GCAP – Global Combat Air Programme

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GCAP – Global Combat Air Programme

Messaggio da Aviators » 17 luglio 2018, 18:10


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Re: Il programma Tempest

Messaggio da Phant » 16 agosto 2018, 2:07

Analisidifesa.it ha scritto:
Il Giappone valuta la cooperazione con Londra nel programma Tempest

Il Giappone sta prendendo in considerazione l’idea di affiancare il Regno Unito nel programma Tempest per lo sviluppo dell’aereo da combattimento di sesta generazione presentato al Farnborough International Airshow 2018 a metà luglio i cui lavori sono affidati a BAE Systems accanto ai partner Leonardo, MBDA e Rolls-Royce.

Secondo il Jane’s Defence Weekly questo impegno proseguirà attraverso il programma in corso in Giappone per valutare le opzioni per sostituire i caccia Mitsubishi F-2.

Il ministro della Difesa giapponese Itsunori Onodera (foto a lato), ha confermato che il Giappone e il Regno Unito hanno avuto uno “scambio di opinioni” sulla possibilità di un progetto di combattimento aereo congiunto per soddisfare i requisiti delle Forze aeree di autodifesa giapponesi (JASDF).

Inoltre, riconoscendo che il Regno Unito sta “cercando partner internazionali per lo sviluppo congiunto “ del programma Tempest, Onodera ha indicato che sono previste ulteriori discussioni future..

“Per quanto riguarda il modo in cui la strategia recentemente annunciata dal Regno Unito inciderà sulla possibilità di un progetto congiunto tra Giappone e Regno Unito, speriamo che attraverso discussioni e scambi di opinioni con il Regno Unito troveremo un’intesa”, ha detto il ministro.

Parlando con Jane’s il 25 luglio scorso un portavoce della ATD (Acquisition Technology and Logistics Agency) del MoD ha confermato che una “società del Regno Unito” (sottointesa BAE Systems) ha già risposto alla richiesta di informazioni giapponese circa le tecnologie del futuro aereo da combattimento e che potrebbero supportare il programma di sostituzione F-2. Richieste a cui hanno già risposto aziende Usa quali Lockheed Martin, Boeing e Northrop Grumman.


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Re: Il programma Tempest

Messaggio da Phant » 8 settembre 2018, 2:16

Analisidifesa.it ha scritto:
Il programma Tempest

Circa 2 miliardi di sterline pari a circa 2,6 miliardi di euro sono stati destinati dalla Strategic Defense and Security Review del 2015 per lo sviluppo tecnologico associato ad una futura piattaforma aerea e circa 50-60 programmi di dimostrazione tecnologica sono previsti nei prossimi anni. Alcuni di questi programmi saranno sostenuti economicamente dall’industria, altri condivisi al 50% con il Governo.

Poiché tale investimento rappresenta soltanto una frazione dei fondi necessari allo sviluppo di una nuova piattaforma aerea, come viene indicato in più parti del documento sulla ‘Combat Air Strategy’, la Gran Bretagna guarda ad altri partner o partnership internazionali per lo sviluppo della nuova piattaforma, come meglio approfondiremo oltre.

“Uno sviluppo e partenariato internazionale nel settore dei sistemi aerei da combattimento è fondamentale per il raggiungimento degli obiettivi posti a livello nazionale e per la gestione dei relativi costi”, indica specificatamente il documento. Nonostante la consapevolezza che sia necessaria un programma partecipato anche se a leadership nazionale, in occasione del salone e nell’ambito del documento sulla ‘Combat Air Strategy’ è stato evidenziata una tempistica del programma particolarmente aggressiva.

Il Ministro della Difesa britannico vuole stabilire un ‘business case’ per il programma da fissarsi entro la fine del 2018. Dovrà seguire una serrata serie d’incontri con partner internazionali, la cui valutazione iniziale delle rispettive opzioni di collaborazione dovrebbe essere completata entro l’estate del 2019, mentre entro la fine dello stesso anno dovranno essere affinati i requisiti operativi per definire le capacità e le possibilità di collaborazione.

Tale attività consentirà al Ministero della Difesa di confermare entro al fine del 2020 le capacità richieste, l’approccio di partenariato, costi e tempistiche del programma, mentre la decisione finale sugli investimenti dovrà arrivare nel 2025, affinché il nuovo velivolo potrà affiancare e volare insieme alle piattaforme Lockheed Martin F-35 ed Eurofighter Typhoon nel 2035.

La costituzione del Team Tempest, comprendente il Ministero della Difesa, il Rapid Capability Office (RCO) della RAF ed i partner industriali comprendenti BAE Systems, Rolls-Royce, Leonardo UK e MBDA, è stato annunciato soltanto lo scorso aprile, ma l’industria britannica sta lavorando sulle tecnologie associate ad un futuro velivolo da combattimento da oltre due anni, nell’ambito del Future Combat Air System Technology Initiative (FCAS TI).

Il mock-up a grandezza naturale che è stato presentato al salone ed a forze aeree di paesi alleati ed amici (fra cui Svezia e Giappone) potenzialmente interessati nel corso dell’International Air Tattoo 2018, raffigura un velivolo stealth di grandi dimensioni, bimotore con ala quasi a delta eccetto che per il bordo d’uscita disegnato per mantenere la segnatura stealth ed impennaggi di coda inclinati verso l’esterno.

Sebbene il disegno del simulacro non può considerarsi definitivo, secondo quanto divulgato e rappresentato in un ampio pannello esplicativo, il velivolo potrebbe essere pilotato o non pilotato, con sistema propulsivo di nuova generazione ad architettura con ciclo variabile, prese d’aria con condotti completamente schermati e sistema di controllo della spinta, abbinato ad un innovativo e potente sistema per la produzione elettrica destinato ad assicurare il funzionamento dei nuovi sistemi di bordo e d’arma in particolare quelli ad energia diretta.

A questi s’aggiunge un cockpit senza display e strumentazione di backup che sfrutta, come meglio vedremo, la realtà aumentata e le capacità di rappresentazione delle informazioni di missione e gestione dei sistemi di bordo attraverso il sistema di visualizzazione montato sul casco ed il movimento delle mani, in aggiunta ai comandi integrati di volo (compresi quelli vocali) per gestire l’intera missione. Secondo quanto dichiarato dal Air Strategy Director di BAE Systems Michael Christie, le dimensioni e la configurazione del simulacro sono dettate dalla necessità di ospitare una baia di grandi dimensioni per il carico pagante, sia che si tratti di armamento, sensori o carburante addizionale.

Una delle illustrazioni sul pannello esplicativo presentava una baia in grado di alloggiare mini-droni da poter essere lanciati ed operare in sciame come meglio vedremo. In aggiunta all’armamento iniziale fornito da MBDA e rappresentato dal missile a lungo raggio con sensore attivo Meteor ed il munizionamento stand-off di ridotte dimensioni e capacità d’ingaggio ognitempo SPEAR (Selective Precision Effects At Range) Capability o Cap 3, la nuova piattaforma è stata concepita per impiegare in futuro missili ipersonici e sistemi d’arma ad energia diretta.

Come già anticipato nell’ambito dell’iniziativa del Ministero della Difesa britannico FCAS IT e grazie ai diversi programmi dimostrativi compresi quelli nel settore dell’intelligenza artificiale, dei velivoli senza pilota e quelli legati allo sviluppo e dimostrazione di cockpit intelligenti basati su sistemi di visualizzazione delle informazioni montati su casco e realtà aumentata, sistema di missione ad architettura aperta (in corso di sviluppo insieme alle altre principali industrie britanniche di settore fra cui Leonardo) nell’ambito del programma Pyramid, in aggiunta alla sperimentazione di materiali avanzati, nuove tecniche e strumenti per la costruzione dei velivoli da combattimento, BAE Systems ha portato avanti e mantenuto nel tempo le capacità per sviluppare nuovi velivoli da combattimento, che potrà travasare e sfruttare per il programma Tempest.

Quest’ultimo rappresenta per Rolls Royce l’opportunità per implementare la completa gamma di tecnologie per i futuri velivoli da combattimento oggi in fase di sviluppo da parte del gruppo. Così come sono stati concepiti i futuri sistemi propulsivi in fase di sviluppo da parte dei costruttori motoristici americani General Electric e Pratt & Whitney e come sta studiando il gruppo MTU Aero Engines, il sistema propulsivo prescelto presenta un’architettura a ciclo variabile che consente di ottenere elevate capacità in combattimento ed al tempo stesso di passare ad un consumo ridotto di carburante per estenderne il raggio d’azione ed ottenere un’autonomia maggiorata.

Secondo Rolls Royce, il Tempest sarà equipaggiato con quello che viene definito un “futuro sistema di propulsione e generazione” che rappresenterà un’evoluzione non solo in termini di spinta, in quanto avrà una densità di potenza maggiore rispetto ai motori di oggi, ma anche in termini di generazione di energia elettrica

iò al fine di poter imbarcare sistemi ad energia diretta o armi laser e soddisfare i requisiti presenti e futuri in termini di guerra elettronica anche attraverso le aperture conformal del futuro sistema radar a scansione elettronica attiva ed altri sensori sia attivi che passivi. Un’altra caratteristica fondamentale sarà la gestione della segnatura termica grazie a specifici condotti d’aria che ridurranno la temperatura complessiva del sistema ed i gas di scarico.

A questi s’aggiungono sistemi di nuova generazione per l’ispezione ed il controllo manutentivo attraverso robot miniaturizzati e strumenti basati su fibre ottiche intelligenti in grado d’inserirsi all’interno del motore. “Quale campione nazionale per la Gran Bretagna nel settore dell’elettronica avanzata per la difesa, siamo orgogliosi di far parte del Team Tempest.

L’attività che abbiamo condotto con programmi R&D quali il FOAS ed il FCAS ha permesso di sviluppare in modo significativo le nostre conoscenze riguardo la complessità dell’elettronica richiesta dai futuri scenario di combattimento aereo, consentendoci di essere pronti a sostenere le future richieste della RAF”, ha detto Norman Bone, presidente e direttore generale di Leonardo UK. Quest’ultima ha lavorato con il Ministero della Difesa sul programma FCAS IT dal 2012, ed ancora prima con il programma FOAS, sviluppando concetti per la futura generazione di tecnologie per sensori e sistemi per le comunicazioni.

Il ruolo di Leonardo

Nell’ambito del Team Tempest, Leonardo maturerà le tecnologiche critiche per fornire la nuova generazione di sensori e sistemi di comunicazione in parallelo all’avanzata architettura di sistema cosiddetta ‘aperta’ che consentirà di raggiungere un nuovo livello d’integrazione per quanto riguarda l’impiego dei sensori nell’ambito di un sistema operativo. Leonardo provvederà a far maturare le tecnologie richieste attraverso un approccio sistematico comprendente studi di fattibilità, test di laboratorio ed ai banchi di prova.

In particolare, Leonardo è uno dei principali attori del programma gestito dall’RCO della RAF e chiamato Pyramid che ha lo scopo di sviluppare un’architettura di sistema cosiddetta aperta per le future piattaforme aeronautiche quali il programma Tempest. Sempre più complesso e costoso, il software dei sistemi di missione deve adattarsi alle sfide delle minacce sempre in evoluzione ed alla richiesta di nuove capacità. Il programma Pyramid è destinato allo sviluppo di architettura di sistema di missione ‘aperta e riutilizzabile’ unitamente ad una suite di componenti software riutilizzabili. Tale approccio consentirà il riutilizzo sistematico del software, riducendone i costi di sviluppo e supporto ed i tempi necessari all’implementazione delle nuove capacità, assicurando al contempo una più elevata interoperabilità fra i sistemi.

Tale approccio consentirà inoltre ai partner o ai clienti export di integrare velocemente e senza difficoltà i propri sistemi di missione. Secondo quanto dichiarato da Leonardo, le principali capacità che verranno dimostrate includono le architetture integrate di sensori multibanda e per la protezione della piattaforma e la fusione delle rispettive informazioni, tecnologie avanzate per la sensoristica elettro-ottica/infrarosso e per i sensori radar multifunzione, a cui s’aggiungono capacità complete nel settore della guerra elettronica ed una robusta capacità ad ampio spettro nel settore delle comunicazioni.

Leonardo UK ha un’ampia esperienza nel settore dei radar, comunicazioni ed IFF, sensori elettro-ottici e per la guerra elettronica e della loro integrazione su di un’ampia gamma di piattaforme maturata grazie ad importanti programmi multinazionali quali i velivoli da combattimento Tornado, Typhoon e Gripen E, oltre ad una serie di programmi nazionali ed internazionali.

La partecipazione internazionale al Programma Tempest

Come evidenziato dal documento programmatico ‘Air Combat Strategy’ del Ministero della Difesa britannico, la Gran Bretagna non può portare a maturazione e quindi sviluppare e produrre il velivolo di sesta generazione senza sviluppare partnership a livello internazionali. In tale ambito, analisti e rappresentanti industriali europei hanno avanzato la possibilità che la presentazione del programma Tempest rappresenti una posizione da cui entrare nel programma franco-tedesco a guida francese per un nuovo velivolo da combattimento con un maggior peso. Secondo quanto dichiarato dal CEO di Airbus Defense and Space, Dirk Hole, la realizzazione di due nuovi velivoli da combattimento a livello europeo non sarebbe sostenibile dall’industria e dai paesi europei interessati.

A tale affermazione si aggiunge quella del CEO del gruppo Airbus che ha avanzato l’ipotesi di un nuovo consorzio al pari di quello che è stato fatto con MBDA nel settore degli armamenti. A parte il dossier legato alla Brexit ed alle relative trattative fra la Gran Bretagna e l’Unione Europea, il Regno Unito e la propria industria aeronautica stanno cercando, mantenendo la leadership del programma, sbocchi di collaborazione sul mercato dell’esportazione, dove BAE Systems sta cooperando con l’industria turca per lo sviluppo di un velivolo da combattimento indigeno mentre in Giappone, con il quale ha instaurato accordi governativi nel campo della Difesa offrendo e partecipando allo sviluppo di un nuovo sistema d’arma aria-aria a lunga portata basato sul missile paneuropeo MBDA Meteor, di cui parleremo oltre, ha risposto alle richieste d’informazioni (RfI) emesse dal locale Ministero della Difesa per lo sviluppo di un nuovo velivolo da combattimento.

Nel corso del salone sono stati avviati incontri anche con l’USAF ed il Dipartimento della Difesa americano, in vista di un’ipotetica convergenza sui requisiti e capacità del programma per l’aeronautica americana denominato Next Generation Air Dominance and Penetrating Counter-Air, per un velivolo di nuova generazione.

