di rallentare. Si va praticamente da o a 180 nodi in 0,89 secondi. Di notte poi, il cervello ci mette due o tre secondi per riaversi dal trauma; da noi si dice "restare indietro rispetto all'aereo ". Non ci si può rendere conto se si sta volando oppure no, perchè l'orecchio interno è totalmente ingannato dalla sensazione dell'accelerazione. Anche gli strumenti ne risentono per qualche istante, così bisogna affidarsi ciecamente alle procedure.
UN PILOTA DI F-14
saluti PAX
