Operation Barkhane (Niger, Mali, Burkina Faso, Mauritania e Ciad)

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Operation Barkhane (Niger, Mali, Burkina Faso, Mauritania e Ciad)

Messaggio da Phant » 18 gennaio 2013, 4:50

Flightglobal.com ha scritto:
France details combat intervention in Mali

Combat assets including French air force Dassault Mirage 2000Ds and Rafales have attacked anti-government militants in Mali, as part of an action intended to defend the nation's civilian population.

Launched on 11 January, following a request from the authorities in Malian capital Bamako, France's Operation "Serval" began with Aerospatiale Gazelles from its army's 4th Special Forces Helicopter Regiment striking four vehicles used by militants near the town of Konna. One pilot died of wounds sustained during the first engagement, the French defence ministry says.

The security situation in Mali had worsened markedly prior to the intervention, with al-Qaeda and other militants having made recent advances in the north of the country. The UN Security Council on 10 January warned that Konna had fallen to "terrorist and extremist groups", and said the deterioration posed "a direct threat to international peace and security".

Four of six French air force Mirage 2000Ds, which were already based in N'Djamena in Chad (above), also attacked targets in northern Mali overnight on 11-12 January, while the army also readied 200 ground troops for insertion into the Malian capital using Dassault-Breguet C160 Transall and Lockheed Martin C-130H transports.

Initial air operations were supported by two Mirage F1 reconnaissance aircraft and, initially, three Boeing C-135 tankers, also located in Chad. Four Rafale B strike aircraft also flew long-range attack sorties during the weekend from Saint-Dizier air base in France, before also landing in N'Djamena. They were accompanied by two more of France's C-135 tankers.

Speaking at a 12 January press conference, defence minister Jean-Yves Le Drian said: "We will continue these activities as long as necessary. Our commitment to the fight against terrorism is complete. France will do everything it can to help Malians fight jihadist groups who have gone on the offensive in recent days."

There are about 5,000 French nationals currently in Mali. The UK government also pledged its support to French forces, allocating two Boeing C-17 strategic transports from its Royal Air Force's 99 Sqn to assist its counterpart in flying supplies and armoured vehicles to Africa.


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FONTE: http://www.flightglobal.com/news/articl ... li-380993/
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Re: Operation Barkhane (Niger, Mali, Burkina Faso, Mauritania e Ciad)

Messaggio da Phant » 18 gennaio 2013, 5:11

Flightglobal.com ha scritto:
French allies fly support missions into Mali

International support for France's Operation Serval activity against al-Qaeda and other militants inside Mali has grown to include the commitment of air transport and other support assets by several of its NATO allies.

Belgium, Canada, Denmark, Germany, Italy and the UK are among the nations so far to have allocated around a combined dozen transport aircraft and helicopters to support the French intervention, with the USA also assessing what logistical assistance its military might lend.

Types involved in the delivery of personnel, equipment and armoured vehicles to the Malian capital, Bamako, have included Boeing C-17s owned by Canada and the UK, Lockheed Martin C-130H/Js from the air forces of Belgium, Denmark and France, and C160 Transalls from France and Germany. Belgium has also agreed to allocate two AgustaWestland AW109s, to be made available for possible medical evacuation duties.

French army Aerospatiale Gazelle attack helicopters continue to conduct operations against militants in the north of Mali, along with two air force Dassault Mirage F1CR armed reconnaissance aircraft that were moved to Bamako airport from Chad on 14 January. Six Mirage 2000D and four Rafale B combat aircraft are also involved in the action, flying long-range sorties from N'Djamena in Chad, supported by a detachment of five Boeing C-135 tankers. Operations also involve a combined five French Hercules and C160s and navy ATL-2 Atlantique surveillance aircraft.

Several army Eurocopter SA330 Puma transport helicopters also arrived in Bamako by air transport on 16 January.

The French defence ministry says 1,700 of its troops were involved in the Serval campaign as of 15 January, including 800 personnel deployed into Mali from Chad. Paris launched its military action to support the Malian government on 11 January, under the auspices of UN resolutions 2056 and 2085.


FONTE: http://www.flightglobal.com/news/articl ... li-381196/
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Re: Operation Barkhane (Niger, Mali, Burkina Faso, Mauritania e Ciad)

Messaggio da Phant » 29 aprile 2014, 0:59

Analisidifesa.it ha scritto:
Apache olandesi in Mali

Quattro elicotteri da combattimento AH-64D Apache dell’Aeronautica e 380 militari olandesi sono stati assegnati alla missione dell’Onu Multidimensional Integrated Stabilization Mission in Mali (Minusma). Il contributo dell’Aja all’operazione contro i qaedisti nel nord del Paese comprende anche unità d’intelligence e forze speciali (circa 150 militari) oltre a unità logistiche, di sicurezza e istruttori per addestrare le forze maliane schierati nella base di Gao dove sono arrivati negli ultimi giorni.

Personale di staff olandese sarà presente anche nel Quartier generale di Minusma nella capitale Bamako. La presenza degli Apache (già utilizzati dagli olandesi in Bosnia, Iraq e Afghanistan) lascia intendere che il contingente opererà anche in appoggio alle forze francesi (circa 1.600 militari con jet Mirage 2000 ed elicotteri) che combattono i qaedisti nel nord del Paese.