Secondo quanto emergerebbe, il Ministero della difesa britannico e la RAF hanno affermato di essere più avanti rispetto al programma franco-tedesco, con divergenza di requisiti ed entrata in servizio anticipata rispetto alla nuova macchina continentale. Per questi motivi e la volontà di mantenere una leadership complessiva, analisti nazionali hanno evidenziato la possibilità di partnership con un altro paese rappresentato dall’Arabia Saudita a cui la Gran Bretagna, nell’ambito della futura visione dell’industria nazionale, ha proposto la produzione locale dell’addestratore Hawk.

Le ampie finanze dell’Arabia Saudita rappresenterebbero un’importante punto di partenza, ma altri fattori devono essere tenuti in considerazione, come il trasferimento di tecnologie classificate che per la Gran Bretagna, come per altri paesi, rappresentano qualcosa di irrinunciabile.

Anche l’Italia nel Programma Tempest?

Se la Gran Bretagna guarda a partnership internazionali per portare a termine il proprio ambizioso progetto, una delle Nazioni che potrebbero avere interesse alla partecipazione al programma è l’Italia.

L’importante contributo di Leonardo UK alla realizzazione del programma Tempest è già stato evidenziato e come affermato dal suo CEO Alessandro Profumo, “Leonardo ambisce a essere nel cuore dei programmi di difesa in Europa e guarda a questa iniziativa nel Regno Unito, nata con in mente la prospettiva di ulteriori future collaborazioni internazionali, come ad un programma che andando avanti potrebbe includere le Forze Aeree Italiane”.

Nel corso del salone di Farnborough 2018, e dell’incontro bilaterale fra i Ministeri della Difesa britannico ed italiano, quest’ultimo in visita ai padiglioni ed agli stand dell’industria italiana, hanno siglato una dichiarazione d’intenti (head of agreement) per rafforzare ulteriormente la partnership a livello strategico tra i due Paesi, nel settore militare e dell’industria di settore.

Entrambi i paesi dispongono dei medesimi velivoli da combattimento per il prossimo e medio futuro, rappresentati dal Typhoon e dall’F-35, anche se le più ridotte capacità finanziare e dictat non-potenzialmente offensivi per le capacità delle Forze Armate Italiane, rendono più complicato offrire un forte contributo alla roadmap evolutiva dei due velivoli.

Tale incapacità e l’interesse a non perdere il treno con la Gran Bretagna, Brexit e Comunione Europea permettendo, potrebbe influire sulla partecipazione dell’Italia ed in particolare potrebbe portare ad una posticipazione o eventualmente tagli del programma d’acquisizione dell’F-35 per consentire la disponibilità economica necessaria a contribuire al programma Tempest, anche se le spinte verso una difesa ed industria più europeistica, potrebbero influire e mantenere l’attenzione per il programma franco-tedesco, nel caso in cui vi fossero possibilità di manovrare e forte contributo italiano al progetto.


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Re: Il programma Tempest

Messaggio da Phant » 18 settembre 2018, 1:50

Analisidifesa.it ha scritto:
Tempest, riscatto (anche) europeo

Tornado, Tifone, e poi il caccia sperimentale “unmanned” Taranis, nome del dio celtico del tuono. I Britannici quando decidono come chiamare un nuovo aereo da combattimento pensano sempre alle furie della meteorologia, forse per farli sembrare più “cattivi”.

Per il loro nuovo caccia stealth di sesta generazione Tempest, stesso nome del velivolo concepito per la guerra aerea degli anni 40 (nella foto sotto), la tradizione è stata rispettata, segno che anche stavolta ci saranno lampi e tuoni.

E Brexit o meno, si fa sul serio. Intanto, l’aereo da combattimento che, a (parziale) sorpresa la Gran Bretagna ha presentato a luglio al Salone di Farnborugh sotto forma di un simulacro in grandezza naturale, rischia di creare forti turbolenze nell’industria aerospaziale europea proprio là dove negli ultimi anni è rimasta più indietro, ossia negli aeroplani da combattimento con equipaggio a bordo.

Il nuovo programma creerà nuove contrapposizioni se non persino lacerazioni proprio nel momento in cui gli attori principali della UE cercano di avviare iniziative partecipate capaci di dare senso all’idea di una difesa comune continentale, condotta con assetti di concezione e produzione rigorosamente europea.

E’ comunque un nuovo passo avanti verso il riscatto dell’industria aeronautica al di qua dell’Atlantico nel settore più eccellente e strategico, dopo aver voluto e in parte dovuto subire negli ultimi cinque lustri l’iniziativa d’oltre Oceano.

La cosa un po’ paradossale è che a proporre concretamente questo riscatto sia un pezzo d’Europa che se ne sta andando per i fatti suoi.

I due miliardi di sterline stanziati dal Governo di Theresa May per cominciare a buttar giù qualcosa del Tempest di qui al 2025, non sono neppure l’aperitivo del banchetto luculliano che si consumerà attorno a un programma che per ora è solo assertivamente, orgogliosamente britannico, costituendo il pilastro della nuova Combat Air Strategy d’oltre Manica, basata – con l’apporto dell’F-35, il cui fabbisogno però potrebbe ridursi – su sistemi d’arma e tecnologie il più possibile British, compreso un sistema di navigazione satellitare alternativo al Galileo europeo, nel solco delle iniziative legate alla Brexit.

Per arrivare al dessert, completati sviluppo e dimostrazione di capacità e nuove tecnologie (oggi in buona parte ancora largamente immature), che se va bene avranno moltiplicato almeno per 10 quei due miliardi, il Ministry of Defence dovrà contare sull’aiuto finanziario e l’expertise di un certo numero di partner.

Partner che è presto per dire se saranno davvero tali (con i costi e benefici connessi, come nei programmi Tornado ed Eurofighter), o più semplici ancorché importanti fornitori di elementi. L’analista Robert Aboulafia si è spinto a immaginare l’Arabia Saudita come alleato decisivo, tanto sul fronte della condivisione dei costi quanto su quello commerciale, con gli effetti geopolitici nell’area mediorientale che si possono immaginare.

In ogni caso non dovremo sforare tempi e risorse, giuravano al salone londinese i vertici dell’industria d’oltre Manica e della stessa Royal Air Force, ma consegnare aeroplani ai costi e dalle prestazioni attese nei tempi stabiliti. Traduzione: non vogliamo, non dobbiamo finire come il Joint Strike Fighter statunitense. Bella e sacrosanta speranza. Auguri di cuore.

E’ un addio (momentaneo) agli UCAV europei?

Vediamo di esaminare la questione prima da una prospettiva governativo-industriale, poi da quella militare. Incasinatissima (si passi il termine) la prima per l’infinità di variabili in gioco e le incognite che questa mossa a sorpresa suscita nel pieno della Brexit, anche nella stessa Gran Bretagna, dove vari analisti (soprattutto vicini al Labour) ritengono che il progetto abbia più significato politico che “reale sostanza tecnologico-aeronautica”. Più definita la seconda, anche se non mancano pure qui dubbi e perplessità.

Comunque sia, stufa forse di duettare da sei anni con Parigi attorno al programma bi-nazionale per un UCAV avanzato da combattimento che non sapeva bene dove la portasse, pur trattandosi del perno d’un programma strategico per le due sponde della Manica, quel Future Air Combat System (FCAS) lanciato in pompa magna da Nicolas Sarkozy e David Cameron, Londra ha voltato pagina.

Dapprima, non lasciando trapelare granché, ha fatto aprire al Ministry of Defence un Permanent Rapid Capabilities Office, un dipartimento all’interno della Royal Air Force con l’incarico di studiare con agilità progetti classificati.

Poi, al suo interno ha creato un “Team Tempest”, con la stessa BAE Systems, MBDA UK per l’armamento, Leonardo MW (Marconi Westland) per avionica e sensoristica in generale, e Rolls-Royce per la propulsione. Le quattro società, una per ciascuna delle quattro componenti-base del velivolo, sono legate da un primo contratto di studio della durata di due anni, estensibile fino alla data limite (per ora) del 2025, sottoscrivendo documenti sui concetti e una prima serie di requisiti dichiarati assolutamente “for uk eyes only”.

Nessun’altra azienda non britannica potrà visionarli, almeno per un po’. Quindi neppure la capogruppo italiana Leonardo Company.

Fra i progetti gestiti dal PRCO figurerebbe una nuova classe di piccoli UCAV low-cost aviolanciabili ed eventualmente “spendibili” che il Tempest come pure piattaforme non da combattimento dovrebbero gestire nelle missioni più complesse.

Caccia di sesta generazione o secondo alcuni puristi di “quinta ++”, il Tempest, come vuole una prassi forse più modaiola che basata su credibili concretezze, viene annunciato come velivolo pilotato da bordo “oppure opzionalmente manned”; come diremo più avanti, è peraltro un po’ difficile immaginare un grosso caccia bimotore (comunque) equipaggiato di tutto punto e con costi operativi tipicamente elevati in veste di velivolo senza pilota a bordo – a meno di non specializzarne fortemente pochi esemplari come piattaforme “eccellenti” da guerra elettronica.

Questo non significa che la Gran Bretagna, per un futuro peraltro ora verosimilmente ancora più lontano di quello che attende il nuovo caccia, rinunci a un vero UCAV sullo stile di quello immaginato coi Francesi. Di certo, la “tempesta” scatenata oltre Manica obbliga a ripensare i piani europei dei velivoli unmanned votati all’attacco al suolo al combattimento aria-aria e al jammg, che finora hanno dato luogo solo a due velivoli sperimentali, il Neuron di Dassault (con la partecipazione dell’Italia) e il Taranis dei BAES. Dimostratori dal futuro ora ancora più incerto.

“Nostalgia” del B.E. Lightning e del H.S. Buccaneer

Ma vediamo le varie posizioni. Con il caccia multiruolo Tempest, primo aereo da combattimento stealth europeo, British Aerospace Systems si lancia in un’impresa enorme, qualcuno dice superiore alle sue forze: i forzieri di Sua Maestà hanno conosciuto tempi migliori e sulle vicende della Brexit non splende certo il sole.

BAE Systems è forte di 2.500 società che danno lavoro a 128.000 persone, 26.000 delle quali dedicate a ricerca e sviluppo; il giro d’affari complessivo è di 33,5 miliardi di sterline, 37,3 miliardi di euro (con una proporzione abbastanza equivalente, Leonardo Company, società unica, ha 45.134 addetti di cui 10.000 per R&S, e ricavi per 11,5 miliardi di euro).

Dopo aver fatto la parte del leone nel Tornado e nell’Eurofighter, che considera “suoi”, British Aerospace intende mantenere la conduzione del nuovo programma (fase concettuale, formulazione di requisiti, progettazione, sviluppo e via così) anche quando lo allargasse ad altri attori, europei ma anche non.

A questi offrirà un rilascio di tecnologie graduale e consistente a seconda del loro contributo finanziario e tecnologico allo sviluppo e poi alla industrializzazione.

Un approccio non troppo dissimile da quello degli Stati Uniti col partenariato internazionale dell’F-35, con prime contractor e Pentagono registi e decisori assoluti di e su tutto, ma – prima differenza – con partecipanti infinitamente sproporzionati rispetto al gigante americano, costretti con scarsissimo potere contrattuale a mille capriole per assicurarsi lavoro e ricavi, vincolati da scelte progettuali, industriali, contrattuali e tecnico-logistico-operative non negoziabili e tali – seconda differenza -, senza il rilascio di conoscenza/gestione delle tecnologie più abilitanti, da limitare la loro sovranità sul velivolo. Sovranità che almeno nelle premesse il Tempest dovrebbe invece concedere.

Compartecipato in misura più o meno rilevante – dipenderà poi da quanti (comunque tanti) altri miliardi di sterline il Governo vorrà in parte stornare negli anni da altri impegni nella Difesa -, in definitiva col programma Tempest, giusto nel centenario della Royal Air Force, Londra torna ai tempi in cui realizzò l’intercettore Lightning di British Electric (nella foto sopra) e l’aereo da attacco Buccaneer di Hawker Siddeeley (qui sotto), società poi confluite con altre sotto il brand BAE Systems.

Le premesse ci sono: col prezioso apporto di Leonardo MW e QineticQ, ha lavorato per anni un po’ sotto traccia a un possibile sostituto del Tornado, quel Future Offensive Air System (FOAS) cancellato nel 2005 ma poi servitole per riprendere slancio nel quadro dell’intesa con Parigi, elaborando i concetti per i sistemi di comunicazione e la sensoristica necessari ai caccia della futura generazione. Anche qui, non lasciando trapelare granché, e forte di quella poca ma forse sufficiente visibilità di cui ha goduto come partner di primo livello nel Joint Strike Fighter americano.

Anche Dassault ha fatto i suoi bravi studi post-Rafale. E’ a capo del progetto franco-tedesco per un sostituto del suo multiruolo e dell’Eurofighter Typhoon, da sviluppare con la divisione Defence and Space di Airbus in veste di partner minoritario. Così è stato deciso dai rispettivi ministeri della Difesa e sancito da un accordo industriale ad aprile al salone di Berlino. Si tratta del famoso, “secondo” Future Combat Air System, che manco a dirlo per i Francesi si chiama Système de Combat Aérien Futur (in cauda venenum, tre mesi dopo Farnborough il CEO di Dassault Eric Trappier ha detto papale palale che “se gli Inglesi sviluppano un loro nuovo caccia, vuol dire che non sono contenti dell’F-35”).

Ad Airbus, cioè alla Germania, è andato in contrappeso il comando nel programma del MALE europeo. Quella che si dice una bella spartizione, con altri possibili partner a raccogliere se non proprio le briciole di due programmi pseudo-europei, di sicuro a subire senza troppa voce in capitolo strategie e decisioni di base del progetto.

Presa alla sprovvista, Airbus è ondivaga

Il Consorzio Eurofighter – di cui le stesse Airbus e BAE Systems fanno parte con le quote maggiori – per bocca del suo CEO Volker Palzto ha messo le mani avanti affermando che il previsto EF-2000 Typhoon “migliorato” con tecnologie d’avanguardia (500 i nuovi requisiti in discussione coi quattro partner) sarà il “pilastro” ideale di ogni progetto FCAS, fungendo anche da eventuale velivolo dimostratore; dimostratore che, invece, Dassault ha già in programma di sviluppare con Airbus.

Eurofighter ha due carte da giocare: un’arma negoziale per far confluire nel programma Tempest a guida britannica gli altri partner tedesco, spagnolo e italiano; e un motore che vanta un ottimo potenziale di crescita, vale a dire lo stesso Eurojet EJ-200 del Typhoon ma con spinta aumentata del 15-20 per cento, pronto presumibilmente prima di quello definitivo, a ciclo variabile e principalmente made in Rolls-Royce.

