ByeEspresso.repubblica.it ha scritto:
La scuola delle aquile
La base di Galatina nel Salento trasforma i ragazzi in piloti da caccia. Insegnandogli a domare aerei supersonici usando soprattutto la testa. E si prepara a diventare l'accademia internazionale del volo. Ecco come un ventenne impara le leggi del cielo, tra tecnologie avanzate e tradizione artigianale
Million dollar boys: ragazzi da un milione di dollari, quanto di più lontano dallo stereotipo del bamboccione incollato a mamma e papà . Perché tanto costa allo Stato trasformare un ventenne in un pilota da caccia: poco meno di 800 mila euro. La metamorfosi avviene nella base di Galatina, nel cuore del Salento. Un luogo atipico: rigore statunitense e genio mediterraneo, tecnologia avanzata ed esperienza artigianale. L' aeroporto appare come un'isola di efficienza, lontana dal caos delle strutture pubbliche del nostro paese. Tutti - e questo è il segreto - sono orgogliosi di quello che fanno: allievi, maestri e tecnici. Per mettere ogni anno le ali a 50 matricole lavorano 1.200 veterani.
Quando arriva nel campus del 61 stormo il ragazzo da un milione di dollari indossa la divisa da quattro anni, è a un passo dalla laurea e sa già volare. A 19 anni ha superato le selezioni dell'Accademia di Pozzuoli, poi ha frequentato la scuola di Latina dove ha conquistato il brevetto per gli aeroplani ad elica, puledri difficili da domare che gli hanno insegnato le leggi del cielo. A Galatina deve imparare a combattere tenendo le briglia di purosangue che sfiorano i mille chilometri all'ora. Lì lo attendono dieci mesi senza respiro: 37 missioni virtuali al simulatore, poi il decollo per un master con 120 ore alla cloche. Gli errori non sono permessi: quasi sempre significano morte, per sé, per i compagni, per le altre persone. L'istinto passa in secondo piano, è tutta concentrazione, dove ogni minuto viene pianificato per giorni. Prima di alzarsi da terra ci sono ore di studio sulle mappe, sui video, sui simulatori. Senza dimenticare il fisico: volare è anche questione di stomaco, in cui l'organismo viene sottoposto a una prova enorme. Gli allievi devono abituarsi a decidere ed agire mentre la pressione sale fino a cinque volte la gravità terrestre, schiacciando il corpo contro il seggiolino: anche muovere un dito diventa un'impresa. E allo stesso tempo bisogna interpretare le mosse dell'avversario, controllare gli strumenti e manovrare ad altissima velocità .
Il loro cavallo di battaglia è l'ultima versione 'digitale' dell'Aermacchi MB 339, un jet scuola con un passato guerriero nel conflitto delle Falkland: tutte le informazioni decisive vengono proiettate su uno schermo trasparente, che permette di pilotare tenendo sempre alta la testa. àˆ la stessa macchina che riempie il cielo di colori durante le esibizioni delle Frecce Tricolori, il sogno di tutti i ragazzi da un milione di dollari.
Sono giovani poco marziali, nulla che ricordi i Rambo con le ali di Top Gun. Hanno 24 anni e i gradi di tenente, ma non hanno fatto questa scelta per la carriera militare. La loro vita è il volo: una passione nata da bambini ammirando proprio le Frecce Tricolori. Dopo Galatina lo Stato gli affiderà macchine che costano da 50 a 100 milioni di euro. Parlando con i nove neo ufficiali del corso 'Drago V' però si capisce subito che bombe e missili, tecnologie e gerarchie per loro hanno un interesse relativo: pensano soprattutto al cielo. A fine corso, il momento della verità : quello che decide il futuro. Una cerimonia all'americana, pochi minuti che valgono una vita. Il pilota con alle spalle lo schermo del cinema: lì viene proiettato l'aereo a cui è destinato. Si volta e sa cosa gli accadrà per i prossimi vent'anni. Se si trova davanti un supercaccia come l'Eurofighter, andrà in missione, sfreccerà tra le nuvole superando la barriera del suono. Se è un elicottero, rischierà di sentirsi sempre un gregario.
Un destino quasi paradossale. Si spera che i cacciabombardieri non servano mai. E che quel ragazzo non debba mai spingere il tasto per aprire il fuoco, come hanno fatto molti dei suoi istruttori durante il conflitto jugoslavo. Mentre invece l'elicotterista soccorrerà persone tutti i giorni e sarà sempre un eroe. Ma per loro razzi o salvagenti non contano: hanno la testa fra le nuvole, letteralmente.
Poche le fanciulle: dopo la corsa agli arruolamenti degli scorsi anni, le domande sono in calo costante. Ma spesso le ragazze sono le migliori alla cloche e vengono mandate a formarsi negli Stati Uniti: a Sheppard, l'università Nato dei piloti, il modello che l'Aeronautica vuole imitare e superare.
Perché nella base a pochi chilometri da Lecce in due anni cambierà tutto. Un altro salto nel futuro. Un nuovo aereo da fantascienza, il più moderno esistente: l'Aermacchi 346. Che trasformerà radicalmente il sistema di addestrare: prima di decollare ci saranno ancora più simulatori, di tipo evolutissimo, in modo da abbattere i costi e perfezionare la preparazione. L'aviazione vuole sfruttare questa rivoluzione per invertire la rotta e mutare una spesa in una fonte di reddito. Fare della base pugliese una scuola europea. Di più: un'accademia mondiale. Dove gli allievi stranieri pagheranno: l'Italia è convinta di potere offrire di meglio e a prezzi più bassi.
Il generale Giampiero Gargini, responsabile delle scuole dell'Aeronautica, presenta questa operazione destinata a trasformare un centro di costo in una miniera di guadagni. Ai tempi della guerra fredda in Italia si formavano più di cento piloti combat l'anno: adesso spesso non si arriva a 50. Un numero che non giustifica gli investimenti per mantenere una struttura del genere. Ed ecco l'internazionalizzazione, con i corsi offerti a 20 nazioni e la speranza di battezzare qui tutti gli 'aquilotti' europei. Già oggi questa è una scuola senza frontiere, dove si parla solo l'inglese: ci sono istruttori e allievi di ogni paese. Un cadetto francese nelle mani di un pilota italiano, un italiano affidato a un maggiore argentino. Presto si spera ne arriveranno dalla Grecia, dall'Austria, dalla Nigeria, da Singapore. Con tariffe cash o in beni materiali: ad esempio gli algerini ricchi di petrolio potrebbero pagare in carburante.
Solo l'area tecnica, il gigantesco hangar del 10 Reparto manutenzione velivoli diretto dal colonnello Roberto Filippi, è totalmente italiana, con una predominanza di specialisti salentini. Lì vengono curati tutti gli Aermacchi, un jet ancora d'avanguardia ma con un'anima tradizionale. I motori richiedono attenzioni da orologiaio, in cui l'orecchio del maresciallo conta più della diagnosi computerizzata. In fondo la scuola italiana è questa: tenere il cervello acceso ed essere sempre pronti a fare a meno degli strumenti. Si predilige l'equilibrio all'esuberanza. E l'uomo al software. "Conta il pilota dalla mano buona", sottolinea il colonnello Alessandro Bartomeoli, comandante del 61 stormo: "Quello che usa la testa e non si fa trasportare dalla macchina".
FONTE: http://espresso.repubblica.it/dettaglio ... 2123369//0
Phant