Da ottobre verranno schierati in Mali anche tre elicotteri cargo CH-47 Chinook (con ulteriori 70 militari) utilizzati per il trasporto tattico, la mobilità delle forze speciali e le evacuazioni sanitarie a rimpiazzo dei tre elicotteri civili utilizzati oggi da Minusma che soffrono di diverse limitazioni: non atterrano in zone di combattimento e di notte possono operare solo su aeroporti. La missione è stata autorizzata dal governo olandese fino alla fine del 2015 con la possibilità di estenderla ulteriormente in seguito.

Con una forza prevista di 12.640 effettivi (11.200 militari e 1.440 poliziotti) la Minusma è rimasta sottodimensionata impedendo così a Parigi di ridurre ulteriormente a un migliaio le forze schierate in Malì nell’ambito dell’Operazione Serval. Oggi sono in servizio poco meno di 8 mila uomini incluso il contingente olandese: 7 mila militari e un migliaio di agenti di polizia.


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Re: Operation Barkhane (Niger, Mali, Burkina Faso, Mauritania e Ciad)

Messaggio da Phant » 24 maggio 2014, 14:38

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Re: Operation Barkhane (Niger, Mali, Burkina Faso, Mauritania e Ciad)

Messaggio da 22GCT_RedBaron » 24 maggio 2014, 17:03

Anno 2003, estate torrida...presso il 72° Stormo di Frosinone frequentavo il corso per il conseguimento del Brevetto Militare di Pilota di Elicottero...primi voli con l'Istruttore...combattevamo con noi stessi per riuscire a domare l'NH-500E, che intanto ballava la Samba (da solista sarei stato poi Samba 69 :D ) sperando di arrivare alla tanto agognata Mix Solista. Un giorno arrivarono gli Apache olandesi per un corso di ambientamento ai voli in montagna (chissà perchè... :muro: ); successivamente mi ritrovai a rullare vicono ad uno di questi mostri che aveva i rotori in moto...incuteva timore...e quella volta feci una doppia samba...con somma gioia dell'Istruttore...la turbolenza che generava sballonzolava il mio piccolo ovetto :grande: . :rotfl: :rotfl: :rotfl:
Che ricordi lontani...grazie Phant...da qualche parte dovrei avere anche qualche foto...
salut :yes:

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Re: Operation Barkhane (Niger, Mali, Burkina Faso, Mauritania e Ciad)

Messaggio da Lionell » 24 maggio 2014, 17:28

:grande:

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Re: Operation Barkhane (Niger, Mali, Burkina Faso, Mauritania e Ciad)

Messaggio da Phant » 6 ottobre 2015, 17:56

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Re: Operation Barkhane (Niger, Mali, Burkina Faso, Mauritania e Ciad)

Messaggio da Phant » 28 novembre 2015, 19:23

Corriere.it ha scritto:
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Il "fronte africano": l’altra guerra della Francia

All’indomani degli attentati, di Parigi prima e in Mali poi, Hollande ha chiesto aiuto agli alleati. Obiettivo: fronteggiare la minaccia terrorista in Siria ma anche in Africa, dove da anni i francesi sono impegnati a contenere il jihadismo su un territorio di 4 mila chilometri. Con risorse scarse ma non pochi successi.
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Re: Operation Barkhane (Niger, Mali, Burkina Faso, Mauritania e Ciad)

Messaggio da Aviators » 11 marzo 2016, 23:18

Analisi Difesa ha scritto: Parigi ritira i Mirage 2000 dal Niger

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Parigi sta rimodulando le forze aeree mobilitate contro i jihadisti in Medio Oriente e Sahel ritirando dalla base di Niamey, in Niger, 2 cacciabombardieri Mirage 2000D assegnati all’operazione Barkhane.

I caccia erano schierati nella capitale del Niger dall’aprile 2014 in supporto alle operazioni in Malì ma sono stati trasferiti a fine febbraio in Giordania dove rafforzano il dispositivo dell’operazione Chammal contro lo Stato Islamico, in cui la componente aerea d’attacco è composta da 6 Rafale basati negli Emirati Arabi Uniti e 6 Mirage 2000 in Giordania e che era risultata indebolita dopo il rientro della portaerei De Gaulle.

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Attualmente l’Operazione Barkhane nel Sahel mobilita ancora 2 Mirage 2000C a Niamey che verranno presto ritirati lasciando in Niger solo i droni General Atomics MQ-9 Reaper affiancati da 4 Dassault Rafale schierati a N’Djamena, in Ciad, in turni di 4 mesi per i velivoli e di 2 mesi per il personale dell’Armèe de l’Air.

Nella turnazione effettuata tra agosto e dicembre del 2015 i Rafale hanno effettuato 170 sortite per oltre 500 ore di volo.

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Re: Operation Barkhane (Niger, Mali, Burkina Faso, Mauritania e Ciad)

Messaggio da Phant » 24 gennaio 2017, 19:35

Analisidifesa.it ha scritto:
Operazione Barkhane: la guerra di Parigi ai jihadisti nel Sahel

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La conferenza stampa era quasi conclusa. Jean-Yves Le Drian, ministro della difesa francese, non ne aveva ancora accennato. Eppure erano già le 19 di mercoledì 11 marzo. I giornalisti presenti erano ormai intenti a scrivere i pezzi sulla gran mole di temi trattati. E la notizia è uscita all’ultimo, quasi in secondo piano anche se non è certo irrilevante.