Un motore adottabile dal velivolo dimostratore se non addirittura sui primi Tempest, nel caso – più che probabile quando si parla di turbogetti di nuova generazione – quello a ciclo variabile tardasse, viste anche le implicazioni con la stealthness del velivolo. L’opzione “motore provvisorio poi motore definitivo” obbligherebbe evidentemente a progettare unabaia motori e predisposizioni per gli impianti idonee a entrambi.

Airbus appare quantomeno ondivaga. Il capo in testa Tom Enders prima ha fatto sapere che il FCAS franco-tedesco non verrà in alcun modo colpito dalle grandinate di quello britannico, negando allo stesso tempo l’ipotesi di un matrimonio fra la divisione militare del consorzio europeo, che è nella UE, e la “fuoriuscita” BAE Systems (un progetto già fallito anni addietro), che finirebbe con l’avere Dassault come terzo incomodo.

Poi, richiamandosi all’Europa unita nella Difesa, ha ammonito sul rischio che si ripeta il passato – con due, anzi col Gripen tre diversi caccia europei – auspicando che in futuro l’Unione Europea disponga di unico aereo da combattimento di nuova generazione, non fosse altro per mettere in uno stesso paniere gli ingenti capitali necessari allo sviluppo. Un’ipotesi questa peraltro lontana dai suoi auspici, con una collaborazione trinazionale Francia-Germania-Gran Bretagna a dividersi il 33 per cento del programma ma con almeno Parigi e Londra lasciati a rosicare per aver perso il ruolo di leadership.

Leonardo. Come s’è detto nel Team Tempest figura la branca britannica dedicata all’elettronica della capogruppo italiana, che ha una sua divisione votata ai sistemi per elettronica, difesa e sistemi di sicurezza. Settori di Leonardo che a breve potrebbero conoscere riassetti fra Londra e Roma con nuovi share di attività e conseguenti nuove partite economiche. Leonardo MW da un lato porta vantaggi economici (fatturato) alla capofila romana, ma dall’altro mantiene la proprietà intellettuale di ciò che sviluppa, produce e vende, con 7.000 addetti (più 25.000 dell’indotto) sparsi in sei stabilimenti.

Fattura 2 miliardi di sterline ed esporta per 1,3 (non è del tutto chiaro perché nei suoi documenti ufficiali dichiari di “contribuire significativamente in tal modo all’economia britannica e al suo riequilibrio”). La collaborazione col ramo italiano c’è, ma le due “Leonardo elettroniche” hanno governance separate e mercati in parte differenti. In conclusione, sostenere che anche l’Italia ha già un piede nel programma Tempest è quantomeno una mezza verità.

Quanto alla parte restante di Leonardo, prima e dopo il Salone londinese almeno a livello ufficiale non aveva ancora stabilito contatti diretti con il Team Tempest, anche se al Sole 24 Ore il capo di Leonardo MW Norman Bone (nella foto sopra) ha dichiarato che con gli Italiani “ci sono già stati alcuni briefing”.

E’ più che evidente che anche la Divisione Velivoli potrebbe prendere parte all’avventura, perpetuando una tradizione industriale che ha visto l’Italia partecipare con profitto e continua crescita tecnologica ai vari programmi aeronautici europei. Vedremo come andrà a finire (a cominciare (partecipazione col 23 per cento all’umnanned europeo MALE a parte) dalla strada che prenderanno i denari che il ministro della Difesa vuole drenare dal procurement dell’F-35 per destinarli a collaborazioni europee.

E veniamo al possibile/indispensabile partenariato che BAE Systems conta di mettere in piedi già a partire dall’estate 2019. Svezia e Giappone (oltre forse alla già citata Arabia Saudita) sono in pole position, anche se impegnate entrambe (soprattutto il Giappone) in programmi nazionali per altrettanti caccia di quinta generazione. Tokyo è già oggetto da tempo di un corteggiamento da parte di BAE Systems, che ha promesso di aiutarla a sviluppare il suo F-3.

Lo stesso sta facendo l’americana Lockheed Martin: si è offerta di occuparsi di quel programma (pensa a un “ibrido” F-22/F-35, proposto un paio di settimane fa alla stessa US Air Force) “lasciando” che il Giappone se ne prenda il 51 per cento.

Dalla sua la Gran Bretagna, che tra l’altro ha un piede anche nel programma turco del TF-X (se si farà), è la sola a poter vantare le capacità politico-diplomatiche necessarie a far convergere vari progetti su un unico programma, il suo. Né, almeno al momento, è lecito ipotizzare un (nuovo, e quanto ancora limitante?) accordo con gli Stati Uniti, alle prese con i progetti per i futuri caccia di sesta generazione di USAF e US Navy. Una nuova intesa transatlantica finirebbe per tradire in qualche modo il senso e gli scopi della nuova Combat Air Strategy britannica di cui il Tempest è figlio.

Unmanned forse sì, forse no

E veniamo all’aspetto militare, tecnico e operativo. Parlavamo di caccia manned e/oppure unmanned. Quel “oppure”, almeno per ora, appare più “markettaro” che fondato su requisiti, architetture sistemistiche e capacità reali, in gran parte ancora da sondare e i cui tempi di maturazione sono tutti da misurare.

Almeno qui in Europa, perché al di là dell’Atlantico stanno studiando le dinamiche dei rapporti pastore-gregge già da tempo, e con qualche primo risultato concreto, o perlomeno con ipotesi di lavoro traducibili in realtà senza troppi sforzi.

La più singolare vedrebbe i caccia delle nuove generazioni gestire nelle fasi conclusive della missione aerei della quarta generazione (gli F-16 più obsoleti fra tutti) trasformati in UCAV. I primi esperimenti oltre Atlantico sono attesi a breve, ma qualcosa si muove anche in Europa, manco a dirlo proprio in casa BAE Systems.

Il mock-up di Farnborough, rassomigliante per alcuni versi a quello del Replica, simulacro di caccia stealth sottoposto in Gran Bretagna vari anni fa a test sulla riduzione della traccia radar, propone un bireattore di grandi proporzioni della stessa classe del russo Su-57 e del cinese J-20.

La notevole mole fa supporre un velivolo da superiorità aerea dotato di range e carico bellico ragguardevoli (nelle consuete baie interne), capace quindi di condurre attacchi in profondità (Offensive Counter Air, OCA) e da notevoli distanze con l’impiego anche dell’“ultimo rirovato”, il missile ipersonico. Caccia multiruolo, il Tempest avrà capacità aria-aria tanto Beyhond Visual Range quanto Within (o Close) Visual Range. In quest’ultimo caso la sfida si gioca nel campo dell’aerodinamica e della conservazione/recupero di energia grazie a un più che buon rapporto spinta/peso.

Fattori determinanti, questi, per ottenere l’agilità richiesta nel combattimento ravvicinato (dove il delta-canard Eurofghter eccelle), da condurre impiegando oltre ai missili a corto raggio anche armi a energia diretta. Secondo vari esperi, tuttavia, l’impostazione aerodinamica vista sul simulacro – ala a notevole angolo di freccia sul bordo d’attacco e freccia “spezzata” su quello d’uscita, unita a un doppio impennaggio a farfalla di dimensioni ridotte, utile assieme a quella “freccia spezzata” a ottenere notevoli doti di bassa osservabilità, in parte però compromessa dall’assenza delle tipiche prese d’aria stealth “Divertless Supersonic Inlet” -, mal si concilierebbe con le doti di maneggevolezza richieste proprio nell’impiego di laser “sparati” fulmineamente ed entro il maggior arco di ingaggio possibile. Vedremo se il software dei comandi di volo del Tempest saprà ovviare – se del caso, beninteso – a questa apparente inconciliabilità. Interessante poi il fatto che il tettuccio dell’abitacolo riprenda la geometria tradizionale “a goccia” dei caccia delle generazioni precedenti, dando al pilota anche la sempre gradita visibilità posteriore nel dogfight in parte compromessa dal canopy del JSF.

Il nodo (anche politico) dell’interoperabilità

Il software. Contrariamente al Joint Strike Fighter americano, il Tempest avrà un’architettura di sistema di tipo aperto, per facilitare attraverso modalità “plug-and-play” e “role-fit” (adattamenti a seconda della missione) l’installazione di sempre nuovi sistemi e funzionalità; fra i primi, sensori multi direzionali di nuova generazione, e fra le seconde una sensor fusion senza precedenti.

E’ altamente auspicabile che il nuovo caccia britannico non segua la strada imboccata dall’F-35, che per una molteplicità di fattori perlopiù negativi ha percorso un lunghissimo calvario (non ancora terminato) per garantire con infiniti aggiustamenti software/hardware le capacità promesse, e con ulteriori aggravi in termini di tempo/costo dovuti alla prematura obsolescenza di alcuni sistemi.

Un approccio (negativo per l’utilizzatore ma altamente remunerativo per il costruttore) peraltro inevitabile e/o giustificato nell’aereo da attacco statunitense dal diabolico binomio complessità-tempi di sviluppo e validazione, e al quale anche BAE Systems e compagni almeno per taluni versi verosimilmente faticheranno a sottrarsi.

Come un “moltiplicatore di forza”, che interagisce con una vasta gamma di altre piattaforme e servizi militari e civili in tutti i settori aerei, terrestri, marittimi, spaziali e cibernetici, il nuovo caccia eserciterà il comando e controllo su altri sistemi basandosi su sistemi di comunicazione particolarmente avanzati, e garantendo una comprensione rapida ed efficace dell’area di combattimento. Farà largo ricorso all’intelligenza artificiale, adottando un’avionica che come nell’F-35 troverà il fulcro di capacità e prestazioni nel casco del pilota.

Tecniche di produzione avanzate (uso esteso della robotica, impiego di nuovi materiali anche per la gestione termica) avranno un ruolo significativo nel ridurre il costo di produzione unitario e costituiranno un fattore chiave per la flessibilità e l’aggiornabilità. La robotica sarà utilizzata anche nelle attività di supporto tecnico. Nulla è stato ancora specificato in termini di logistica generale; dipenderà molto dai volumi di produzione. I conteggi sono assolutamente prematuri, ma tanto per dare un’idea, per il loro FCAS Francia e Germania hanno dichiarato di stimare un fabbisogno comune di 500-600 esemplari. Poi ci saranno le forze aeree dei Governi e delle industrie che eventualmente si unissero ai due programmi, ma qui è davvero impossibile fare anche solo delle previsioni sommarie.

I costi. Anche qui il vuoto più assoluto, com’è naturale. Annunciando il Tempest BAE Systems ha fatto sapere che “nel corso degli anni il programma Typhoon dovrebbe generare entrate di 28,2 miliardi di sterline da un investimento governativo iniziale di 15,2”.

Difficilissimo avere dati chiari e sinceri su come è andata e andrà ancora per l’Italia il programma Eurofighter. Per avere anche solo una vaga idea del “costo di programma” del caccia che lo sostituirà, quello che l’acquirente mette a budget, bisognerà aspettare almeno fino alla fine degli Anni 20. Per allora si saranno chiarite le dinamiche dei due scenari possibili, e cioè quello di un programma ancora “soprattutto britannico”, o quello di un consistente allargamento a partner investitori. Se Svezia, Giappone, magari anche la Turchia e altri ancora salissero sul carro del Tempest, mandando così in soffitta (almeno Tokyo e Ankara) i rispettivi progetti nazionali, e se poi (il “se” più grande) questo si fondesse nel FCAS franco-tedesco, nel migliore dei mondi possibili ossia non duplicando all’infinito le linee di assemblaggio, i volumi di produzione sarebbero tali da ottenere “costi di programma” in misura accettabile. Nell’ipotesi contraria, diverrebbero proibitivi.

Londra dovrà mettere in campo la massima interoperabilità del suo caccia con gli assetti aerei d’oltre Atlantico, ma più in particolare con tutti i velivoli da combattimento anche di generazione 4++ ancora in servizio almeno della NATO all’alba degli Anni 40. Il 17 luglio, il giorno dopo il disvelamento del simulacro e delle linee generali del programma, l’Air Force americana si è subito affrettata ad auspicare, anzi, a richiedere la massima interoperabilità fra il Tempest e i suoi aeroplani.

Il sottosegretario Matthew Donovan ha dichiarato che “la cosa più importante quando un alleato realizza una piattaforma critica dal punto di vista di un’operazione congiunta (testualmente “allied fight”), è l’interoperabilità”.

Ma ancora più dirette e per certi versi sorprendenti sono state le parole di Will Roper, Sottosegretario per il procurement, le tecnologie e la logistica dell’Air Force: “Non possiamo realizzare la (nostra; ndr) National Defense Strategy da soli. Dobbiamo essere in grado non solo di combattere con i nostri alleati, ma anche di realizzare delle cose con loro”.

Espresso così, il concetto fa un po’ a pugni con quello che hanno in mente (alcuni) governi e (tutte) le maggiori industrie aeronautiche europee sviluppando prodotti avanzati capaci di affrancare il Vecchio Continente dalle forniture dell’Alleato. Il quale forse non è più – nella frase coniata già 20 anni fa dal Segretario di Stato Madeleine Albright – la “nazione indispensabile”.


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Re: Il programma Tempest

Messaggio da Phant » 12 settembre 2019, 2:49

Analisidifesa.it ha scritto:
L’Italia aderisce al programma britannico per il caccia Tempest

Adesso è ufficiale: dopo la Svezia (che però ha firmato un Memorandum of Understanding, non una semplice Dichiarazione d’Intenti) anche l’Italia aderisce al programma britannico Tempest per la costruzione di un caccia multi-ruolo di sesta generazione. Oggi, a Londra, la firma di una dichiarazione d’intenti per collaborare al programma tra i direttori degli armamenti di Italia e Gran Bretagna.

A firmare il Memorandum of Intent, in occasione del salone Dsei (Defence & security exhibition international), sono stati il generale Nicolo’ Falsaperna, Segretario generale della Difesa e direttore nazionale degli armamenti, e il suo omologo Simon Bollom.

La Dichiarazione d’Intenti, fa sapere la Difesa, impegna entrambi i Governi a sviluppare ulteriormente le proprie capacità nel settore ‘Combat Air’ ma non contiene impegni finanziari specifici, cioè non precidsa quanto denaro verrà investito da Roma per l’adesione al programma.

Essa è il risultato di un “Government feasibility study” congiunto, lanciato a seguito della pubblicazione sulla Combat Air Strategy britannica al Farnborough Air Show del luglio 2018.

