Gli F-35 italiani

Area dedicata al mondo dell'aviazione reale. News e discussioni su aerei e nuove tecnologie
Rispondi
Avatar utente
Phant
Capitano
Capitano
Messaggi: 14282
Iscritto il: 19 settembre 2003, 15:14
Località: Olbia
Contatta:

Re: Gli F-35 italiani

Messaggio da Phant » 12 settembre 2018, 15:38

Aviation-report.com ha scritto:
Un F-35 Italiano ai Belgian Air Force Days

Un jet di 5^ generazione Lockheed Martin F-35A Lightning II di produzione italiana parteciperà il prossimo week-end alle Giornate dell’Aeronautica Belga (Belgian Air Force Days) presso l’aeroporto militare di Kleine-Brogel.

L’evento, del 7, 8 e 9 Settembre 2018, è significativo perché rappresenta la prima volta che un F-35A atterrerà in un aeroporto belga. La notizia è stata pubblicata sull’account ufficiale Twitter di Lockheed Martin ed ampiamente pubblicizzata sulla pagina ufficiale Internet della manifestazione. L’aereo italiano sarà presentato nella mostra statica.

L’invio di un F-35A italiano ha una valenza commerciale per Lockheed Martin in quanto l’aereo americano è in lizza per la sostituzione dei vecchi F-16 Fighting Falcon che ancora rappresentano la forza da combattimento di prima linea della Belgian Air Force.

La competizione è assai agguerrita con Dassault che propone il proprio Rafale C (fortissimo il supporto da parte del governo francese per favorire la scelta del proprio bimotore multiruolo), il consorzio Eurofighter con la versione evoluta del Typhoon e Saab con il nuovo Gripen E.

Belgio ed Olanda hanno a suo tempo acquistato e co-prodotto l’F-16 e solo l’Olanda ha compiuto la sua scelta a favore del caccia americano con l’ordine fermo di 37 esemplari di cui 29 sono in costruzione proprio presso lo stabilimento di Cameri, co-gestito da Lockheed Martin e Leonardo per conto del Ministero della Difesa.

Attualmente la F.A.C.O. di Cameri (Final Assembly & Check-Out) ospita il decimo esemplare convenzionale (AL-10) che ha completato i voli di collaudo in primavera ed entro l’anno sarà consegnato all’Aeronautica Militare. Il secondo F-35B (BL-2) è in uno stadio avanzato di produzione ed è previsto uscire di fabbrica prima di fine anno. Sono oltre 300 i Joint Strike Fighter sinora consegnati da Lockheed Martin ai propri clienti.


Immagine

Bye
Phant
Immagine Immagine

Avatar utente
Phant
Capitano
Capitano
Messaggi: 14282
Iscritto il: 19 settembre 2003, 15:14
Località: Olbia
Contatta:

Re: Gli F-35 italiani

Messaggio da Phant » 23 ottobre 2018, 2:49

Aviation-report.com ha scritto:
Altri due F-35 per la difesa italiana, mentre il Belgio si prepara ad ordinarlo

Nonostante le incertezze che gravano sul programma Joint Strike Fighter alimentate dalle dichiarazioni di esponenti del nuovo Governo, i lotti di produzione contrattualizzati e finanziati dalla Difesa Italiana sino al LRIP 14 (Low Rate Initial Production), la F.A.C.O. di Cameri continua il suo lavoro di fornitura dei cassoni alari per l’intero programma di fornitura del JSF, l’assemblaggio di nuovi aerei, tra i quali anche quelli destinati all’Olanda ed i primi lavori di manutenzione ad un F-35A dell’Aeronautica Militare che, stando alle dichiarazioni ufficiali rilasciate nelle scorse settimane, è pienamente soddisfatta del nuovo velivolo che sta mostrando capacità ben superiori alle attese.

Il 15 e 16 Ottobre scorso hanno tenuto il loro battesimo dell’aria l’undicesimo F-35A Lightning II “serializzato” 32-11 ed il secondo F-35B dei 30 per ora in ordine. Il primo esemplare della versione a decollo corto ed atterraggio verticale (STOVL) è stato assegnato all’Aviazione Navale. Il BL-2 ha volato privo delle insegne di forza armata e di quelle del reparto al quale sarà assegnato.