L’Operazione Barkhane che da un anno vede i militari francesi e dei Paesi del Sahel impegnati a contrastare i miliziani jihadisti sarà rinforzata, sia per mantenere la pressione sui gruppi jihadisti operanti nell’area sahelo-sahariana, sia per puntellare gli sforzi africani nel contrasto a Boko Haram. La Francia non sarà in prima linea contro i terroristi nigeriani, ma interverrà «nel sostegno logistico e informativo alle forze ciadiane, nigerine e camerunensi, impegnate sul terreno». È solo il caso di ricordare che, dall’8 marzo, Ciad e Niger hanno sferrato una vasta offensiva contro i santuari di Boko Haram nel nord-est della Nigeria.

La Francia appoggia le manovre con una Cellula di coordinamento e contatto, istituita in Ciad, al Posto comando di teatro dell’Operazione Barkhane. I paesi del Lago Ciad vi si scambieranno le informazioni e tenteranno di coordinare le risposte. Parigi sta già spingendo i suoi ricognitori aerei fino alle frontiere nigeriane e sul nord del Camerun. Almeno ufficialmente non penetra oltre. Monitora la situazione, ma sta preparando il terreno a qualche manovra d’urgenza.

Tanto è vero che ha attivato un distaccamento di coordinamento e contatto, sostenibile autonomamente, a Diffa, nell’estremo sud del Niger. Per il momento, ha benedetto l’alleato ciadiano, molto ben agguerrito. N’Djamena dispone di un esercito di 30mila uomini: proiettarne 2mila a meno di 800 chilometri dalle basi non è un problema. Il Mali (3mila km), nel 2013, lo ha dimostrato. Un’ulteriore conferma arriva dalla storia militare: meno di 35 anni fa, N’Djamena ha inflitto una dura lezione anche ai regolari di Gheddafi, abbagliati da mire espansionistiche. I suoi soldati non temono le perdite sul campo.

E nemmeno le azioni violente, se solo si pensi all’hybris pugnace mostrata contro la ribellione interna, costellata da un alto tasso di caduti. Sono ben equipaggiati (per gli standard africani): materiali francesi degli anni 70-80; veicoli rustici, ma moderni e una pletora di blindati leggeri, ad alta mobilità. Allineano una variante dei Sagaie con torretta dell’AML-90, meglio nota come ERC-90 Lynk.

Non più di 4 mezzi però. Sulla carta sarebbero disponibili anche 62 AML-90 di una quarantina d’anni, cui si sommano i 20 ‘Eland’ di origine sudafricana, consegnati una decina di anni fa, senz’altro in perfetto stato. Certo, il cannone da 90 millimetri non è il massimo, ma abbina alla portata una discreta potenza di fuoco. Fra i 4×4 blindati, si segnalano 22 Bastion Patsas, più 110 VLRA e qualche camion Kerax per la logistica pesante. Sono in linea anche i 4×4 ALTV di Renault Trucks Defense, ben protetti, più una quarantina di VAB ceduti dai francesi nel 2008. Quanto occorre per il teatro nigeriano.

I ciadiani e i nigerini continueranno ad avere il sostegno dei francesi. Parigi fornirà soprattutto carburanti e intelligence, spostando alcune pedine e rinvigorendo le capacità di sorveglianza aerea. Come? L’operazione Sangaris in Centrafrica passerà a breve da 2.000 a 1.700 uomini e il ministro Le Drian ha lasciato presagire che sarà la forza assegnata all’Operazione Barkhane ad avvantaggiarsene. Un quarto Rafale con tanto di pod RECO NG è arrivato nel weekend scorso a N’Djamena, mentre un terzo drone Reaper è atteso in Niger per l’estate.

Sarà un rinforzo leggero, non ancora quantificato, forse dell’ordine del 10%, forze fresche che si sommeranno ai 3.000-3.200 uomini dispiegati dal 1° agosto 2014 fra i due quadranti dell’operazione Barkhane: Gao (in Malì) a ovest, e N’Djamena a est. Ma si potrebbe arrivare fino a 4mila uomini, secondo fonti non ancora confermate, citate da Jean Marc Tanguy.

I francesi stanno studiando i dettagli da almeno sei mesi. In ottobre, Jean-Pierre Bosser, capo di stato maggiore dell’Esercito, era stato abbastanza chiaro: «possiamo continuare ad avere un dispositivo concentrato esclusivamente a nord e ignorare la minaccia che incombe a sud?». Il Generale parlava a Lille, al quartier generale del Corpo di Reazione Rapida.

Aveva già in mente che Barkhane avrebbe fatto un salto di qualità, prendendo in considerazione le minacce a 360°. Nel frattempo, il 15-16 dicembre, si teneva a Dakar un importantissimo forum sulla sicurezza, su iniziativa franco-senegalese. Al centro della scena i conflitti e i problemi della sicurezza in Africa, continente nel quale la Francia ha il grosso degli effettivi attualmente in OPEX (Opérations Extérieures): 5.600 uomini su un totale di circa 8.500.