“Lo studio – sottolinea la Difesa – ha portato alla conclusione che Gran Bretagna e Italia sono partner naturali nel settore del Combat Air, anche in virtù della collaborazione esistente tra la Difesa dei due Paesi e in particolar modo tra l’Aeronautica Militare e Royal Air Force che impiegano sistemi d’arma comuni, Eurofighter e F-35”.

Infatti, afferma ancora la Difesa, “grazie alle esperienze derivanti dall’impiego di tali assetti e da una visione comune su dottrina, addestramento ed esperienza operativa, è stato registrato un forte allineamento di vedute in merito alle caratteristiche necessarie ad un sistema aereo di prossima generazione”.

A ciò si aggiunge “la cinquantennale esperienza di collaborazione che le due Nazioni hanno maturato nello sviluppo e supporto di velivoli da combattimento con i programmi Panavia Tornado ed Eurofighter”.

Entrambi i Governi hanno confermato la “comune volontà di stabilire una solida base industriale per poter sviluppare le necessarie capacità tecnologiche ed assicurare il successo del programma, esprimendo la volontà di fare affidamento sulle rispettive industrie nazionali, comprese le realtà’ industriali condivise quali Leonardo e MBDA, oltre che Avio Aero ed Elettronica”.

“L’avvio di questa importante parternship fra Italia e UK in un settore strategico quale quello dell’aerospazio, è un risultato molto positivo. Raggiunto grazie ad un lavoro efficace e concreto, e ulteriore conferma dell’eccellenza dell’industria italiana della Difesa” ha dichiarato il ministro della Difesa Lorenzo Guerini.

Charles Woodburn, Amministratore delegato del gruppo, BAE Systems ha dichiarato che “la nostra comprovata esperienza di collaborazione di successo con l’industria italiana ci rende certi che questa partnership tra le nostre due nazioni si adatta perfettamente a Tempest e dimostra lo slancio crescente dietro questo importante impegno internazionale. L’annuncio di oggi amplierà le partnership esistenti con MBDA e Leonardo, che sono al centro del nostro lavoro per liberare il pieno potenziale del Typhoon, poiché insieme sviluppiamo le future tecnologie di combattimento aereo a beneficio di entrambe le nazioni “.

L’Amministratore Delegato di Alessandro Profumo, Leonardo, ha dichiarato che “l’accordo di oggi è un prossimo passo essenziale per questo entusiasmante e strategicamente importante programma.

Come CEO di Leonardo, sono fiducioso in questa collaborazione poiché ogni giorno vedo come gli ingegneri italiani e britannici, lavorando insieme, realizzano cose incredibili. Le nostre due nazioni abbiamo una lunga e condivisa storia di successo sui programmi internazionali e crediamo che lavorare insieme su Tempest rafforzerà ulteriormente la base tecnologica, industriale e di competenze di ogni nazione per garantire la prosperità per i decenni a venire “.

Per Eric Beranger CEO di MBDA, “l’annuncio di oggi rafforza ulteriormente il contributo di MBDA al Tempest, valorizzando le eccellenze industriali offerte dalle nazioni coinvolte. In aggiunta alle capacità d’armamento futuro presentate dal Team Tempest nel corso del salone, MBDA Italia potrà contribuire con le proprie competenze sistemistiche sviluppate grazie alla decennale partecipazione a programmi multinazionali, come quello per il missile aria-aria Meteor, nonché con le competenze tecnologiche maturate nei sistemi di navigazione e guida e nella seekeristica. Si tratta di un’importante opportunità per collaborare allo sviluppo di soluzioni future”.

Enzo Benigni, Presudente e Amministratore Delegato di Elettronica ha annunciato che “Elettronica è onorata di essere, in qualità di azienda strategica nazionale, tra i firmatari dello Statement od Intent (SOI) sul Tempest che permetterà di mantenere ed accrescere competenze e opportunità per il nostro Paese in un settore così strategico. La nostra Azienda privilegia la storica e fruttuosa collaborazione con i partner governativi e industriali firmatari di questo SOI, su programmi analoghi quali Tornado ed in particolare Eurofighter e la sua evoluzione. In tal senso confidiamo che la partnership tra le due nazioni possa evolvere verso un nuovo modello di collaborazione – come evoluzione di quello EFA – nel rispetto delle sovranità tecnologiche nazionali già acquisite, e attraverso una opportuna gestione delle design authorities.”

“Siamo orgogliosi di far parte di questa collaborazione strategica che rappresenta l’opportunità unica per la nostra azienda, per il settore cui apparteniamo e per l’Italia di mettere a disposizione la propria leadership industriale attraverso lo sviluppo di tecnologie all’avanguardia e competenze nel campo della propulsione aeronautica, facendo leva sul bagaglio di esperienze acquisite anche grazie al programma EJ200” dichiara Riccardo Procacci, CEO di Avio Aero.

Al Salone DSEI 2019 proprio MBDA ha fatto il punto sul programma mostrando uno spaccato di alcuni dei suoi lavori in corso come coordinatore degli armamenti all’interno del Team Tempest, evidenziando ulteriormente i vantaggi di questo nuovo approccio alla progettazione di un futuro sistema di combattimento aereo.

MBDA sta contribuendo a garantire che sistemi di armi innovativi integrino il design all’avanguardia e le nuove tecnologie della piattaforma. Questo accordo di collaborazione sta già dimostrando il potenziale per offrire miglioramenti delle capacità in una serie di missioni che hanno portato ai concetti esposti alla DSEI quest’anno.

Nel campo della Sopravvivenza in Attacco e nel Controllo dell’Aria, lavorare a stretto contatto con Leonardo e BAE Systems ha portato MBDA a sviluppare concetti per un sistema di capacità difensive hard kill (HK-DAS) in grado di tracciare, colpire e intercettare i missili in arrivo contro il Tempest in ambienti ad alta minaccia.

Sfruttando la comunanza, la modularità e il riutilizzo del concetto HK-DAS, MBDA sta esplorando lo sviluppo di un micromissile aria-terra di forma ridotta e capacità scalabile che migliorerà le prestazioni del Tempest nel ruolo di supporto aereo ravvicinato (CAS) e la persistenza in attacco.

Attingendo alla precedente esperienza di integrazione delle armi sia di MBDA sia di BAE Systems, i concetti innovativi di stiva di carico (payload bay) e lanciatore facilitano un migliore caricamento delle armi, come il Within Visual Range Air-to-Air Missile (WVRAAM).

Al di fuori dei concetti in mostra, il contributo di MBDA al sistema Open Mission PYRAMID * sta sfruttando le tecnologie sviluppate nel campo del comando e controllo della difesa aerea a terra (GBAD) (C2) per migliorare l’efficacia operativa di Tempest negli impegni aria-aria e per l’efficacia nel controllo dell’aria.

Inoltre MBDA lavora anche Intelligence, Surveillance and Reconnaissance (ISR) con Leonardo e BAE Systems in cui l’azienda missilistica europea. sta lavorando per sfruttare effettori sulla rete di sensori migliorando il quadro di consapevolezza situazionale disponibile per i piloti.

Mentre i missili di prossima generazione precedentemente esposti insieme al Tempest – il Meteor e la famiglia di armi SPEAR – saranno ottimizzati per l’impiego sul futuro sistema di combattimento aereo, MBDA è al centro della fase di progettazione del sistema sta creando un architettura sinergica tra armamenti e piattaforma per ottenere una significativa moltiplicazione della forza.

Alla base di tutto questo lavoro c’è la sfida ai processi e alle tecnologie, per fornire un cambiamento radicale nel costo, nella lunghezza e nella complessità dell’integrazione delle armi.

Chris Allam, Amministratore delegato di MBDA UK, ha dichiarato: “L’approccio di partnership fornito dal Team Tempest consentirà di migliorare i tempi, la complessità e i costi delle campagne di integrazione del sistema di armi. Essere coinvolti nello sviluppo di nuove interfacce, progetti di alloggiamenti e processi di integrazione sarà anche un fattore chiave per lo sviluppo a spirale degli effettori complementari in futuro.

Stiamo utilizzando il nostro ruolo unico in questa collaborazione per garantire che il futuro aereo da combattimento sia in grado di utilizzare appieno le armi esistenti e le armi pianificate, supportando al contempo una gamma completa di studi di progettazione del sistema che valutano lo spazio commerciale tra la futura piattaforma di combattimento e le armi del futuro”


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Re: Il programma Tempest

Messaggio da Phant » 9 dicembre 2019, 1:45

Aviation-report.com ha scritto:
Il Giappone a caccia del Tempest

Dopo la Dichiarazione di Intenti siglata a Londra lo scorso 10 settembre fra il Regno Unito e il Segretario Generale della Difesa Gen. Nicolò Falsaperna, che impegna le rispettive industrie a sviluppare ulteriormente le proprie capacità nel settore Combat Air nel reciproco interesse, la partecipazione al programma Tempest potrebbe vedere aggiungere allo scacchiere nel prossimo futuro oltre alla Svezia anche il Giappone come nuovo attore protagonista.

Nonostante sulle prime Tokyo fosse fermamente interessato a guidare lo sviluppo di un velivolo a carattere stealth in maniera del tutto indipendente, il Ministro della Difesa Japanese Itsunori Onodera sembra aver fatto dietrofront riguardo una totale assoluta autonomia nel programma nazionale F-3, dichiarando che da tempo sia il Giappone che il Regno Unito hanno avuto “uno scambio di opinioni” sul progetto Tempest Future Fighter Aircraft.

E’ cosa ormai nota che Londra starebbe cercando nuovi validi partner di sviluppo congiunti a livello internazionale e da parte nipponica l’opzione di poter collaborare con un team d’eccezione al progetto per lo sviluppo del suo Future Fighter 2030 non sarebbe proprio da cestinare; a patto però di essere fra i leader inclusi nel progetto.

Il progetto F-3 della Mitsubishi in sviluppo dal 2007 dovrebbe essere (il condizionale è d’obbligo) il successore legittimo del caccia monomotore F-2. Era il 2016, quando il Giappone fece volare per la prima volta il suo dimostratore tecnologico avanzato sperimentale (ATDX), l’X-2 Shinshin (Spirito del cuore). Il velivolo del costo di 350 milioni di dollari presentava soluzioni tecniche decisamente all’avanguardia, fra cui un’ innovativo rivestimento in composito di ceramica e carburo di silicio oltre a 2 propulsori vettoriali in grado di unire 3 elementi fondamentali: un’ottima capacità stealth, un’estrema manovrabilità in volo ed una velocità supercruise.

Nonostante i ripetuti corteggiamenti rivolti a Grumman negli ultimi tempi, gli Stati Uniti continuano a fare orecchie da mercante, dimostrando di non avere alcuna intenzione di voler sviluppare con i nipponici un progetto congiunto. Accantonando l’ipotesi della fabbricazione di un caccia al 100% nazionale per una lunga serie di motivazioni che spaziano dai costi e al gap tecnologico, la decisione definitiva potrebbe ricadere proprio su una partnership a favore del nuovo Tempest.

Non solo; che il progetto F-3 sia destinato a finire in una bolla di sapone è molto più di un semplice rumor. Qualche tempo fa, ancor prima che si potesse anche solo ventilare l’ipotesi di una partnership con gli inglesi, svariati analisti avevano predetto la fine dell’F-3. La causa: il contratto siglato con Lockheed Martin per l’acquisto di altri 105 F-35A e F-35B oltre ai 42 già ordinati, che ha colto tutti di sorpresa e ha reso il Giappone il suo secondo più grande operatore mondiale.

Se così fosse, il progetto Tempest che attualmente include una joint venture fra Royal Air Force, BAE Systems, Rolls-Royce, Leonardo S.p.A, e M.B.D.A., vedrebbe così aggiungersi un altro importante tassello a questo mosaico d’eccezione. Nonostante la limitata esperienza del Giappone nello sviluppo di questo genere di velivoli, imbarcarsi sul Tempest potrebbe essere una grossa un’opportunità per questo paese e non solo da un punto di vista tecnologico e commerciale, ma anche finanziario; questo grazie al notevole risparmio di denaro che si verrebbe a creare attraverso la condivisione dei sistemi.

Se il Future Fighter invece volesse condividere solo alcune delle funzionalità del Tempest, come già si vocifera da più parti, il Giappone potrebbe invece continuare a portare avanti autonomamente il proprio programma come da copione.

“Per il nostro progetto possono essere considerati diversi modelli di partnership“, ha affermato in un’intervista Andy Latham, addetto al programma Tempest. “Il Giappone è senza ombra di dubbio il benvenuto, non solo per il suo prestigio, ma anche perchè può disporre di una tecnologia eccezionale di cui qualsiasi partner coinvolto potrebbe sicuramente beneficiare. L’avionica made in japan è ad oggi e senza alcun’ombra di dubbio, una delle più efficaci. Sarebbe un onore collaborare con loro”.

Che BAE abbia preso sul serio l’idea di coinvolgere anche marginalmente il paese del Sol Levante lo si è potuto constatare in occasione della DSEI, tenutasi a Tokyo dal 18 al 20 novembre scorso quando la società ha promosso e reclamizzato in pompa magna il suo caccia di 6° generazione, mentre il produttore antagonista Airbus ha preferito temporeggiare scegliendo di non mostrare il proprio concept.

“Il concetto di cooperazione che abbiamo in mente sostituisce ex novo il modello standard a cui siamo abituati, nel quale i partner trascorrono anni a negoziare per scendere poi a compromessi e definire da ultimo un progetto che dovranno tutti gioco-forza accettare. Secondo me è possibile risparmiare moltissimo tempo e altrettanto denaro accettando anche dei partner che dichiarano fin da subito di non essere d’accordo in toto, purché siano disposti a pagare il costo aggiuntivo di uno sviluppo e una produzione finale indipendente”. Questo è ciò che ha riferito l’Air Commodore Daniel Storr, attuale capo del settore acquisti della linea caccia presso il Ministero della Difesa britannico durante la conferenza espositiva.

L’innovativo concetto di cooperazione di cui parla Stoor consentirebbe dunque al Giappone di non vincolarsi completamente al programma Tempest, beneficiandone solo di alcuni aspetti; quest’opzione dunque risulterebbe il compromesso ideale per sviluppare autonomamente la cellula di un proprio velivolo, impiegando al contempo propulsore, alcuni tipi di armamenti, software e avionica dagli altri partner. Anche la data di entrata in servizio del caccia anglo-italiano potrebbe essere una carta che giocherebbe a favore dei nipponici.