I voli di prova e certificazione delle due macchine proseguiranno sino alla consegna definitiva alla Difesa Italiana. Ad oggi sono 10 F-35A ed 1 F-35B i jet di 5^ generazione ricevuti da Aeronautica e Marina Militare.

Ed è notizia di queste ore di alcune agenzie stampa belghe, riprese anche da autorevoli fonti della difesa britanniche riportate dal UK Defense Journal che la proposta di vendita di 34 Eurofighter Typhoon (nella versione T4) caldeggiata dalla stesso Regno Unito con corposi offset industriali a corredo, è stata respinta. Il Belgio si appresta a scegliere il Joint Strike Fighter. Saranno 34 i jets a bassa osservabilità di 5^ generazione in un contratto del valore complessivo di 6,3 miliardi di dollari che include i sistemi logistici, addestramento, supporto, adeguamento infrastrutture le nuove macchine.

Sarà altro lavoro per la F.A.C.O. di Cameri, considerato che è già in corso la produzione presso lo stabilimento novarese, gestito da Leonardo e Lockheed Martin per conto del Ministero della Difesa italiano, di 29 F-35A destinati alla Royal Netherlands Air Force?


Immagine Immagine

Bye
Phant
Immagine Immagine

Avatar utente
Phant
Capitano
Capitano
Messaggi: 14282
Iscritto il: 19 settembre 2003, 15:14
Località: Olbia
Contatta:

Re: Gli F-35 italiani

Messaggio da Phant » 1 dicembre 2018, 17:33

Analisidifesa.it ha scritto:
Capacità operativa iniziale per gli F-35 dell’Aeronautica italiana

Il Capo di Stato Maggiore AM ha annunciato il conseguimento dell’importante traguardo ad Amendola, in occasione del media-day del 4° Flying Course del Tactical Leadeship Programme, il primo con velivoli di 5a generazione

“Oggi è un giorno importante per l’Aeronautica Militare”, ha dichiarato il Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica, generale di squadra aerea Alberto Rosso, durante l’incontro con la stampa in occasione del 4° Flying Course del Tactical Leaderhip Programme in corso di svolgimento ad Amendola.

“Con il conseguimento della Initial Operational Capability dei nostri F-35 siamo in grado di esprimere – primi in Europa – una capacità operativa reale con una macchina di 5a generazione, che vuol dire la capacità di un sistema costituito da più velivoli, da equipaggi addestrati ad impiegarli, da supporto manutentivo e logistico sostenibile nel tempo. Dobbiamo essere orgogliosi di questo traguardo, raggiunto grazie al lavoro di chi ci ha preceduto e di chi ogni giorno – con impegno, cuore e passione – ha permesso di raggiungere risultati incredibili, addirittura in anticipo rispetto a quanto previsto”.

“Un giorno importante – ha sottolineato il gen. Rosso – anche per il significato di questo Corso TLP, che rappresenta la prima concreta integrazione tra sistemi d’arma di 4a e 5a generazione ed una importante opportunità per crescere e sviluppare insieme ad altre nazioni le capacità essenziali che il potere aero-spaziale deve essere in grado di esprimere a livello internazionale.

Amendola è oggi un’eccellenza per la Difesa e per il Sistema Paese in quanto racchiude una serie di capacità di proiezione verso il futuro uniche in Europa. Questo Stormo rappresenta al meglio il salto generazionale che stiamo vivendo, in cui il fattore determinante è l’integrazione tra tecnologia ed elemento umano, sia in ambito addestrativo che operativo”.

Il conseguimento della IOC attesta l’ampia versatilità operativa dell’F-35 dell’Aeronautica Militare, prima Forza Aerea europea a raggiungere questo obiettivo. L’F-35 è un sistema d’arma concepito per affrontare diversificate tipologie di operazioni aeree, in grado di ricevere e ridistribuire un flusso straordinario di dati essenziali per conseguire l’information superiority, elemento nodale delle moderne operazioni complesse.

Dopo l’arrivo del primo esemplare al 32° Stormo, avvenuto il 12 dicembre 2016, l’Aeronautica Militare ha avviato un serrato programma per il raggiungimento della capacità operativa della piattaforma di 5^ generazione attraverso tappe incrementali. Dal primo volo su cielo campo di Amendola avvenuto l’11 gennaio 2017, si è passati – dopo solo un mese – al primo volo su un altro aeroporto militare.