A Dakar, c’era Jean-Yves Le Drian, impegnato in colloqui bilaterali con i partner regionali. Ma alle tavole tematiche sull’antiterrorismo e la COIN (contro insurrezione) sedeva anche il generale Grégoire de Saint-Quentin, numero 1 del COS. Il Comando per le Operazioni Speciali schiera attualmente nell’area sahelo-sahariana 400-500 uomini.

Il Burkina Faso è il centro di gravità dei commando che armano la task force Sabre, il pendant SF di Barkhane. Trovi incursori del 1° RPIMa, del 13° RDP, del CPA 10 e della FORFUSCO, assistiti da un pugno di elicotteri del 4° RHFS e dai velivoli ad ala fissa del ‘Poitou’. Quando ha preso la parola il generale Christophe Gomart, capo dell’intelligence militare (DRM), il dibattito verteva ormai sul controllo delle frontiere. Idriss Déby, presidente del Ciad, aveva il dente avvelenato e ha subito guadagnato il palcoscenico, non lesinando critiche alla Francia e alla NATO, colpevoli a suo dire di non aver concluso il lavoro iniziato in Libia nel 2011.

Difficile dargli torto. Tutti hanno convenuto sul pantano attuale (trou noir) nel Sud libico: per Ibrahim Boubacar Keïta, presidente maliano, vengono da lì molti dei problemi attuali della sub-regione e, soprattutto, del suo paese. Camerun, Niger e Ciad hanno colto l’occasione per enfatizzare la minaccia montante di Boko Haram, facendo maturare nei francesi l’idea della cellula di coordinamento e gli sviluppi successivi.

Cominciare a sguarnire il Centrafrica è oggi la seconda mossa dei vertici d’Oltralpe, anche se lo scenario non è del tutto pacificato. Gli ex-ribelli della Séléka, ormai divisi in 3 fazioni, sono sempre attivi, come le milizie anti-balaka (prevalentemente cristiane), in buona parte manipolate dal clan di François Bozizé, l’ex-presidente della RCA. I due rivali si scontrano periodicamente. L’ultima volta il 17 dicembre, a Mbrés, 300 chilometri a nord della capitale. Combattimenti scoppiati pochi giorni dopo la cerimonia di riconciliazione fra le due fazioni, sotto l’egida della MINUSCA (Mission Intégrée multidimensionnelle de Stabilisation des Nations Unies en République Centrafricain). Molto si spera nelle prossime elezioni presidenziali e legislative, che dovrebbero tenersi al più tardi in agosto.

Ma i francesi non hanno più tempo. Vogliono disimpegnarsi e passare la mano ai peacekeepers dell’ONU, perché la situazione nella fascia sahelo-sahariana si sta deteriorando. I gruppi terroristici che sembravano esser stati annichiliti a Gao, Timbuctù e nella battaglia decisiva del massiccio di Tigharghâr (2013) non sono stati affatto debellati. Secondo l’agenzia Reuters si stanno riorganizzando e riequipaggiando, anche grazie all’instabilità endemica della Libia e della Nigeria settentrionale.

Secondo un rapporto riservato delle Nazioni Unite, che abbiamo potuto consultare, in caso di bombardamenti sui feudi terroristici di Derna, Ghadames e del Fezzan, i jihadisti si ridispiegherebbero nell’area sahelo-sahariana, in primis nel Mali settentrionale, destinazione principe della galassia estremista gravitante sulla Libia.

I legami fra i gruppi saheliani e libici sono assodati: al-Qaeda nel Maghreb islamico (AQMI), gli Almoravidi, Ansar al-Sharia e ISIS ignorano le frontiere ufficiali. Dal triangolo Ubari-Sebha-Murzuk, i terroristi compiono incursioni nel Mali settentrionale (dall’Ifoghas a Timétrine), e in Niger, lungo un asse di oltre un migliaio di chilometri che, attraverso il valico di Salvador, segue la frontiera fra il Niger e l’Algeria.

I confini sono porosi ma ben presidiati dalle sole forze di sicurezza algerine. La Tunisia rischia: il capo della branca autoctona di Ansar al-Sharia, Abu Iyadh, sarebbe stato localizzato a Sabrata, protetto dalle milizie dell’omologo libico Omar Mokhtar Madhuni, ucciso a dicembre dai regolari libici.

I membri di Ansar pare abbiano campi di addestramento in Tripolitania e da lì organizzerebbero raid oltreconfine, riparando nei santuari tunisini del Monte Chaambi, prossimo all’Algeria, dove jihadisti algero-tunisini hanno affrontato di recente le forze armate di Tunisi.

La presenza di forze militari franco-occidentali in Mali (Barkhane e MINUSMA) è per i terroristi un ulteriore catalizzatore, se non altro per giustificare gli appelli alla guerra santa. La connection Mali-Libia è testimoniata da varie notizie d’intelligence: il capo degli Almoravidi, Mokhtar Belmokhtar, è ufficialmente introvabile. Alcuni sostengono si trovi nella regione di Bengasi, mentre la sua famiglia sarebbe nel sud-ovest della Libia, dove è stato segnalato più volte anche Iyad Ag Ghali, capo del movimento jihadista maliano i Ansar-Dine. Le notizie si accavallano visto che un inviato di Der Spiegel avrebbe incontrato Ghali nella regione maliana di Kidal.