Considerato che il Regno Unito al momento non ha alcuna intenzione di impegnarsi per lanciare lo sviluppo su larga scala del Tempest prima del 2025 (con la data di entrata in servizio prevista 10 anni dopo), questo requisito soddisferebbe appieno l’obiettivo del Giappone, che intende rinnovare la sua flotta a partire dagli anni ’30 del 2000. A partire da quella data infatti, per esigenze dettate dalla fine vita operativa dei velivoli, la nazione dovrà gioco-forza sostituire la propria flotta di oltre 100 caccia F-2 realizzati in patria e rimpiazzarli con un nuovo successore.

Dato che il programma FCAS sembra guardare un po’ più lontano, puntando ottimisticamente al 2040, questo aspetto risulterebbe molto penalizzante per il concorrente franco-tedesco. Anche per quanto concerne le misure dell’aeromobile ci sarebbe il modo di raggiungere un’intesa, dal momento che gli studi del Ministero della Difesa Giapponese indicano la necessità di un fighter molto grande, con un peso a vuoto ben superiore a 20 tonnellate (44.000 libbre) e con misure più grandi del Lockheed Martin F-22, suo velivolo di riferimento. L’ incremento del carico bellico all’interno delle stive e un implemento delle performance rispetto al Raptor saranno dunque i fattori chiave che condizioneranno la scelta. Un plus sarebbe l’ipotesi dual use del vano destinato alle armi che all’occorrenza potrebbe contenere(sempre a seconda delle esigenze) anche un serbatoio aggiuntivo per il carburante al fine di aumentare la propria autonomia nelle missioni più lunghe.

Per adesso nessun paese dell’Europa occidentale ha mai curato e gestito il progetto di un caccia più grande di circa i due terzi del caccia statunitense, ma Storr ha affermato che non è da escludere una configurazione maggiore per il Tempest. Il modello esposto a Fairford al Royal International Air Tattoo 2019 infatti risulta essere di poco più grande. A dispetto di ciò, Regno Unito e altri partner europei potrebbero invece desiderare un fighter dalle dimensioni ridotte, con meno ingombri e una superficie alare più contenuta. I concept che non sono stati ancora mostrati infatti non sarebbero altrettanto grandi come il modello esposto al pubblico.

Dal 2040, anno in cui sarà dismessa la linea Typhoon, i caccia di 6° generazione Tempest saranno chiamati ad affiancare le piattaforme tattiche di 5°generazione F-35, i quali saranno ovviamente aggiornati con il non plus ultra della tecnologia del tempo e adattati in base alle esigenze tattiche future. L’Italia ad oggi è il primo operatore europeo dell’F-35 ad aver raggiunto nel novembre 2018 la Capacità operativa iniziale con il Joint Strike Fighter e, con la futura Brexit che si prospetta, si spera di poter fare altrettanto col Tempest.


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Re: Il programma Tempest

Messaggio da Phant » 21 dicembre 2019, 2:43

Aviation-report.com ha scritto:
Leonardo svela una nuova tecnologia radar per il caccia Tempest

Leonardo, presso il suo sito di Luton nel Regno Unito, ha dimostrato le capacità di una nuova tecnologia di allerta radar (radar receiver/warner technology) come parte delle attività in corso di sviluppo per il Tempest, il programma per un sistema aereo da combattimento di nuova generazione che vedrà Regno Unito, Italia e Svezia collaborare per il progetto. Nel corso di una dimostrazione in laboratorio, dedicata al Ministero della Difesa britannico e agli altri partner del Team Tempest, il nuovo sensore ha mostrato una capacità di rilevamento quattro volte superiore rispetto a quelle di un radar “warning/receiver” tradizionale, pur essendo di dimensioni dieci volte inferiori paragonato a un sistema standard.

Leonardo UK è una delle quattro società del Team Tempest che, sotto l’egida del Ministero della Difesa britannico, sta sviluppando un sistema aereo da combattimento di ultima generazione per il Regno Unito e le nazioni partner. Le attività sono iniziate nel 2018; successivamente Italia e Svezia hanno annunciato l’intenzione di aderire al progetto. Il ruolo di Leonardo è quello di sviluppare la sensoristica del Tempest e di integrarla nel sistema di missione della piattaforma. La società è già al lavoro per la realizzazione di alcune delle avanzate tecnologie del nuovo programma, in linea con la tabella di marcia che prevede l’entrata in servizio del primo velivolo con la Royal Air Force nel 2035.

Una delle aree di sviluppo, che è stata al centro della dimostrazione, è proprio la capacità di allerta radar del velivolo. Questa tecnologia viene utilizzata per rilevare i segnali in radiofrequenza (RF) emessi da radar potenzialmente ostili, usando queste informazioni per una varietà di impieghi, compreso l’allerta dell’operatore nel caso in cui un nemico stia cercando di “agganciare” il velivolo.

Questi sensori possono anche supportare funzioni di intelligence e identificazione. In prospettiva, i radar nemici potrebbero utilizzare una gamma di tecnologie e tecniche software per rendere più difficile l’identificazione dei loro segnali. Ciò significa che i sensori del Tempest dovranno essere capaci di contrastare queste tecniche ed essere sufficientemente flessibili per poter essere aggiornati di pari passo con le minacce emergenti.

La riduzione del peso e delle dimensioni della nuova tecnologia d’allerta radar di Leonardo, così come i ridotti consumi energetici, renderanno possibile l’integrazione del sensore in un sistema multifunzionale. Questa è una delle innovazioni pensate per il Tempest, che potrebbe vedere una serie di sensori multiuso distribuiti attorno al velivolo – capaci di rilevare e monitorare contemporaneamente aerei nemici, missili e altre minacce in arrivo da tutte le direzioni – pienamente integrati con il radar frontale.


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Re: Il programma Tempest

Messaggio da Phant » 23 luglio 2020, 1:31

Analisidifesa.it ha scritto:
Intesa industriale trinazionale per lo sviluppo del caccia Tempest

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Regno Unito, Svezia e Italia hanno avviato un dialogo industriale volto a rafforzare la loro collaborazione per lo sviluppo del futuro sistema di combattimento aereo di nuova generazione. Nel nuovo framework trilaterale le industrie delle nazioni coinvolte apporteranno le proprie capacità e competenze nel settore Combat Air per collaborare alla ricerca e allo sviluppo di tecnologie all’avanguardia.

Le tre industrie nazionali comprendono le principali società di difesa di Regno Unito (BAE Systems, Leonardo UK, Rolls Royce e MBDA UK), Italia (Leonardo Italia, Elettronica, Avio Aero e MBDA Italia) e Svezia (Saab e GKN Aerospace Sweden). L’annuncio odierno prende le mosse dai dialoghi bilaterali già avviati tra le industrie di Regno Unito, Svezia e Italia dando vita, a patire da oggi, a un vero e proprio gruppo di lavoro industriale trilaterale.

Le aziende valuteranno insieme le iniziative da intraprendere per lo sviluppo delle future capacità nel combattimento aereo sfruttando know-how, competenze e sviluppi tecnologici dei sistemi di difesa aerea attualmente esistenti e futuri.

L’intesa di oggi è un passo avanti nel percorso verso l’accordo tra le industrie nazionali per la formalizzazione di aree di collaborazione congiunta sullo sviluppo del futuro sistema di combattimento aereo.

Come parte di un settore di grande successo internazionale come la difesa aerea, queste aziende impiegano in tale campo decine di migliaia di persone sviluppando, al contempo, un considerevole numero di posti di lavoro altamente qualificato attraverso il proprio indotto, sostenendo inoltre la sicurezza nazionale e la prosperità economica nel Regno Unito, in Svezia e in Italia.

Charles Woodburn, Amministratore Delegato di BAE Systems, ha dichiarato che “la collaborazione internazionale rappresenta la migliore modalità per sviluppare un sistema di combattimento aereo capace, flessibile e suscettibile di ulteriori ammodernamenti futuri. Abbiamo fatto importanti progressi con Saab e Leonardo nell’identificare obiettivi e competenze condivisi. Da oggi possiamo valorizzare questa collaborazione per esprimere tutto il potenziale delle nostre tre nazioni”.

Per Alessandro Profumo, Amministratore Delegato di Leonardo, “le industrie coinvolte sono pienamente consapevoli di partecipare a un passaggio storico. Tempest infatti sarà la base di un sistema
transnazionale di difesa comune che si estenderà ben oltre la difesa area. Garantirà enormi benefici economici e significativi progressi industriali e tecnologici per l’Italia e per i nostri partner. Siamo convinti che avviare
quest’iniziativa nel modo giusto consentirà alle industrie dell’aerospazio e difesa dei tre Paesi di prosperare per generazioni”.

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Pasquale Di Bartolomeo, amministratore delegato di MBDA Italia ed executive group director Sales & Business Development di MBDA, ha sottolineato che “è motivo di grande orgoglio per MBDA Italia di far parte in maniera significativa del Programma Tempest, System of Systems che sarà al centro dei sistemi difensivi dei Paesi partecipanti nelle prossime decadi.

La nostra presenza nel Programma è infatti centrale per garantire i sistemi d’arma di nuova generazione e la loro l’integrazione, in particolar modo mettendo a disposizione le nostre eccellenze nell’ambito della guidance e navigation, e nella realizzazione di seeker sviluppati nel corso degli anni anche grazie a programmi di respiro internazionali. Queste eccellenze contribuiranno dunque a un progetto all’avanguardia, che esprime inoltre la capacità di costruire ancora una volta una difesa aerea di respiro europeo, mettendo a fattor comune le migliori capacità di ogni singola nazione partecipante”.

Enzo Benigni, CEO e Presidente di Elettronica, ha osservato che “il programma Tempest, il primo sistema d’arma pensato come sistema dei sistemi, è stato concepito in UK ma rappresenta la più grande opportunità del secolo per la nostra industria che dovrà trovarvi la migliore collocazione. Si tratta di una imperdibile opportunità per far compiere un importante salto tecnologico al nostro Paese, e da cui consegue un rilevante arricchimento del know-how e una crescita del sistema industriale nazionale.

E’, in sintesi, un vero e proprio “breakthrough” in termini di tecnologie abilitanti che ci porterà verso una nuova generazione di sistemi di difesa e che permetterà al nostro Paese di mantenere la sovranità tecnologica conquistata con l’Eurofighter Typhoon. Elettronica è pronta a portare il suo contributo forte di un consolidato track record di successi quale design authority per l’Electronic Warfare nell’ambito dell’Eurofighter Typhoon e dei principali programmi avionici europei degli ultimi 30 anni”.

Per Micael Johansson, amministratore Delegato di Saab, “la difesa aerea è una componente chiave della politica di difesa della Svezia, fondamentale per la sicurezza nazionale. Per questo Saab sta seguendo un percorso finalizzato a rimanere all’avanguardia nello sviluppo di un sistema di sistemi e di tecnologie avanzate nel Combat Air. Accogliamo con favore la leadership del governo svedese e del Regno Unito, come mostrato nel loro protocollo d’intesa di luglio 2019, e siamo lieti di approfondire le nostre relazioni con l’industria italiana. Il nostro annuncio di un investimento iniziale da 50 milioni di sterline e un nuovo centro FCAS nel Regno Unito, contribuiranno a rafforzare le relazioni con gli altri partner industriali e il Ministero della Difesa britannico”.
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Il Regno Unito ha già in essere diverse collaborazioni con Svezia e Italia. Le industrie e le Forze Armate dei tre Paesi sono partner nello sviluppo e nelle operazioni relative al missile aria-aria Meteor che equipaggia il Gripen,l’Eurofighter Typhoon e l’F-35.

Dispenser di contromisure ‘chaff and flare’ svedesi vengono impiegati sui caccia Typhoon britannici e il radar Giraffe della Saab è parte integrante del sistema di difesa terrestre britannico Sky Sabre mentre i caccia Gripen svedesi sono equipaggiati con radar progettati e costruiti da Leonardo. Inoltre, sia la Royal Air Force che l’Aeronautica Militare italiana utilizzano flotte di caccia Eurofighter Typhoon e F-35, nell’ambito di una collaborazione di oltre 50 anni nel campo dei sistemi di combattimento aereo.


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Re: Il programma Tempest

Messaggio da Phant » 23 ottobre 2020, 16:46

Aviation-report.com ha scritto:
Il Regno Unito punta sul programma Tempest che infonderà 25 miliardi di sterline nell’economia britannica

Il programma del caccia di sesta generazione Tempest viene sviluppato dal Team Tempest, una partnership tecnologica e di difesa del Regno Unito formata da BAE Systems, Leonardo UK, MBDA, Rolls-Royce e Royal Air Force, e coinvolge centinaia di aziende high-tech, PMI e università in tutto il Regno Unito. È uno degli sforzi tecnologici più ambiziosi della Gran Bretagna, progettato per fornire un sistema aereo da combattimento militare altamente avanzato che svolgerà un ruolo chiave nella difesa e sicurezza della nazione.

Oltre a soddisfare un importante requisito militare, il programma dovrebbe fornire vantaggi significativi al Regno Unito per tutta la sua durata. Conserverà la capacità di investimento in posti di lavoro altamente qualificati, con un’attenzione specifica ai giovani, allo sviluppo di tecnologia e infrastrutture, e sosterrà l’economia più ampia e a lungo termine del Regno Unito.

BAE Systems, per conto dei partner del Team Tempest, ha incaricato PwC – PricewaterhouseCoopers LLP di effettuare un’analisi indipendente dell’impatto economico del programma Tempest. La pubblicazione del rapporto completo è prevista entro la fine dell’anno, ma sono stati diffusi alcuni dati che rappresentano i risultati preliminari sulle fasi iniziali del programma pluridecennale Tempest che copre il periodo fino al 2050.

I risultati preliminari rivelano:

  • Il programma Tempest contribuirà con almeno 25,3 miliardi di sterline all’economia britannica solo nei primi 30 anni. Questa cifra esclude l’impatto significativo delle ricadute dell’importante ruolo svolto dal Tempest nel garantire il funzionamento del settore industriale del Regno Unito e i suoi benefici economici associati.
  • Per ogni 100 sterline di valore aggiunto diretto generato dai partner del programma Tempest, si stima che nell’economia del Regno Unito vengano creati 220 sterline di valore aggiunto lordo (valore di beni e servizi prodotti in un’area, industria o settore di un’economia) diretto, indiretto e indotto.
  • Si prevede che il programma sosterrà una media di circa 20.000 posti di lavoro all’anno tra il 2026 e il 2050. Per ogni 100 lavoratori impiegati direttamente dai partner del programma Tempest, si stima che altri 270 saranno impiegati nell’economia del Regno Unito (diretti, indiretti e indotti) .