Nell’ottobre dello stesso anno, con la partecipazione alla più importante esercitazione nazionale interforze dell’anno “Vega 2017”, l’F-35 ha operato al fianco degli assetti delle Forze Armate, fornendo un contributo di assoluto rilievo che ha permesso di apprezzare le straordinarie potenzialità operative che il velivolo è in grado di offrire.

La successiva integrazione con tutti i sistemi di comando e controllo nazionale e NATO, nonché con tutti gli altri sistemi d’arma e l’ulteriore inserimento dell’assetto all’interno del dispositivo di allarme per la Difesa Aerea dello spazio aereo nazionale sono alcuni dei più importanti obiettivi raggiunti.

A completare la rosa delle capacità operative offerte dal velivolo sono state effettuate attività di addestramento presso il poligono di guerra elettronica di Polygone, in Germania, e la campagna addestrativa per impiego aria/suolo in campo nazionale.

La partecipazione al TLP, focal point della NATO nel settore dell’addestramento tattico congiunto delle forze aeree alleate, rappresenta un rilevantissimo traguardo conseguito nel processo di integrazione dell’F-35 nel contesto operativo internazionale nell’ambito delle operazioni aeree complesse.

Tutte attività che testimoniano le eccezionali potenzialità e l’adattabilità ai contesti più diversi dell’F-35, un caccia che di fatto può essere definito omni-ruolo, ovvero in grado di esprimere simultaneamente numerose capacità operative, ponendolo come assetto strategico per la Difesa ed indispensabile nella conduzione delle moderne operazioni.

L’impiego del velivolo rappresenta, inoltre, un amplificatore di capacità per tutti gli altri sistemi d’arma disponibili nell’ambito Difesa e di coalizione che, lavorando in sinergia con un velivolo di 5^ generazione, acquisiscono una rinnovata attualità, elevando le proprie potenzialità operative.

Il 4° Flyng Course TLP: la prima volta con gli F-35

Il 4° Flying Course TLP del 2018, al quale prendono parte oltre 900 militari e 50 assetti aerei di cinque Paesi, ha preso il via lo scorso 19 novembre presso la base aerea di Amendola (FG) e proseguirà fino al 14 dicembre.

Lo scopo dei Flying Course – ne vengono organizzati quattro ogni anno, normalmente presso la base spagnola di Albacete – è in particolare quello di formare i futuri Mission Commanders (comandanti di missione) tramite uno specifico addestramento in operazioni aeree complesse in cui sono previste interazioni tra forze multinazionali aeree, navali e terrestri.

Questa sessione, che si svolge in Italia e alla quale partecipano per la prima volta gli F-35, costituisce un ulteriore tassello in un’ottica di transizione verso sistemi d’arma e tecnologie caratteristiche di velivoli di 5ª Generazione, in un ambito ad elevata connotazione internazionale ed interforze.

Diversi gli assetti dell’Aeronautica Militare che prendono parte: F-35, che come detto costituiscono la novità di questa sessione, Eurofighter, T-346A, G-550 CAEW, KC-767A, P-72A, elicotteri HH-101 e HH-212 e assetti a pilotaggio remoto (MQ-1C e MQ-9A), oltre al sistema mobile di comando e controllo IT-DARS, al sistema Surface Based Air Defence (SBAD) SIRIUS e a personale specializzato Joint Terminal Attack Controller (JTAC).

Tutti gli assetti aerei partecipanti sono schierati sulla base di Amendola, ad eccezione del Tanker KC-767A, che opera direttamente da Pratica di Mare, e dell’HH-212, schierato invece a Gioia del Colle. L’aeroporto di Trapani viene utilizzato invece quale base di rischieramento per il NATO E-3A Airborne Early Warning and Control (AWACS).

In aggiunta agli assetti dell’AM, partecipano AV-8B della Marina Militare. Nutrita la partecipazione straniera, con oltre 700 militari di diverse nazionalità coinvolti e diversi assetti aerei, tra cui F-15C e KC-135 americani, F-2000, Tornado ECR e Jamkite tedeschi, F-16 belgi e F-16 olandesi e AWACS NATO.