Il rischio odierno è una saldatura fra i vari gruppi citati che farebbe entrare nella dinamica pan-regionale Boko Haram, già legato in passato ai terroristi maliani dell’ex MUJAO (Movimento per l’unicità del Jihad in Africa Occidentale). La nuova strategia espansiva bokoharamista verso il Sahel, già palesatasi con gli attacchi in Niger, aggiunge un ulteriore tassello al quadro d’instabilità della regione in progressivo deterioramento.

In Mali, si registra una recrudescenza degli attacchi terroristici e anche Bamako ne ha fatto le spese. L’ultimo attentato nella capitale è stato rivendicato l’8 marzo dagli Almoravidi. I fanatici qaedisti l’avrebbero ordito come rappresaglia all’eliminazione di Amhed el-Tilemsi, membro fondatore del MUJAO, ucciso a Tabankort da un commando francese della task force Sabre, il 10 dicembre scorso. A nord le truppe di Parigi stanno sequestrando regolarmente imponenti quantità di armi, munizioni e materiali bellici.

A fine dicembre, il GTD-O (Groupement Tactique Désert Ouest) della forza Barkhane ha rinvenuto a poca distanza da Bourem mortai da 82 mm, due missili spalleggiabili SA-7, fortunatamente incompleti, e una tonnellata di HME (Home Made Explosive), utile a congegnare IED (Improvised Explosive Device). I caschi blu della MINUSMA (Multidimensional Integrated Stabilization Mission in Mali) sono drammaticamente esposti ai raid terroristici: almeno 40 dei loro sono morti nell’ultimo anno.

Non meno precaria è la situazione dei militari maliani: il 5 gennaio, un attacco di AQMI ha ucciso almeno 8 soldati nel sud del Paese, a Nampala, vicino alla frontiera mauritana. Non accadeva da almeno due anni, da quando gli jihadisti erano stati sloggiati dalle regioni meridionali.

Ma veniamo ai dettagli della forza francese dell’Operation Barkhane che opera in Niger, Mali, Burkina Faso, Mauritania e Ciad. Un teatro immenso, per lo più desertico. Vasto quasi quanto l’Europa, è tuttavia arcinoto ai francesi che l’hanno tenuto in pugno durante l’epoca coloniale. A Parigi guardano con fiducia forse eccessiva ai trascorsi di successo.

Poco più di quarant’anni fa, forze aeroterrestri francesi intervennero in Ciad, per una campagna contro insurrezionale dall’esito favorevole. Impegnarono tremila uomini, quanti ne conta oggi l’operazione Barkhane. La sfida è enorme, i mezzi e gli uomini pochi, anche se la strategia si basa su una logica di partenariato regionale e sulla collaborazione del G5 Sahel, attivo dal febbraio 2014.

Da un punto di vista organizzativo non c’è soluzione di continuità rispetto al passato, cioè alle operazioni Serval ed Épervier. Il nuovo stato maggiore è sempre a N’Djamena, all’interno della base aerea 172 «Sergent-chef Adji Kosseï », che già ospitava il quartier generale di Épervier e dei vari distaccamenti francesi succedutisi nell’operazione.

Se Kosseï è il centro nevralgico del quadrante orientale della forza Barkhane, da Gao, in Mali, opera il cosiddetto “fuseaux Ouest”, dispositivi dotati di un gruppo tattico composto da una compagnia di fanteria, uno squadrone leggero e un distaccamento di elicotteri.

Tutti si appoggiano su un dispositivo aereo regionale coordinato dalla capitale ciadiana: il JFAC AFCO (Joint Force Air Component Afrique Centrale et de l’Ouest ), su 6 Rafale, un Transall C-160, un Hercules C-130, un tanker C-135FR e 4 elicotteri Puma.

La componente terrestre del GTID Est è imperniata su 30 blindati, fra Sagaie e VAB, un centinaio di camion logistici (TRM, GBC, CCP e Scania) e 1.300 uomini del 3o RPIMa, del 1o RHP, del 28o RT e dello squadrone 1/67 Pyrénées, più lo stato maggiore dell’operazione.

Fra l’aeroporto di Gao e la vecchia base aerea delle forze armate maliane, i francesi hanno impiantato la «Plateforme opérationnelle Désert», attiva nell’ovest. Gao era stata al contempo piattaforma logistica e base avanzata dell’operazione Serval. Oggi vi sono schierati 1.300 uomini e un distaccamento di elicotteri molto eterogeneo: 12 macchine di cinque tipi diversi, più un Pilatus PC6 ad ala fissa per i voli di collegamento. Lo SGAM (Sous Groupement Aéromobile) affianca due Gazelle a due Tigre, quattro Puma a due Cougar ammodernati e due NH-90, secondo le stime di Frédéric Lert e i report dell’EMA, l’agenzia d’informazioni del Ministero della Difesa francese.

Niamey, in Niger ospita invece i mezzi da ricognizione, compresi i due Harfang e i due Reaper dello squadrone 1/33 Belfort, purtroppo disarmati, già in volo sul Sahel per oltre 2.000 ore, in missioni PREO (Préparation Renseignement de l’Espace Opérationnel). Ma il dispositivo ISR può contare anche sui droni dell’US Air Force, ubicati ad Agadez, tanto equidistante dal Nord del Mali e dal Sud della Libia, quanto prossimo al Nord della Nigeria.