Questa analisi iniziale prende in considerazione il periodo di sviluppo del programma, produzione, entrata in servizio e sostegno, ma non include il pieno potenziale delle opportunità di esportazione, gli investimenti in ricerca e sviluppo o il valore del programma oltre il 2050.

Il Tempest è un entusiasmante e ambizioso programma pluridecennale che aiuterà a preservare la sicurezza nazionale inglese, portando allo stesso tempo significativi benefici economici per il Regno Unito. L’analisi iniziale dimostra che il Tempest è fondamentale per garantire che il Regno Unito possa sostenere il suo settore industriale degli aerei da combattimento a livello mondiale, preservando la capacità sovrana che è essenziale per mantenere la libertà di azione militare al Regno Unito.

Lo sviluppo del nuovo velivolo da combattimento inglese di sesta generazione attualmente impiega 1.800 persone nell’industria del Regno Unito e nel Ministero della Difesa, un numero che dovrebbe aumentare a 2.500 l’anno prossimo, ma che aumenterà nel corso dei prossimi anni attirando ingegneri, tecnici e soprattutto i giovani che potranno costruire la propria carriera.

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Il programma Tempest, gli F-35, la crisi economica e gli ultimi sviluppi tecnologici rivoluzionari

L’ambizioso programma Tempest lanciato nel 2008 e nato per sviluppare un nuovo caccia di sesta generazione che sostituirà la sua flotta di Eurofighter Typhoon, mira a vedere la produzione iniziare entro il 2025, con un “sistema” aereo da combattimento che raggiungerà la capacità operativa iniziale entro il 2035. Il sistema dovrà anche integrare i velivoli da combattimento di quinta generazione stealth F-35 di origine statunitense.

Un programma simile franco-tedesco denomitato FCAS – Future Combat Air System, guidato dal consorzio aeronautico europeo Airbus, è attualmente in una fase iniziale di riduzione del rischio di 18 mesi che dovrebbe portare a voli dimostrativi già nel 2026.

Il Regno unito avrebbe l’intenzione di acquistare 138 caccia F-35B Lightning II per sostenere le operazioni delle due nuove portaerei almeno fino al 2060. Il Regno Unito è un partner di primo livello del programma Joint Strike Fighter e l’apporto, in termini monetari si può quantificare nel 15% di ciascun aereo prodotto dagli stabilimenti di Fort Worth, Cameri e Nagoya.

Il Dipartimento della Difesa britannico ha inizialmente ordinato 48 jet nella variante B, ma non si è ancora impegnato ad acquistarne altri e non ha definito ancora se i restanti 90 aerei saranno tutti nella versione B o un mix di A e B. Il mix, se mantenuto l’ordine iniziale di 138 velivoli, porterebbe ad un risparmio di circa 1,3 miliardi di sterline e porterebbe alla difesa inglese anche maggiori benefici di tipo operativi dato che gli F-35A, rispetto ai B, hanno più autonomia e maggior carico bellico. Ricordiamo che ad oggi un F-35A costa 77,9 milioni di dollari, mentre un F-35B costa 101,3 milioni di dollari.

Gli F-35B furono prescelti, insieme alle due portaerei classe QEII senza propulsione nucleare e senza le catapulte ma dotate di sky jump, proprio per ricostruire la capacità di proiezione aeronavale del Regno Unito e per dare un forte impulso all’industria della difesa britannica con BAE Systems e Rolls-Royce partners di prima linea del programma JSF.

In queste settimane però si ipotizza ad una riduzione del numero di F-35 per liberare risorse finanziarie da destinare al programma del caccia stealth di sesta generazione Tempest che come abbiamo visto, oltre a portare benefici per l’economia inglese richiederà importanti investimenti per la ricerca, la progettazione e lo sviluppo di tutte le nuove tecnologie, intelligenza artificiale compresa, che lo caratterizzerà.

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Il Tempest, sarà un progetto destinato al successo? Molti analisti hanno sottolineato che gli importanti investimenti previsti e la crisi sanitaria del Covid-19 che si è portata dietro anche una notevole crisi economica metteranno il paese sotto pressione per quanto riguarda le finanze con il rischio di non poter continuare a sostenere il programma. Il rallentamento dell’economica britannica di questi mesi, come del resto anche dell’Europa, unito budget limitato per la difesa e riservato al settore aereo nel prossimo decennio sembra lasciare poco spazio al governo del paese per portare avanti il ​​programma, perchè il completamento del Tempest richiederebbe una grossa iniezione di fondi al di fuori del normale budget della difesa.

Tuttavia, il Team Tempest ha affermato che il programma aiuterà il paese a uscire dalla crisi economica creata dalla pandemia Covid-19, e tutti noi ce lo auguriamo. Infatti lo scorso 15 ottobre BAE System e il Team Tempest hanno dichiarato che sono stati compiuti progressi senza precedenti nello sviluppo di tecnologie all’avanguardia per rendere il jet di sesta generazione un punto di svolta nel lungo periodo. Il team ha affermato che Leonardo, responsabile dell’elettronica del programma, stava sviluppando nuovi sistemi radar in grado di gestire oltre 10.000 volte più dati rispetto ai sistemi esistenti, mentre BAE Systems ha iniziato a testare in volo i concetti all’avanguardia per le tecnologie di “cabina di pilotaggio indossabile”.

Multi-Function Radio Frequency System

Il nuovo sensore in corso di sviluppo da parte di Leonardo UK, chiamato “Multi-Function Radio Frequency System”, raccoglierà ed elaborerà una quantità senza precedenti di dati sullo spazio di battaglia, equivalente al traffico internet di una grande città come Edimburgo, ogni secondo. Questo enorme volume di informazioni, elaborato a bordo, darà al Tempest un vantaggio in battaglia in situazioni di combattimento, con la capacità di localizzare e mirare ai nemici ben prima che vengano presi di mira. Questo nuovissimo sensore fornirà un’ampia gamma di capacità oltre al radar tradizionale, con una tecnologia completamente digitale che fornisce all’operatore una visione eccezionalmente chiara dello spazio di battaglia e dei potenziali bersagli. Leonardo ha già costruito sottosistemi completi utilizzando la nuova tecnologia e li ha testati con successo presso la sede della società a Edimburgo.

Inoltre Leonardo, presso il suo sito di Luton nel Regno Unito, aveva dimostrato le capacità di una nuova tecnologia di allerta radar (radar receiver/warner technology) come parte delle attività in corso di sviluppo per il Tempest. Il nuovo sensore ha mostrato una capacità di rilevamento quattro volte superiore rispetto a quelle di un radar “warning/receiver” tradizionale, pur essendo di dimensioni dieci volte inferiori paragonato a un sistema standard.

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La cabina di pilotaggio indossabile

Il concept della cabina di pilotaggio indossabile vede i controlli fisici visti negli attuali cockpit degli aerei sostituiti con display di realtà aumentata e virtuale proiettati direttamente all’interno della visiera di un casco, che può essere immediatamente configurato per adattarsi a qualsiasi missione. Sono inoltre in fase di sviluppo concetti che includono il teaming che prevede un “copilota virtuale” che potrebbe assumersi alcune delle responsabilità del pilota. Il concetto di copilota virtuale è ancora in fase di sviluppo, ma potrebbe, ad esempio, assumere la forma di un “avatar” integrato nell’abitacolo per interagire con il pilota. Un secondo pilota generato dall’intelligenza artificiale.

BAE Systems ha anche sperimentato tecnologie “psicofisiologiche”, compreso il tracciamento oculare, per studiare i processi fisici e cognitivi del pilota per comprendere meglio lo sforzo, lo stress, il carico di lavoro e l’affaticamento in aumento. I piloti collaudatori di BAE Systems stanno ora sperimentando queste tecnologie psicofisiologiche in condizioni di volo controllate su un aereo Eurofighter Typhoon. I risultati delle prove porteranno ad ulteriori sviluppi per comprendere meglio il comportamento cognitivo di un pilota e i processi relativi all’attività cerebrale, i ritmi psicologici e il movimento degli occhi. Questo approccio sviluppato anche in stretta collaborazione tra MBDA UK e BAE Systems consentirà in una fase iniziale del programma di modellare il modo in cui le informazioni e il funzionamento dei sistemi d’arma sono ottimizzati per il pilota.

Anche il Tempest sarà un sistema di sistemi come il FCAS europeo e il NGAD americano?

Nel 2040, le minacce si saranno evolute molto. I sistemi di difesa aerea attualmente in espansione con l’esportazione dei sistemi russi (S400 e successivi), diventeranno sempre più diffusi. La furtività degli aerei sarà generalizzata e il nemico utilizzerà sistematicamente risorse di difesa informatica e cibernetica, sciami di droni e missili ad alta velocità. L’integrazione di difese terrestri, marine, aeree, spaziali e capacità cyber sarà essa stessa molto più sviluppata. Pertanto, la posta in gioco per la futura aviazione da combattimento sarà quella di essere in grado di stabilire e mantenere la superiorità aerea per poter agire nella terza dimensione, su terra e su mare.

Non più un velivolo da combattimento classico ma un velivolo che lavorerebbe come un nodo, un sensore centrale, che dovrà gestire una famiglia di sistemi integrati e collegati in rete. Probabilmente comprenderà, quindi, un sistema integrato di velivoli con e senza pilota che integrerà il teaming in rete per fornire gli effetti di missione desiderati. Lo sviluppo del Tempest, ma vale lo stesso per il FCAS europeo e per il NGAD – Next Generation Air Dominance americano, richiede quindi un cambio di paradigma.

Le minacce dovranno essere combattute e risolte da un velivolo pensato e costruito come un sistema per condurre un “combattimento collaborativo”. Pertanto molto probabilmente, come per gli altri due sistemi europeo e americano, il Tempest dovrà includere diversi componenti disposti su vari livelli. Tutti gli elementi che compongono i livelli dovranno essere in grado di dialogare tra loro costantemente in modo da costituire una squadra diretta dai piloti degli aerei da combattimento. Pertanto, l’interoperabilità, la connessione e il dialogo tra le piattaforme saranno incluse all’interno di una “Air Combat Cloud – nuvola di combattimento aereo”.

Le capacità militari risiederanno meno nella prestazione unitaria dei suoi singoli componenti (piattaforme, sensori, vettori) e più nel modo in cui saranno combinati. In particolare, questo sistema potrebbe decidere quale piattaforma attaccherà (drone, missile) e quale piattaforma rimarrà indietro in base alla minaccia o all’evoluzione della situazione. In ogni caso, le future formazioni di attacco dovrebbero comprendere meno aerei da combattimento rispetto a quelli attuali, numeri invece forniti dai vari vettori remoti il ​​cui attrito è più accettabile poiché saranno senza equipaggio e potenzialmente più economici, presi singolarmente, di un aereo da combattimento tradizionale.


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Re: Il programma Tempest

Messaggio da Phant » 7 gennaio 2021, 3:57

Aviation-report.com ha scritto:
Caccia di sesta generazione Tempest: l’Italia è ufficialmente a bordo con la firma del Memorandum of Understanding con Regno Unito e Svezia

Il Ministro della Difesa Lorenzo Guerini ha sottoscritto insieme al Segretario di Stato per la Difesa del Regno Unito Ben Wallace e della Svezia Peter Hultkvist, lo scorso 21 dicembre 2020, un accordo trilaterale per lo sviluppo, tramite una “collaborazione paritaria”, del nuovo sistema d’arma Tempest, determinante per gli equilibri delle capacità militari e industriali a livello europeo e globale e sostituto del caccia Eurofighter Typhoon.

L’accordo, denominato Future Combat Air System Cooperation MoU (Memorandum of Understanding), disciplina i principi generali per una collaborazione paritaria tra i tre Paesi e riguarda tutte le attività comprese la ricerca, lo sviluppo e il joint concepting necessarie ai governi per operare la scelta dell’acquisizione di un sistema aereo avanzato in sostituzione dell’Eurofighter. All’accordo seguiranno i Project Arrangement e la fase di Full Development, attualmente prevista a partire dal 2025. L’Italia potrà quindi partecipare a tutte le fasi dell’intero sistema sin dal suo inizio potendo quindi inserire i requisiti operativi delle forze aeree e determinare fin da subito il ruolo dell’industria.

Il programma Tempest figura tra i programmi prioritari della Difesa. Nel Documento Programmatico Pluriennale 2020-2022, recentemente presentato al Parlamento nel mese di dicembre 2020, una prima importante linea di finanziamento per la partecipazione italiana a Tempest era stata individuata nell’ambito del programma Eurofighter per consentire il concreto avvio delle attività attraverso la cosiddetta transizione “Typhoon to Tempest”.

Programma, in cooperazione con Germania, Regno Unito e Spagna, relativo allo sviluppo ed all’acquisizione di velivoli per la Difesa Aerea, con compito primario di contrasto delle forze aeree avversarie. Il programma è sostenuto con risorse a valere sul Dicastero dello Sviluppo Economico (art. 4 della legge 266/97 e successivi rifinanziamenti) come rimodulate dalla L. 205/2017 (LdB 2018). Il programma garantisce anche lo sviluppo di sensori di nuova generazione ad avanzatissima tecnologia atti a promuovere il miglior posizionamento dell’industria nazionale aeronautica nell’ambito della cooperazione internazionale intorno al futuro programma per un caccia di 6^ generazione (Tempest); i volumi del programma F-2000 utili a detto strategico scopo sono stimati in ca. 742 M€, ai quali si aggiungeranno quote per ulteriori 760 M€ – da ricercare nell’ ambito di consolidate sinergie a livello intergovernativo ed in stretta collaborazione con l’industria – garantendo il pieno soddisfacimento del fabbisogno esigenziale di competenza nazionale per la fase di R&D, condotta congiuntamente a UK e Svezia. Il quadro esigenziale è stato adeguato alle problematiche di sostenibilità logistica e di obsoloescenza previste dall’e.f. 2022. Fabbisogno complessivo: 29.918,8 M€. (Anno di completamento 2030)

Il FCASC MoU, sottoscritto tra le uniche nazioni europee che conoscono, producono e già utilizzano tecnologie aeronautiche di quinta generazione, base necessaria per la costruzione dei futuri velivoli, consentirà di valorizzare l’ industria nazionale, garantendo l’accrescimento del know-how in un settore pregiato come quello delle tecnologie abilitanti ai velivoli di sesta generazione.

In tale contesto, un ulteriore fattore di crescita economica per il Paese sarà rappresentato dal coinvolgimento delle piccole e medie imprese nazionali e il programma Tempest potrà riversare i propri effetti benefici anche sull’aspetto occupazionale nel settore dell’industria della difesa, nei Centri di Ricerca e nelle Università. Molto importante infatti la partecipazione di Leonardo UK partner di fiducia da molti anni della capo commessa inglese BAE System.