Il TLP (Tactical Leadership Programme) di Albacete (Spagna) è un organismo militare internazionale a cui aderiscono attualmente 10 Nazioni (Belgio, Danimarca, Francia, Germania, Grecia, Italia, Paesi Bassi, Spagna, Gran Bretagna e Stati Uniti), che rappresenta oggi il polo di riferimento in ambito NATO nel settore dell’addestramento aero-tattico congiunto e nello sviluppo delle competenze di leadership, essenziali per affrontare le sfide poste dai moderni scenari operativi.


Immagine

Bye
Phant
Immagine Immagine

Avatar utente
Phant
Capitano
Capitano
Messaggi: 14282
Iscritto il: 19 settembre 2003, 15:14
Località: Olbia
Contatta:

Re: Gli F-35 italiani

Messaggio da Phant » 13 febbraio 2019, 18:09

Aviation-report.com ha scritto:
Attività addestrativa per sei F-35A rischierati a Decimomannu

Immagine Immagine

Sei velivoli F-35A ed un team composto da piloti e manutentori del 32° Stormo dell’Aeronautica Militare si sono rischierati in questi giorni presso il Reparto Sperimentale e di Standardizzazione di Tiro Aereo (RSSTA) di Decimomannu per un ciclo di addestramento avanzato di circa tre settimane.

L’attività addestrativa consentirà ai piloti del 13° Gruppo di Amendola di consolidare l’esperienza maturata nelle numerose capacità operative già conseguite con il nuovo velivolo, tra cui quelle legate al suo impiego nel servizio di sorveglianza dello spazio aereo, e di proseguire il percorso per il raggiungimento della piena capacità operativa del sistema d’arma F-35A, obiettivo primario dopo l’Initial Operational Capability (IOC) conseguita lo scorso novembre in occasione del 4th Flying Course del TLP 2018 svolto sulla base aerea pugliese.

Nel corso del rischieramento verranno svolte varie tipologie di missioni di addestramento, sia diurne che notturne, in coordinamento con il RSSTA di Decimomannu ed il Poligono Interforze di Salto di Quirra. Grazie alle caratteristiche cosiddette omniruolo del nuovo sistema d’arma, che lo caratterizzano come piattaforma di 5^ generazione rispetto a quelle multiruolo delle precedenti generazioni, in particolare per le capacità uniche del nuovo velivolo in termini di raccolta e gestione in tempo reale di dati (sensor fusion), è possibile esprimere contemporaneamente in volo tutta la gamma di capacità aero-tattiche in passato effettuate necessariamente con più tipologie di velivoli.

I piloti possono quindi addestrarsi, nel corso dello stesso volo, ad una vasta gamma di missioni, tra cui combattimento con altri velivoli (air-to-air), simulazione di ingaggio con armamento di precisione di obiettivi sul terreno, attività ISR (Intelligence, Surveillance And Recconoiscence) per raccolta dati a supporto delle operazioni, attività di supporto ravvicinato a forze terrestri e marittime, guerra elettronica.

Le missioni di addestramento verranno svolte a quote ed in porzioni di spazio aereo dedicate, all’interno delle quali – attraverso sofisticate tecnologie di simulazione di cui è dotato il velivolo – sarà possibile per i piloti addestrarsi anche a tattiche e procedure di combattimento aereo ed ingaggio di precisione di obiettivi sul terreno, ma senza prevedere l’utilizzo e lo sgancio di alcun tipo di armamento. Tutto sarà infatti riprodotto da computer di bordo grazie ai quali saranno presentate ai piloti durante la missione le diverse tipologie di minacce in base agli scenari operativi che di volta in volta verranno simulati, e sempre in modo computerizzato il pilota potrà addestrarsi a fronteggiare e neutralizzare tali minacce in modo efficace.

Tra l’altro, le capacità di virtual ed embedded training (addestramento al simulatore e addestramento virtuale a bordo del velivolo stesso) consentono di addestrarsi in totale sicurezza su tutte procedure, tattiche operative e sviluppo delle potenzialità del sistema d’arma, oltre che consentire una sostanziale riduzione di costi.


Immagine Immagine

Bye
Phant
Immagine Immagine

Avatar utente
Phant
Capitano
Capitano
Messaggi: 14282
Iscritto il: 19 settembre 2003, 15:14
Località: Olbia
Contatta:

Re: Gli F-35 italiani

Messaggio da Phant » 22 marzo 2019, 2:59

Analisidifesa.it ha scritto:
L’Italia e l’F-35B: a chi serve lo STOVL?