La base nigerina di Niamey accoglie anche cacciabombardieri e pattugliatori Atlantique 2. La quarta base del dispositivo Barkhane è a Ouagadougou, sede del gruppo di forze speciali dell’operazione Sabre. Il quadrilatero principale è completato da una serie di punti d’appoggio, più o meno permanenti, usati da vari distaccamenti d’oltralpe. In Niger, i francesi hanno ripristinato un vecchio forte dell’epoca coloniale, Madama, nel lontano nord, oggi base operativa avanzata, operativa in toto dal 1° luglio 2015. La base, dotata di una pista d’atterraggio, è in posizione strategica a un centinaio di chilometri dalla frontiera libica e si appoggia anche sull’esercito autoctono e le forze americane di stanza a Dirku, più a sud.

A proposito, l’AFRICOM (il comando statunitense per le operazioni in Africa) ha appena concluso le grandi manovre addestrative con le forze speciali dell’area, durante le esercitazioni annuali della serie Flintlock, incentrate quest’anno sul contrasto a Boko Haram.

Ma torniamo a Madama, dove fervono gli eventi. A inizio febbraio, la base contava già oltre 200 militari, appartenenti a un sottogruppo del 3° RPIMa (reggimento paracadutisti fanteria di Marina) e ai genieri del 25° RGA che sta compiendo uno sforzo enorme sulle piste d’aviazione. Il parco veicoli è modesto: allinea qualche VAB, una decina di VBL, due Sagaie e alcuni VLRA. Pochi i movimenti aerei. I genieri del 25o sono ancora affaccendati nell’allungamento della vecchia pista in laterizio: 800 metri già saliti a 1.300, con un obiettivo finale di 1.800.

Già vi stazionano due elicotteri Puma Resco dell’Armée de l’Air. A fine dicembre, la base ha accolto il posto comando tripartito dell’operazione Mangouste che ha coinvolto 370 militari francesi, 70 nigerini e 110 ciadiani, investendo entrambi i versanti della frontiera fra il Ciad e il Niger, dove è stata sequestrata una tonnellata di droga.

Tornando ai punti d’appoggio vale la pena segnalare quelli in Ciad, dove sorge la piccola base “Capitaine Michel Croci” di Abéché, 660 chilometri a est di N’Djamena. Nel nord, a 780 chilometri dalla capitale, sorge a sua volta l’avamposto di Faya-Largeau, già teatro di un’aspra battaglia nel 1987 durante l’invasione libica del Ciad. Distanze enormi, che stanno mettendo a dura prova la logistica francese. Poi c’è Tessalit, in Nord-Mali, attualmente sede dei commando paracadutisti dell’aeronautica (CPA 20).

Punti d’appoggio sorgono anche a Kidal, Timuctù e Ansongo. Il dispositivo può contare sulle riserve di uomini e sull’ingresso rapido in teatro di tre basi arretrate permanenti, a Dakar, Abidjan e Libreville, dal ruolo logistico prioritario in direzione del Sahel.


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Re: Operation Barkhane (Niger, Mali, Burkina Faso, Mauritania e Ciad)

Messaggio da Phant » 24 gennaio 2017, 19:39

Analisidifesa.it ha scritto:
Parigi aumenta i droni Reaper basati in Niger

La Francia ha rischierato altri due droni MQ9 Reaper all’aeroporto di Niamey, in Niger, dove da anni sono presenti forze aeree con velivoli guidati e a pilotaggio remoto impiegati nell’Operazione Barkhane contro le milizie jihadiste nel Sahel.

I due velivoli sono giunti a Niamey alla fine dell’anno portando a 5 la flotta transalpina di Reaper su 12 velivoli ordinati: 6 nella versione Block 1 e 6 nella più avanzata Block 5, standard a cui verranno portati almeno 2 velivoli Block 1.
La Base Aerienne 101 a Niamey ospita uomini e mezzi dello Escadron de Drone 1/33 Belfort che ha ricevuti già nel 2014 i primi 3 Reaper che rimpiazzarono i droni EADS Harfang derivati dagli israeliani IAI Heron TP.

I due tipi di droni hanno operato a lungo congiuntamente nel Sahel, soprattutto sul Malì, dalla base di Niamey, utilizzata anche dagli statunitensi. Gli Harfang sono stati rimpatriati e in alcuni esemplari ceduti al Marocco mentre i Reaper vengono ampiamente impiegati anche se Parigi ha deciso di acquistarli in versione del tutto disarmata per soli compiti di sorveglianza, ricognizione e intelligence.