E’ ipotizzabile una convergenza tra i programmi Tempest e FCAS/SCAF?

Il Ministro della Difesa Guerini sempre nell’ambito della realizzazione dei velivoli di sesta generazione ha detto che l’Italia ritiene auspicabile, come pure altri paesi partecipanti sia al pregetto Tempest sia al progetto FCAS/SCAF trilaterale (Francia, Germania e Spagna) l’opportunità di valutare nel tempo una possibile convergenza dei due programmi, per rendere il prodotto europeo ulteriormente competitivo su scala globale, anche per non rischiare l’avvio di una concorrenza tra gruppi europei, non facilmente sostenibile e che rischierebbe probabilmente di andare a beneficio di altri attori regionali con capacità globali, che stanno sviluppando analoghe tecnologie.

Su questo punto ricordiamo infatti che Italia, Regno Unito e Svezia sono impegnate nello sviluppo del Tempest, mentre Francia, Germania e Spagna sono impegnate nello sviluppo del FCAS – Future Combat Air System il cui sviluppo dei dimostratori delle tecnologie inizieranno quest’anno con i prototipi del NGF – Next Generation Fighter, dei RC – Remote Carriers, delle architetture del MUT – Manned Unmanned Teaming e della Combat Cloud. Svolta anche la fase di Critical Design Review si passerà alla produzione dei dimostratori entro il 2026. Il fielding del sistema FCAS, previsto dal 2040, andrà a sostituire il caccia francese Dassault Rafale e il caccia europeo Eurofighter Typhoon.

E’ chiaro che i due programmi svilupperanno tecnologie e capacità equivalenti basati sull’intelligenza artificiale, il controllo di droni autonomi o semi-autonomi, il combat cloud per la condivisione dei dati e molto altro, ma questa ipotetica convergenza ci sembra molto improbabile per svariati motivi tra i quali ad esempio l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea. L’unica variabile potrebbe essere la tempistica del fielding dei velivoli. Ad oggi il FCAS “europeo” ci sembra viaggiare più velocemente del Tempest, sempre secondo le notizie rilasciate dai principali partner industriali Airbus, Dassault Aviation e Indra.

La mancanza di esperienza in programmi di quinta generazione, che sono la base naturale per lo sviluppo di programmi di sesta generazione, pensiamo sia un altro fattore difficile da gestire da tutte le nazioni coinvolte. Le tre nazioni del programma FCAS “europeo” non hanno alcuna esperienza sulla quinta generazione e svilupperanno una parte del sistema dalla versione più “spinta” dell’Eurofigher, la LTE – Long Term Evolution. Al contrario invece due su tre nazioni (Italia e UK) del programma Tempest hanno già una buona esperienza tecnica ed operativa sulla quinta generazione grazie agli F-35 in servizio con le forze aeree britanniche ed italiane che hanno in comune anche l’Eurofighter Typhoon.

E poi vediamo difficile una vera cooperazione tra BAE Systems e Airbus con Dassault Aviation. Queste prime donne leader dell’industria aerospaziale dovrebbero dividersi almeno al 50% lo sviluppo dell’ipotetico velivolo sul quale convergere. Condividere tecnologie e capacità soprattutto tra Londra e Parigi è un qualcosa che ci sembra, ad oggi, molto complicato. Una volta realizzati, i due sistemi di 6^ generazione affronteranno anche l’eventuale fase di concorrenza sull’export e su questo tema chiaramente un prodotto congiunto potrebbe avere più chances di essere venduto all’estero grazie ad una maggiore potenza commerciale rispetto a due prodotti distinti, ma questa è una storia tutta europea sulla quale siamo già passati con il Rafale e l’Eurofighter quasi sempre in competizione tra loro (vedasi Svizzera e Finlandia).


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Re: Il programma Tempest

Messaggio da Phant » 22 gennaio 2021, 17:54

Aviation-report.com ha scritto:
Svelati alcuni segreti del futuro e rivoluzionario radar del caccia di sesta generazione Tempest

Gli ingegneri che si stanno occupando dello sviluppo del radar per il programma del caccia di sesta generazione Tempest hanno dichiarato di aspettarsi di battere tutti i record di elaborazione dei dati. Il segreto, spiegano, riguarda la miniaturizzazione e il passaggio al digitale. E’ quanto riportato in una intervista alla rivista Defense News che ha riportato alcuni dettagli condivisi dagli ingegneri con sede nel Regno Unito della ditta italiana Leonardo.

Il jet di sesta generazione Tempest, in fase di sviluppo e progettazione da parte di Regno Unito, Italia e Svezia, che entrerà in servizio dopo il 2030 sarà letteralmente imbottito di nuove tecnologie, dal radar agli armamenti, dai motori ai materiali di costruzione fino ad un cockpit virtuale proiettato all’interno del casco del pilota. Proprio per quanto riguarda il rivoluzionario radar del Tempest, era stato annunciato, che avrebbe avuto la capacità di elaborare una quantità di dati equivalente a nove ore di video ad alta definizione oppure una quantità di dati equivalente al traffico internet di una città di medie dimensioni, ogni secondo.

Migliorare le prestazioni significherà ripensare gli odierni radar a scansione elettronica, che hanno griglie di piccoli moduli di ricezione e trasmissione, o TRM, sull’antenna, ognuno dei quali genera un raggio radar individuale che può seguire obiettivi diversi o combinarsi con altri per creare un raggio più grande. I TRM nell’array sono formati in gruppi e i segnali ricevuti da ciascun gruppo vengono inviati a un ricevitore che digitalizza i dati prima di passarli al processore del radar.

A causa delle loro dimensioni, i ricevitori devono essere posizionati indietro rispetto al muso del velivolo e accettare il segnale radar analogico in entrata lungo i cavi coassiali, che subiscono una perdita di dati prima che il segnale venga digitalizzato. Per rimediare, Leonardo sta lavorando alla miniaturizzazione dei ricevitori in modo che possano essere spostati più avanti rispetto al muso del velivolo e integrati nell’antenna, eliminando la necessità dei cavi coassiali. I dati che emergono dal ricevitore dovranno ancora viaggiare verso il processore, ma già digitalizzati, lungo cavi in ​​fibra ottica, riducendo così la perdita di dati.

“I ricevitori miniaturizzati possono digitalizzare il segnale all’interno dell’antenna molto prima nella catena di ricezione“, ha affermato l’ingegnere capo Tim Bungey. Questo è anche un passo avanti rispetto al nuovo radar European Common Radar System Mark 2 che utilizzerà i cavi coassiali e che BAE Systems e Leonardo forniranno alla Royal Air Force britannica per gli Eurofighter.

“La digitalizzazione dei dati più vicini all’array significa che sarà possibile ricevere e trasmettere più dati, manipolarli in modo più flessibile con un maggiore potenziale per l’utilizzo del radar come sensore multifunzione per la condivisione dei dati e per la guerra elettronica“, ha aggiunto Bungey.

Un altro vantaggio dell’utilizzo di ricevitori miniaturizzati è che se ne potranno installare molti di più che però gestiranno meno TRM migliorando le prestazioni e la flessibilità dell’interno sistema. In questo modo, insieme al supporto di larghezze di banda più ampie, sarà possibile generare molti più dati, offrendo una maggiore flessibilità per il controllo del radar e del suo funzionamento multifunzione.

“L’MRFS – Multi-Function Radio Frequency System sarà integrato all’interno del più ampio Tempest Mission System, che incorpora una suite completa di capacità di guerra elettronica e ausili difensivi, sistemi di targeting EO/IR e di consapevolezza situazionale e un sistema di comunicazione completo“, ha detto Duncan McCrory, capo ingegnere del team Tempest di Leonardo, “e i dati acquisiti da questi sistemi saranno fusi per creare un quadro dettagliato sulla situational awareness per l’equipaggio“, ha aggiunto.

Tutte queste informazioni saranno anche fuse con i dati ricevuti da altri velivoli con o senza pilota, con l’apprendimento automatico utilizzato per combinare ed elaborare il quadro generale di consapevolezza della situazione per gli equipaggi di volo. Ciò eviterà il sovraccarico di informazioni nella cabina di pilotaggio, consentendo ai piloti di assorbire rapidamente i dati e prendere decisioni sulla base di informazioni adeguatamente elaborate e convalidate e di rispondere rapidamente alle minacce in ambienti altamente contestati.

Leonardo ha recentemente dimostrato le capacità di lavoro di squadra uomo-macchina in un test organizzato con l’esercito britannico e il laboratorio di scienza e tecnologia della difesa del Ministero della Difesa britannico, nel quale un equipaggio di un elicottero AW159 Wildcat ha incaricato un UAV semi-autonomo della Callen-Lenz di raccogliere immagini e condividerle nei display nel cockpit dell’elicottero tramite datalink. Saranno questi i principi di collaborazione e teaming tra uomo e macchina che saranno alla base del Tempest. La progettazione del sistema di missione integrato procede parallelamente alla progettazione dell’aereo stesso.

“Leonardo sta lavorando con BAE Systems per garantire che la cellula possa ospitare i sensori, con Rolls Royce per garantire che ci sia l’alimentazione e il raffreddamento sufficienti per i sistemi e con MBDA per fornire alle armi i migliori dati disponibili prima del lancio e mentre procedono verso l’obiettivo”, ha detto McCrory.

Inoltre Leonardo, presso il suo sito di Luton nel Regno Unito, aveva dimostrato le capacità di una nuova tecnologia di allerta radar (radar receiver/warner technology) come parte delle attività in corso di sviluppo per il Tempest. Il nuovo sensore ha mostrato una capacità di rilevamento quattro volte superiore rispetto a quelle di un radar “warning/receiver” tradizionale, pur essendo di dimensioni dieci volte inferiori paragonato a un sistema standard.

Leonardo UK è una delle quattro società del Team Tempest che, sotto l’egida del Ministero della Difesa britannico, sta sviluppando un sistema aereo da combattimento di ultima generazione per il Regno Unito e le nazioni partner. Le attività sono iniziate nel 2018; successivamente Italia e Svezia hanno annunciato l’adesione al progetto. Il ruolo di Leonardo è quello di sviluppare la sensoristica del Tempest e di integrarla nel sistema di missione della piattaforma. La società è già al lavoro per la realizzazione di alcune delle avanzate tecnologie del nuovo programma, in linea con la tabella di marcia che prevede l’entrata in servizio del primo velivolo con la Royal Air Force nel 2035.

L’ambizioso programma Tempest lanciato nel 2008 e nato per sviluppare un nuovo caccia di sesta generazione che sostituirà la sua flotta di Eurofighter Typhoon, mira a vedere la produzione iniziare entro il 2025, con un “sistema” aereo da combattimento che raggiungerà la capacità operativa iniziale entro il 2035. Il sistema dovrà anche integrare i velivoli da combattimento di quinta generazione stealth F-35 di origine statunitense.

L’Italia e il caccia di sesta generazione Tempest

Il Ministro della Difesa Lorenzo Guerini ha sottoscritto insieme al Segretario di Stato per la Difesa del Regno Unito Ben Wallace e della Svezia Peter Hultkvist, lo scorso 21 dicembre 2020, un accordo trilaterale per lo sviluppo, tramite una “collaborazione paritaria”, del nuovo sistema d’arma Tempest, determinante per gli equilibri delle capacità militari e industriali a livello europeo e globale e sostituto del caccia Eurofighter Typhoon.

L’accordo, denominato Future Combat Air System Cooperation MoU (Memorandum of Understanding), disciplina i principi generali per una collaborazione paritaria tra i tre Paesi e riguarda tutte le attività comprese la ricerca, lo sviluppo e il joint concepting necessarie ai governi per operare la scelta dell’acquisizione di un sistema aereo avanzato in sostituzione dell’Eurofighter. All’accordo seguiranno i Project Arrangement e la fase di Full Development, attualmente prevista a partire dal 2025. L’Italia potrà quindi partecipare a tutte le fasi dell’intero sistema sin dal suo inizio potendo quindi inserire i requisiti operativi delle forze aeree e determinare fin da subito il ruolo dell’industria.

Il programma Tempest figura tra i programmi prioritari della Difesa. Nel Documento Programmatico Pluriennale 2020-2022, recentemente presentato al Parlamento nel mese di dicembre 2020, una prima importante linea di finanziamento per la partecipazione italiana a Tempest era stata individuata nell’ambito del programma Eurofighter per consentire il concreto avvio delle attività attraverso la cosiddetta transizione “Typhoon to Tempest”.


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Re: Il programma Tempest

Messaggio da Phant » 12 agosto 2021, 1:26

Analisidifesa.it ha scritto:
Tempest: nuova tranche di finanziamenti per la Concept and Assessment Phase

Il Ministero della Difesa ha firmato un contratto da 250 milioni di sterline con le aziende britanniche partner del “Team Tempest” per finanziare parte della “Concept and Assessment Phase” aprendo quindi un nuovo capitolo nello sviluppo del velivolo da combattimento di 6a generazione.

Il Tempest, o Future Combat Air System, dovrebbe combinare un velivolo centrale con un’intera rete di capacità come velivoli senza equipaggio e sistemi di dati avanzati per formare un mix di nuova generazione progettato per entrare in servizio dalla metà degli anni ’30, si legge nel comunicato della Difesa britannica.

L’investimento fa parte degli oltre 2 miliardi di sterline di spesa previsti dal governo britannico per il progetto nei prossimi 4 anni, come annunciato nel recente Defense Command Paper.

Il contratto vedrà investimenti nell’infrastruttura digitale e fisica su cui verrà sviluppato il programma, ponendolo su una base “digital first” in cui la progettazione e i test simulati possono ridurre significativamente costi, tempi ed emissioni.

Il segretario alla Difesa ha fatto l’annuncio presso il sito di BAE Systems a Warton, centro di sviluppo del programma e sede della “Fabbrica del futuro”, una struttura altamente connessa con tecnologia all’avanguardia progettata per mostrare un approccio rivoluzionario alla produzione di aerei militari.

Il contratto è stato firmato con BAE Systems, uno dei quattro membri fondatori del “Team Tempest”, che comprende anche i partner Leonardo UK, Rolls Royce e MBDA UK.

Circa 800 dei 2.000 posti di lavoro supportati dal contratto hanno sede nel nord dell’Inghilterra, nelle sedi di Warton, Samlesbury e Brough. BAE Systems ha stipulato contratti di supporto collaborativo direttamente con i partner principali del “Team Tempest” Leonardo UK, Rolls-Royce e MBDA. Di conseguenza, ulteriori posti di lavoro sostenuti dal programma sono distribuiti anche in aree tra cui Edimburgo, Luton, Stevenage e Bristol.