Il 2019 sarà un anno importante, anche se non risolutivo, per la sorte degli F-35 destinati all’Aeronautica Militare e alla Marina Militare. Con lo studio sui costi e benefici del programma in mano del presidente del Consiglio da gennaio ma a tutta metà febbraio ancora chiuso in un cassetto – secondo dossier politico dopo l’indagine conoscitiva parlamentare del 2013 -, ora il nodo da sciogliere è la contesa fra le due forze armate per la distribuzione e poi la gestione e l’impiego dei 30 esemplari (15 a testa) della versione STOVL del Joint Strike Fighter.

L’Aeronautica intende costituire sulla sua base di Amendola, dove schiera già un primo Gruppo di Volo con l’F-35A a decollo convenzionale, una secondo reparto con i suoi F-35B, lo stesso aereo chiesto dalla Marina. Il Gruppo sarà interforze, cioè impiegato tanto dall’Aeronautica quanto dalla Marina, ma avrà una sola “targa”, quella dell’AM. Tutto nasce tre anni fa dalla decisione salomonica presa in veste di “arbitro” della rinnovata querelle fra le due forze armate sui velivoli da combattimento imbarcati, dal generale dell’Esercito Claudio Graziano, fino al 2018 Capo di Stato Maggiore della Difesa.

Gli ammiragli ringraziarono, ma masticarono amaro, per motivi tanto di ordine ideologico quanto pratico. Temevano di dover recitare un ruolo subordinato in questo assetto bi-forza armata, loro che per primi avevano messo a fuoco i vari programmi anglo-americani che avrebbero poi portato al sostituto degli Harrier. La Marina non voleva essere in qualche modo deprivata dei suoi skill esclusivi dell’uso aeronavale degli STOVL, ma soprattutto non comprendeva/approvava la particolare filosofia di impiego degli F-35B dell’Aeronautica.

I limiti di un compromesso

Per questo futuro assetto interforze i due Stati Maggiori si stanno affrontando su ripartizione e/o commonality di ruoli operativi e risorse tecnico-logistiche, collaborazione nell’addestramento, condivisione e gestione di risorse umane, addestrative, e quant’altro. Le questioni da dirimere sono tante, per varie e diverse ragioni.

Non ultima la natura e l’intento più o meno sottaciuti di “compromesso/contentino” che sta alla base della costituzione di questa unità “mista”. L’Aeronautica si vede soddisfare il discusso/osteggiato requisito di disporre di F-35 STOVL da operare oltremare da basi più o meno austere prossime al teatro d’operazioni, ma anche da non meglio precisate piste “corte” (in ogni caso, come accade per esempio in Norvegia, anche l’F-35 convenzionale può staccare le ruote in meno di 1.000 metri).

Per la Marina il fatto di disporre di ulteriori STOVL, anche se non con le insegne dell’Aviazione Navale, rappresenta pur sempre una qualche compensazione per la riduzione dei suoi aerei da 22 a 15 a causa del taglio della commessa complessiva iniziale da 131 aerei 90. Insomma una soluzione compromissoria, “alla democristiana”, potenzialmente foriera in uguale misura di benefici e di guai, e comunque fondata su problematiche, reciproche concessioni.

Un’altra ragione – solo apparentemente più prosaica – delle incertezze attorno a questo reparto bi-forza armata è quella dei tempi e modalità del suo equipaggiamento.

Il continuo tira e molla sul programma ne farà inevitabilmente slittare la costituzione prima, e l’operabilità poi – si possono stimare 6-8 anni. L’esecutivo Lega-M5S, aldilà di una riduzione tout court (già ventilata prima ancora di sapere cosa avrebbe detto lo studio costi-benefici) del numero di aerei da ordinare nei prossimi lotti a basso rateo -12, – 13 e -14 (da 13 esemplari a 9 o forse anche meno), non è in grado di farsi una idea precisa di come proseguire e concludere un procurement che tra l’altro condiziona anche investimenti altrettanto decisivi per la Difesa.

Tutto questo con buona pace delle industrie coinvolte, per le quali, a fronte del rallentamento degli ordini, ci si ostina inconcepibilmente a reclamare di default dagli Stati Uniti i massimi ritorni possibili. Noi rallentiamo e chissà forse riduciamo un pochino gli ordini, ma voi dateci le stesse commesse.