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Re: Operation Barkhane (Niger, Mali, Burkina Faso, Mauritania e Ciad)

Messaggio da Aviators » 3 aprile 2017, 17:23

Analisi Difesa ha scritto: Berlino schiera in Mali anche gli elicotteri da attacco Tigre

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Il 25 marzo primi 2 elicotteri da attacco Tigre dell’eserciti tedesco hanno raggiunto la base di Gao, nel nord in Mali, volando per mille chilometri da Bamako capitale del Mali dove erano giunti il 21 marzo da Lipsia, parzialmente smontati, a bordo di cargo Antonov An-124 noleggiato dalla Bundeswehr.
Altri due Tigre arriveranno presto a integrare il contingente tedesco inserito nella forza dell’Onu in Mali (Minusma) fornendo capacità di attacco e scorta ai convogli e agli altri elicotteri dell’Onu.
I Tigre, così come i 4 elicotteri multiruolo NH-90 del contingente elicotteristico tedesco composti da 350 militari, hanno rimpiazzato il reparto aereo dell’esercito olandese che aveva schierato per oltre un anno a Gao elicotteri da attacco Apache e da trasporto CH 47.
Gli NH-90 tedeschi, due dei quali configurati in versione Medevac (evacuazione sanitaria) hanno raggiunto il Mali tra gennaio e febbraio a bordo degli An-124 e hanno effettuato la prima missione operativa il 2 marzo scorso evacuando due civili rimasti feriti nello scoppio di un ordigno improvvisato a 150 chilometri a nord di Gao.
Berlino ha approvato nel gennaio scorso il rafforzamento della componente aerea in Mali che comprende anche un cargo tattico C-160 Transall e due velivoli teleguidati (UAV) IAI Heron impiegati dall’intelligence e operativi dall’autunno scorso a Gao.
La presenza dei Tigre potrebbe consentirà ai piloti e ai velivoli tedeschi di avere il “battesimo del fuoco” nelle operazioni contro gli insorti jihadisti condotte dalle truppe francesi dell’Operazione Barkhane e dai 15 mila militari dell’Onu della missione MINUSMA (che dal2013 ha registrato la morte di un centinaio di caschi blu) tra i quali vi sono oltre 800 militari tedeschi più altri 145 assegnati a Bamako alla missione di addestramento delle forze locali gestita dalla Ue EUTM – Mali.
Berlino prevede di rafforzare ulteriormente lo schieramento a Gao con una torre di sorveglianza dotati da radar e sensori oltre a un radar campale Rheinmetall Mantis in grado di localizzare razzi e mortai (e il punto di origine del fuoco) che potrebbe asserire mortai e cannoni a tiro rapido per la difesa di punto. Nei piani di Berlino per la base in Mali anche l’acquisizione di palloni aerostatici da sorveglianza.

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Re: Operation Barkhane (Niger, Mali, Burkina Faso, Mauritania e Ciad)

Messaggio da Phant » 27 agosto 2017, 20:06

Analisidifesa.it ha scritto:
La Germania schiererà in Mali il sistema di difesa di punto MANTIS

La Bundeswehr conta di schierare in Mali, dove sono dislocati oltre mille militari tedeschi con una decina di elicotteri Tigre, NH-90 e droni Heron, il sistema di difesa di punto Modular Automatic and Network capable Targeting and Interception System (MANTIS) in grado di garantire la difesa contro razzi, proiettili di obice e mortaio (C-RAM) della base di Gao.

La Luftwaffe ha reso noto che il sistema prodotto da Rheinmetall Air Defence e basato su cannoni a tiro rapido da 35 millimetri si è reso necessario dopo l’incremento degli attacchi d’artiglieria alle basi dei contingenti dell’Onu in Malì, in tutto 15 mila militari dei quali un centinaio rimasti uccisi dal 2015 per il fuoco delle milizie jihadiste.

Basato sul sistema di difesa aerea Oerlikon Contraves Skyshield con 6 cannoni da 35 millimetri, una stazione di controllo e due unità di sensori, il MANTIS è completamente automatizzato e utilizza munizioni “Ahead” sviluppate da Rheinmetall Weapons and Munitions – Switzerland contenenti 152 palle di tungsteno da 3,3 grammi ognuna per distruggere in volo razzi e proiettili d’artiglieria.

Il MANTIS è in servizio con le forze tedesche dal 2011 ed è già stato dispiegato in Afghanistan per proteggere la base tedesca di Mazar-i-Sharif.

Per migliorare la Protezione delle forze in Malì la Germania ha annunciato che nella base di Gao verrà inoltre realizzata una torre di sorveglianza alta 30 metri dotata di diversi sensori mentre è in programma l’acquisto di aerostati come quelli impiegati dagli USA in Afghanistan.


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Re: Operation Barkhane (Niger, Mali, Burkina Faso, Mauritania e Ciad)

Messaggio da Phant » 9 dicembre 2017, 18:58

Analisidifesa.it ha scritto:
Elicotteri NH-90 belgi in Malì

Il governo belga ha approvato il 23 novembre il rischieramento a Gao, in Malì, di 2 elicotteri NH-90 e 50 militari dell’aeronautica nell’ambito del contingente delle Nazioni Unite dispiegato nel Paese africano (Minusma).

I due elicotteri saranno trasferiti in febbraio e verranno impiegati per il trasporto di truppe e l’evacuazione di feriti e malati.

Il ministro della Difesa belga, Steven Vanderput, ha detto che gli elicotteri del 18° squadron della base di Beauvechain (che schiera 4 NH-90TTH) saranno operativi in marzo e resteranno in Malì per 4 mesi con la possibilità di estendere la missione per altri due mesi. In Malì operano già gli elicotteri NH-90 francesi e tedeschi.