L’anno scorso, Regno Unito, Italia e Svezia hanno firmato un Memorandum of Understanding per collaborare al progetto anche se l’Italia per ora non ha stanziato risorse dedicate al programma co rischio di arrivare in ritardo per poter influire sullo sviluppo del velivolo e delle tecnologie.

Durante la sua visita a Tokyo la scorsa settimana, il segretario alla Difesa, Ben Wallace e il ministro della Difesa giapponese Nobuo Kishi hanno anche concordato di accelerare le discussioni tra Regno Unito e Giappone sullo sviluppo di sottosistemi per un futuro sistema aereo da combattimento. Ciò includeva intensificare gli sforzi per esplorare la collaborazione su potenza e propulsione. La partnership internazionale è stata fondamentale per la Combat Air Strategy sin dall’inizio e il Regno Unito è aperto ad accogliere altri partner a bordo.

Secondo una ricerca condotta dalla società di servizi professionali PWC all’inizio di quest’anno per conto del Team Tempest, il lavoro in corso dei quattro partner del Team Tempest e delle loro catene di approvvigionamento a sostegno delle attività aeree da combattimento nel Regno Unito potrebbe supportare circa 62.000 posti di lavoro all’anno e contribuire nella regione di 100 miliardi di sterline all’economia del Regno Unito tra il 2021 e il 2050.

Il Future Combat Air System è supportato dall’aumento di 24 miliardi di sterline nella spesa per la Difesa, annunciato dal Primo Ministro lo scorso anno. Questa partnership tra il Ministero della Difesa e l’industria costituisce anche parte integrante della strategia di difesa, sicurezza e industriale (DSIS) recentemente pubblicata.


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Re: Il programma Tempest

Messaggio da Phant » 21 settembre 2021, 0:54

Aerospacecue.it ha scritto:
Tempest: Excalibur testerà le tecnologie del caccia di 6° generazione

Nomi fantasiosi accompagnano l’evoluzione militare dell’aereonautica: dal Tornado al Typhoon, fino a raggiungere il caccia Tempest. Il prossimo caccia di sesta generazione è ancora in fase di sviluppo ma testare le sue futuristiche tecnologie è tutt’altro che semplice. Ecco che il consorzio europeo ha optato verso un nuovo trend dell’aeronautica: sperimentare in volo. Vediamo quale è la soluzione proposta dal team anglo-italiano.

Tempest: il nuovo caccia nei cieli d’Europa

Nonostante la Brexit, il soldalizio tra Inghilterra, Italia e Svezia sembra essere intatto, almeno per quanto riguarda la collaborazione sul Tempest. Il futuro caccia di sesta generazione dovrebbe entrare in servizio nel 2035 per essere messo a disposizione delle forze armate dei Paesi citati. Un consorzio che vede coinvolti attori del calibro di BAE Systems, Rolls-Royce, Leonardo, Avio Aero, MBDA, Saab e GNK.

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Un progetto nato nel 2018 per assicurare ai sudditi di sua Maestà la prossima generazione di caccia. Si tratta di un velivolo stealth che sostituirà la maggior parte dei caccia attualmente in dotazione alle Forze Armate. Per quanto riguarda gli equipaggiamenti il concetto stesso di armi sarà rivoluzionato inaugurando i dispositivi ad energia diretta non cinetica: onde elettromagnetiche e laser in primis. BAE riassume in 4 punti la potenza strategica del Tempest:

  • Capacità militari: investimenti su connettività veloce, processamento dei dati, sensori all’avanguardia e autonomia;
  • Incentivo alla crescita economica e delle capacità dei Paesi coinvolti;
  • Partnership internazionale incrementata: scambio tecnologico, condivisione dei rispettivi punti di forza;
  • Industria 4.0 rivolta ad assicurare qualità eccellenti con un’ottica di riduzioni dei costi, tenendo sempre primari gli obiettivi di minimizzare l’impatto ambientale.


Excalibur: obiettivo testare le tecnologie del caccia Tempest in quota!

Leonardo ha assegnato alla società 2Excel il contratto per lo sviluppo di un velivolo che fungerà da laboratorio volante. Comincia una nuova fase del programma FTA (Tempest Flight Test) con la modifica di un velivolo civile, un Boeing 757. L’aereo sarà completamente rivoluzionato per mettere a disposizione del team un ambiente capace di testare le tecnologie direttamente in volo.

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Sarà la spada magica che permetterà l’avanzamento del Tempest, così possiamo interpretare il nome assegnatogli. Le modifiche con il metodo “digital first” riguarderanno in maniera importante il muso del velivolo che verrà estruso in avanti. Una riproduzione del cockpit del caccia Tempest troverà spazio in quella che era una cabina passeggeri. Infine troveranno postazioni di analisi e controllo tutti i membri del team che verranno ospitati a bordo durante i test in quota.

Verranno fatti test inerenti all’alimentazione dei vari sistemi, il loro raffreddamento e il racking, ancora sulle stazioni di osservazione, processamento e memorizzazione. L’obiettivo è validare dispositivi come radar e apparati per la protezione elettronica in modo da “fare bene le cose difficili”. Il nuovo velivolo avrà le seguenti caratteristiche:

  • 14.5 tonnellate di payload trasportabili per 3900 miglia;
  • velocità di crociera di 0.8 Mach (massima 0.86);
  • quota operativa 42.000 piedi;
  • massimo tempo operativo 8 ore.


Il nuovo trend: sviluppare piattaforme di test volanti

Certamente progetti complessi come lo sviluppo di un nuovo genere di caccia richiedono capacità di test evolute: nuove tecnologie mai utilizzate prima devono poter essere collaudate prima di essere impiegate in missione. Anche Airbus sta investendo in questo senso con le nuove piattaforme Flightlab. Non solo gli innovativi elicotteri della casa europea, ma anche Sikorsky sta sviluppando test simili. Il caccia tempest potrà beneficiare anche di questo nuovo trend.

Il nuovo velivolo dovrà certamente passare la fase di certificazione e soltanto dopo potra essere disponibile come laboratorio volante. Leonardo tiene a precisare che questo velivolo non sevirà solamente per questo progetto ma potrà essere impiegato anche in altri contesti. Non solo, piattaforme del genere possono validare i molteplici modelli sviluppati per simulare l’azione dei vari sistemi.

Questo procedimento può richiedere un investimento iniziale importante, però a lungo termine emergono i vantaggi: una maggiore affidabilità acquisita dai componenti in gioco è vitale nel panorama aeronautico. Modificare molteplici componenti difettosi, magari diffusi su flotte in tutto il mondo, è dilaniante anche per le casse di una multinazionale. Quindi investire prima, non solo permette uno sviluppo tecnologico solido, ma può prevenire disastrosi impatti economici.


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Re: Il programma Tempest

Messaggio da Phant » 4 maggio 2022, 0:53

Aresdifesa.it ha scritto:
Wind River sale a bordo del programma Tempest

Wind River, leader mondiale nella fornitura di software per sistemi intelligenti, ha annunciato di essere stata selezionata da BAE Systems per supportare il lavoro di dimostrazione tecnologica nell’ambito del programma Tempest per il futuro sistema aereo da combattimento.

Il software Wind River è utilizzato da oltre 360 ​​clienti oltre 600 programmi di sicurezza in più di 100 sistemi civili, militari e spaziali, offrendo una tecnologia innovativa che risolve problemi aziendali reali.

BAE Systems utilizzerà la piattaforma VxWorks 653 , una parte di Wind River Studio, ed i pacchetti di prove di certificazione di sicurezza DO-178C DAL B associati e AdaCore GNAT Pro Assurance come parte del lavoro di progetto dimostrativo tecnologico in corso a sostegno del programma. Wind River Studio è una piattaforma cloud-native per lo sviluppo, l’implementazione, le operazioni e la manutenzione di sistemi intelligenti mission-critical.

Il Team Tempest è un’iniziativa tecnologica cofinanziata lanciata dal Royal Air Force Rapid Capabilities Office e da partner industriali del Regno Unito con l’obiettivo di far progredire la tecnologia dell’aria da combattimento. BAE Systems è uno dei membri fondatori del Team Tempest.

Il futuro sistema aereo da combattimento Tempest incorporerà capacità tecniche avanzate tra cui l’IA, che crea opportunità come la capacità di volare con o senza pilota o di utilizzare la tecnologia di sciame per controllare i droni. Tempest è attualmente nella fase di ideazione e valutazione. La capacità operativa iniziale è prevista per la metà degli anni ’30.

Sfruttare una piattaforma critica per la sicurezza con i pacchetti di certificazione di sicurezza COTS può ridurre il rischio del programma tecnico.


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Re: Il programma Tempest

Messaggio da Phant » 21 luglio 2022, 2:05

Aviation-report.com ha scritto:
Il Regno Unito punta a far volare un dimostratore di un aereo da combattimento supersonico entro il 2027 fondamentale per la progettazione del FCAS/Tempest insieme all’Italia

Il Ministero della Difesa britannico ha annunciato che un “Flying Combat Air Demonstrator” stealth e supersonico volerà entro i prossimi cinque anni per dimostrare il design e le capacità del suo aereo da combattimento di prossima generazione Future Combat Air System (FCAS) o Tempest.

Il segretario alla Difesa britannico Ben Wallace ha annunciato la piattaforma dimostrativa lo scorso 18 luglio al Farnborough International Airshow. L’aereo fa parte del programma britannico Future Combat Air System e della suite tecnologica del caccia del futuro sviluppata dalle quattro società che compongono il Team Tempest: BAE Systems, Leonardo UK, Rolls-Royce e MBDA UK.

Il ministero ha dichiarato di aver avviato lo sviluppo del velivolo dimostrativo in collaborazione con il Team Tempest presso la struttura di BAE a Preston, in Inghilterra. Il velivolo supersonico con equipaggio testerà funzionalità stealth e altre nuove tecnologie.

“Il dimostratore è vitale per garantire che la nostra tecnologia, competenze e capacità industriali siano pronte per il futuro“, ha affermato il ministero in una nota. “La progettazione e la costruzione del dimostratore dimostrerà l’integrazione e le capacità di test. Fornirà inoltre dati e lezioni inestimabili all’industria britannica per supportare l’introduzione di un nuovo aeromobile FCAS a partire dal 2035“.

Il direttore FCAS del Ministero della Difesa, Richard Burton, non è stato in grado di fornire dettagli specifici sul volo inaugurale nel 2027. Tuttavia, ha confermato che sarà caratterizzato da un velivolo poco osservabile, sebbene le tecnologie e la configurazione rimangano “altamente sensibili”.

I funzionari britannici non hanno fornito nemmeno dettagli sul costo del programma, che potrebbe essere più di un affare tutto britannico. Il ministero ha affermato in un comunicato a Defense News che c’è interesse per l’adesione dell’industria italiana al progetto. “Il velivolo dimostrativo è già in fase di sviluppo tra il governo e i partner industriali del Team Tempest e il Regno Unito sta attivamente progredendo con le opportunità di collaborazione sul progetto con i partner industriali italiani“, aggiunte il ministero nella nota stampa.

La notizia del dimostratore arriva mentre la Gran Bretagna sta approfondendo le sue relazioni con il Giappone sullo sviluppo di nuovi aerei da combattimento. Wallace ha menzionato questa collaborazione e quella del paese con l’Italia e la Svezia, affermando che “la cooperazione mostra i vantaggi delle nostre alleanze in tutto il mondo“. Gran Bretagna, Giappone e Italia stanno conducendo un’analisi concettuale congiunta per identificare requisiti condivisi e considerare come potrebbero collaborare sui futuri velivoli da combattimento e alcune decisioni di tale partenariato sono attese quest’anno.

Sono passati quasi 40 anni dall’ultima volta che gli inglesi hanno investito in un dimostratore di tecnologia per jet da combattimento. Lo sforzo, Experimental Aircraft Program, era stato guidato da quella che ora è la BAE Systems ed ha prodotto uno dei migliori jet da combattimento al mondo attualmente in servizio, il Typhoon.

Il Typhoon sviluppato come una partnership con la Germania, Italia e Spagna rimane un fulcro dello sforzo di sviluppo di jet da combattimento in Europa. Il programma ha creato migliaia di posti di lavoro e capacità in evoluzione che ora probabilmente troveranno la loro strada nella sesta generazione Tempest.

“Riconosciamo la nostra responsabilità nel fornire una capacità aerea di combattimento nazionale ed affidabile“, ha affermato in una dichiarazione l’amministratore delegato della BAE, Charles Woodburn. “Stiamo collaborando con la catena di approvvigionamento del Regno Unito per accelerare l’innovazione della futura potenza aerea della nazione, integrando nuove tecnologie in modo che la Royal Air Force e i suoi alleati possano stare al passo con i nostri avversari“.

Il dimostratore in questione fornirà prove per le tecnologie, i metodi e gli strumenti critici, che verranno utilizzati sulla piattaforma principale di sesta generazione. Nell’ambito della più ampia attività coinvolta nello sviluppo di Tempest, il programma del dimostratore contribuirà anche a sviluppare ulteriormente e a stimolare la prossima generazione di abilità e competenze necessarie per realizzare questo ambizioso programma.

Il Tempest è stato lanciato nel 2018, in risposta alla Combat Air Strategy del Regno Unito, che ha definito una visione ambiziosa per il futuro. Il documento ha sottolineato l’importanza del settore aereo, in particolare quello da combattimento, del Regno Unito nel garantire che il paese mantenga il focus su come soddisfare le sue esigenze di difesa e sicurezza e ha avviato il programma per fornire la capacità successiva a quella del Typhoon. La strategia ha anche riconosciuto gli ampi benefici che il settore offre alla nazione e si è impegnata a garantire che le future decisioni sugli appalti tengano conto della capacità militare, dell’influenza internazionale e del vantaggio economico, insieme al costo complessivo per offrire il massimo beneficio per il Regno Unito.

E proprio nell’ambito del programma FCAS/Tempest, Leonardo e BAE Systems hanno deciso di collaborare ufficialmente al programma identificando aree di collaborazione su attività di reciproco interesse. Nello stesso contesto, le aziende elettroniche italiane e britanniche di Leonardo ed Elettronica SpA hanno raggiunto un accordo di collaborazione nell’area dei sensori e delle comunicazioni per supportare lo sviluppo del progetto e stanno sviluppando attività dimostrative su sensori e sistemi avanzati.


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