Con gli F-35A e -B comperati e già completati (14), gli esemplari per i quali il precedente governo ha cominciato a pagare gli anticipi (13), e gli ulteriori anticipi che già da quest’anno siamo chiamati a versare per avviare la nostra quota di produzione full rate che partirà nel 2021, avremo già portato a casa più di un terzo di quei 90 aerei.

Aeroplani che per stare al passo con quelli americani e di altri paesi, dal 2021-2022 in avanti, al di là dei già programmati upgrade biennali del software (che Lockheed Martin sta spingendo perché diventino semestrali), dovranno essere radicalmente ammodernati (programma Continuous Capability Development and Delivery, o C2D2) ma ancor prima “aggiustati” per via dei difetti che la loro configurazione ancora comporta – per non parlare della necessaria, parziale riprogettazione del sistema logistico ALIS. La spesa sarà molto alta e vedremo quanti soldi saranno all’uopo stanziati nel nuovo Documento di Programmazione Pluriennale della Difesa.

Il tira e molla sui primi esemplari

La Marina Militare lamenta di essere tornata al clima che precedette l’approvazione della legge del gennaio 1989 (giusto 30 anni fa), che le consentì di dotarsi degli Harrier e imbarcarli sul Garibaldi. Ne è una prova l’incredibile situazione venutasi a creare nella FACO di Cameri dopo il primo volo del secondo STOVL italiano (esemplare BL-2) il 13 ottobre scorso: a più di quattro mesi di distanza, a tutto febbraio risultava ancora in stand-by nella fabbrica novarese senza insegne di reparto.

Un esemplare “gender”. A chi assegnarlo? Al Gruppo AM in condominio coi marinai, o alla Marina? La stessa farsa c’era già stata in agosto col primo STOVL (BL-1), che dopo un tira e molla fra le due forze armate era andato alla Marina, e ora è impiegato sulla base di Marines di Beaufort (South Carolina) per l’addestramento di piloti e manutentori dell’Aviazione Navale. Dovrebbe essere raggiunto dal BL-2, navale o interforze in questo caso poco importa perché questi aerei verosimilmente cominceranno ad addestrare anche i piloti del Gruppo di volo interforze.

Il tira e molla comunque durerà. La Marina reclama per sé, cioè per il suo Gruppo di volo attualmente montato sugli Harrier II Plus, la maggior parte dei prossimi F-35B. Il motivo è che l’addestramento in mare e la stessa implementazione dell’operatività a bordo della portaerei Cavour richiedono un maggior numero di attività tecnologiche e umane di quelli su una base terrestre.

Da qui la precedenza che le era stata accordata nei piani iniziali di produzione-consegne degli STOVL. Ma la novità del nuovo gruppo bi-forza armata potrebbe scardinare i suoi piani, che fino all’autunno scorso prevedevano il rapido rientro in Italia dei tre velivoli “addestratori”. Anche l’Aeronautica però ha le sue priorità, e s’è portata avanti: ad Amendola ha già predisposto le infrastrutture necessarie a ricevere i 15 STOVL, mentre nella base di Grottaglie dell’Aviazione Navale i lavori per accogliere i 15 F-35 “tutti Marina” (già spesi 20 milioni) sono sospesi da almeno due anni. La precedenza ora ce l’ha l’Aeronautica.

Anche perché se il JSF si “impara” rapidamente e poi fa (quasi) tutto da solo, l’Arma Azzurra è digiuna di aerei da combattimento STOVL, e ove mai i suoi F-35 in condominio con la Marina dovessero anch’essi salire sul ponte della portaerei – opzione su cui ultimamente la Marina sta cominciando a fare delle “aperture” -, dovrebbe sobbarcarsi anche tutto l’addestramento alle operazioni aeronavali, interiorizzando mentalità, ambienti e peculiarità operative non sue.

L’esempio britannico

Ma poi, sorvolando qui su tutte queste problematiche (c’è anche quella della cooperazione/integrazione con assetti differenti come gli F-35 a decollo convenzionale), la domanda di fondo resta questa: a che cosa servirà avere un gruppo di volo con 15 velivoli in condivisione quando era previsto sin dall’inizio (e come s’è accennato, fin dal concetto originario del programma) di destinare gli STOVL della Marina, la sola secondo logica a dover reclamare aerei concepiti per le operazioni imbarcate e dotati della capacità di atterraggio verticale (nel sito della MM con sottile quanto involontaria malizia si parla di “appontaggio verticale”).