In preparazione all’operazione in Malì nei mesi scorsi aerei ed elicotteri belgi hanno preso parte all’esercitazione “Tropical Storm” in Gabon. In Malì gli NH-90 belgi rimpiazzeranno quelli tedeschi mentre il contingente di Berlino dovrebbe mantenere la presenza di 4 elicotteri da attacco Tigre.

Negli ultimi tempi I caschi blu della Minusma hanno perso parte delle capacità di trasporto aereo con il ritiro del cargo ghanese C-295 e di tre elicotteri Mi-171Sh del Bangladesh. La missione dispone di un ATR-42 e di un C-130 forniti a turno dai paesi europei che hanno aderito nel 2016 all’accordo per il supporto di Minusma (Belgio, Norvegia, Portogallo, Danimarca e Svezia).


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Re: Operation Barkhane (Niger, Mali, Burkina Faso, Mauritania e Ciad)

Messaggio da Phant » 16 gennaio 2018, 19:19

Analisidifesa.it ha scritto:
Nel Sahel alleanza jihadista contro G-5 ed europei

Nel Sahel diversi gruppi di jihadisti si sono uniti sotto la bandiera dekllo Stato Islamico e hanno dichiarato guerra alla forza anti-terrorismo del G5 (FC-G5S) formata da Niger, Mali, Burkina Faso, Mauritania e Ciad.

Lo ha annunciato un portavoce jihadista all’Agenzia France Presse. Il gruppo, guidato da Adnan Abu Walid Sahraoui e che si fa chiamare “Stato Islamico nel grande Sahara” (ISBS), ha fatto sapere di essere il responsabile di diversi attacchi terroristici, avvenuti dei 5 paesi africani. Tra questi quello contro le forze francesi dell’operazione Barkhane in Mali e quello costato la vita a 4 membri delle forze speciali Usa e ad altrettanti soldati nigerini il 4 ottobre.

ISBS fa sapere che nel Sahel è attivo nella “zona dei tre confini”. Cioè quelli tra il Mali, il Burkina Faso e il Niger. Proprio l’area in cui si concentrerà l’attività della FC-G5S. “Faremo di tutto affinché la forza anti-terrorismo del G5 non insedi in questa zona”, ha detto il portavoce Isis, uno stretto collaboratore di lunga data di Adnan Abu Walid Sahraoui che si è identificato come “Amar”.

“I nostri fratelli Iyad Ag Ghali e altri mujaheddin come noi difendono l’Islam”, ha proseguito riferendosi al capo tuareg maliano di Ansar Dine. “Per combattere gli infedeli, ci prendiamo mano nella mano – ha concluso — continueremo a combattere insieme”.

La nuova alleanza jihadista preoccupa molto non solo i paesi del G5 ma anche i loro alleati europei che stanno per inviare contingenti militari nel Sahel in aggiunta alle truppe francesi e statunitensi già presenti.

Non è ancora chiaro chi effettivamente ne faccia parte, ma allo ISBS potrebbero aver aderito persino gruppi appartenenti alla galassia antagonista di al-Qaeda che nel Sahel si esprime principalmente con al-Mourabitoun oltre che con al-Qaeda nel Maghreb islamico (AQIM). D’altronde le due formazioni, insieme ad Ansad Dine a marzo del 2017 avevano dichiarato ufficialmente la loro fusione nel nuovo gruppo Jama’at Nusrat al-Islam wal Muslimeen, come riportò Analisi Difesa, che significa “Supporto all’Islam e ai musulmani”.

A capo della nuova formazione c’è Iyad Ag Ghaly, verso il quale Sahraoui si è espresso nel comunicato. Dal leader, però, al momento non è giunto alcun commento o dichiarazione di siosrtegno e quindi non è chiaro se l’alleanza sia entrata a far parte di ISBS o meno.

Non ci sono commenti neppure sa parte dell’algerino Mokhtar Belmokhtar, a capo di al-Mourabitoun, attivo soprattutto in Mali. Il gruppo terroristico, antagonista di Isis, è nato ufficialmente il 22 agosto del 2013 con a capo l’egiziano Abu Bakr al Muhajir. Questo, però, è stato ucciso in un raid delle forze speciali francesi ad aprile del 2014. A seguito della sua morte, la guida della formazione è stata assunta da Tilemsi, anch’esso eliminato dai commandos di Parigi a dicembre dello stesso anno. L’unico rimasto in vita è Belmokhtar, che da allora ne ha preso le redini.

Belmokhtar è un personaggio molto carismatico, considerato una leggenda e soprannominato “l’imprendibile” dall’intelligence francese e “mister Marlboro” dai locali perché si è arricchito con il contrabbando di tabacchi in Sahel. Oppure il “guercio” per una ferita di guerra. E’ un veterano islamista che ha combattuto contro i sovietici in Afghanistan negli anni Ottanta. Gli 007 maliani ritengono abbia molti contatti non solo con le formazioni jihadiste che operano nella regione ma anche con le tribù Tuareg da cui è considerato “un amico” per il ruolo rilevante che ebbe nella loro battaglia contro le forze regolari del paese per ottenere l’indipendenza dell’Azawad, dichiarata unilateralmente il 6 aprile del 2012 e cessata il 14 febbraio 2013. (Difesa&Sicurezza).


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