Insomma perché due diversi Gruppi di volo con l’F-35B, col rischio di sovrapposizioni e aggravi di complessità e di costi, tra l’altro con due vision sulle dottrine “expeditionary” almeno sulla carta alquanto differenti? L’AM intende operare da terra su basi avanzate/piste corte, affrontando il problema di una loro intrinsecamente difficile difendibilità; la MM ripete fino alla noia che per missioni expeditionary è meglio partire e arrivare dalla portaerei, intesa non solo come aeroporto galleggiante ma come un pezzo del sistema-difesa nazionale che va per mare, il primo a poter essere rischierato in (relativa si capisce) sicurezza e quindi a esprimere prontezza operativa.

Neanche la più ricca ed esperta Gran Bretagna è mai arrivata a schierare due forze STOVL equipaggiate con lo stesso identico modello, ma diverse e separate, cioè uno di forza armata e l’altro interforze. Nel 2000 mise in piedi solo quest’ultimo, e non fu un’operazione indolore. L’assetto congiunto RAF/Royal Navy “Joint Harrier Force”, posto sotto il comando dell’Air Combat della RAF, fu concepito e restò per lo più una forza aerea expeditionary di terra, non aeronavale. A farle da contraltare nell’autunno 2001 e poi nel 2011 sarebbe stata l’Aviazione Navale italiana, impegnata con successo in Afghanistan e in Libia.

Comunque, forte dell’esperienza positiva delle missioni d’appoggio tattico “salva-vita” (dei soldati) contro i Talebani e poi in Iraq, nel 2008 la RAF poté imporre la sua vision di “One Nation, One Air Force”. In parole crude: non ce ne facciano niente degli Harrier sulle portaerei. Gli Ammiragli si imbufalirono e ci volle un “arbitro” dell’Esercito, il brigadiere generale Paul Newton – singolare l’analogia coi più recenti fatti italiani – a mettere pace fra i due contendenti. La sua fu una sentenza salomonica: la Joint Harrier Force bi-forza armata doveva restare in piedi. Due anni dopo però tutti gli Harrier furono radiati, ma ancora una volta ad avere la peggio fu la Royal Navy, che rimase del tutto priva di aerei da caccia, e così, senza pane per i denti delle sue portaerei.

Visioni inconciliabili

Le due nuove portaerei classe Queen Elizabeth stanno per tornare a imbarcare degli STOVL, gli F-35B. La storia della Joint Harrier Force sta per ripetersi, ma stavolta forse non necessariamente a vantaggio della RAF.

La pianificazione della costituenda Lightning Force di Sua Maestà, ancora sotto il comando della RAF, al momento non soddisfa appieno né gli aviatori terrestri né quelli navali, che hanno in mente percorsi divergenti: in vista del completamento del programma F-35 (138 aerei in totale) la RAF vorrebbe meno STOVL e più F-35 a decollo convenzionale, che hanno l’autonomia e l’armamento adatti alle azioni in profondità dei Tornado, ormai radiati. La Navy invece accarezza invece il sogno di mettere un maggior numero di STOVL sulle sue nuove portaerei, cioè più dei 48 ordinati finora. Anche in ossequio – particolare non secondario – ai desideri del Pentagono americano, che vuole poter contare nei mari europei (e magari anche nel Pacifico) su una forza aeronavale britannica più forte possibile.

L’integrazione RAF-RN degli F-35 STOVL comunque è partita. Ma anche oltre Manica le due diverse versioni/vocazioni del caccia americano rischiano di scombinare le carte. In gennaio il ministro della difesa britannico Gavin Williamson non ha escluso che gli STOVL vengano utilizzati esclusivamente dall’aviazione navale, e che la Royal Air Force finisca con equipaggiarsi solo dell’F-35A a decollo convenzionale (volendo un aereo ancora più performante di quest’ultimo in termini di payload/range, la RAF all’inizio aveva persino pensato alla variante imbarcata F-35C).

Soluzione pragmatica

Riuscirà l’Italia a sbrogliare la matassa? Lo stallo/rallentamento del procurement mette una grossa ipoteca sulle decisioni che attendono la Difesa. Consegnare gli STOVL col contagocce non facilita certo il lavoro di chi deve stendere le pianificazioni. Il succo di tutta la questione sta qua: un aereo da combattimento STOVL come il Joint Strike Fighter promette/può fare tante cose, pur con intrinseche limitazioni in termini di autonomia/raggio d’azione e armamento interno.

Per l’Aeronautica Militare, almeno a livello dottrinale, i colleghi marinai dovrebbero limitarsi a impiegarlo in quello che essa considera il loro compito primario, la copertura aerea della flotta.

La Marina invece vorrebbe, anzi deve, poter sfruttare tutto il (costosissimo) potenziale delle peculiari e avanzate caratteristiche e prestazioni omnirole dell’aeroplano. Ma questo lo faremo già noi, con l’impiego expeditionary che ne faremo, ribattono dall’Aeronautica.

D’accordo, ma le stesse identiche cose le possono fare gli F-35B della nostra Aviazione Navale, rispondono gli ammiragli, spiegando i vantaggi di potersi trovare “già lì” al momento dello scoppio di una crisi.

La soluzione del problema, pensando poi alle casse sempre più vuote della Difesa, è puro realismo, pragmatica elementare, che mal si conciliano però con logiche di partigianeria: vista anche l’esperienza tutto sommato non proprio felicissima degli amici oltre Manica, che nove anni fa non ci pensarono tanto su prima di radiare l’intera linea Harrier, non varrebbe la pena ripristinare il requisito iniziale della Marina, che chiedeva almeno 22 F-35B? Rinunciando ai suoi STOVL, s’è già detto e scritto fino alla noia, l’Aeronautica potrebbe acquistare più aerei a decollo convenzionale. Risparmiandosi le complicazioni e i costi di una doppia, eterogenea linea di JSF.

Nel momento di chiudere queste note, da Roma arrivava la voce che il presidente del Consiglio, o chi per lui, finirà per ridurre gli acquisiti di F-35A e F-35B STOVL dei prossimi tre lotti. Di due, o tre, o forse anche cinque aerei, non è chiaro se più STOVL o più convenzionali.


Immagine

Bye
Phant
Immagine Immagine

Avatar utente
Phant
Capitano
Capitano
Messaggi: 14282
Iscritto il: 19 settembre 2003, 15:14
Località: Olbia
Contatta:

Re: Gli F-35 italiani

Messaggio da Phant » 2 aprile 2019, 2:49

Aviation-report.com ha scritto:
Aeronautica Militare: gli F-35A all’esercitazione “Lightning Thunder Over Europe”

Immagine

Dall’11 al 15 Marzo 2019 sei F-35A del 32° Stormo di Amendola hanno operato dalla base aerea di Istrana, sede del 51° Stormo, per raggiungere il Poligono elettronico “Polygone” di Bann in Germania.

L’esercitazione, che prende il nome di Lightning Thunder Over Europe, rientra nell’ambito del processo di consolidamento della piena capacità operativa del 13° Gruppo ed ha avuto il fine di testare la capacità di rischieramento in modalità “out & back” nonché l’abilità di condurre attività di volo sostenuta al di fuori della “home base”. Più in particolare l’addestramento ha avuto l’obiettivo di implementare la capacità di contrasto a sistemi aria-superficie sia reali che simulati nell’ambito dell’espressione dell’ Initial Operation Capability (I.O.C) già dimostrata dal sistema d’arma.

I piloti hanno effettuato diverse sortite giornaliere impiegando anche alcuni naviganti del Gruppo in qualità di ufficiali di collegamento presso il poligono tedesco. La cornice di sicurezza, la cellula manutentiva e lo operazioni di volo sono state supportate dal personale del 51° Stormo nell’ambito della piena integrazione ed interoperabilità dell’Aeronautica Militare.

Il 51° Stormo ha infatti contribuito alla buona riuscita dell’esercitazione fornendo supporto tecnico logistico ed operativo, lavorando congiuntamente ed in totale sinergia con l’advance team proveniente dal 32° Stormo. In tale contesto, molto positivo è stato il ritorno in termini di efficienza di tutte le attività di supporto che il personale di Istrana ha saputo esprimere anche nei confronti del nuovo sistema d’arma, la cui presenza ha rappresentato sia una novità assoluta, sia un importante banco di prova. Nel periodo in questione, infatti, ben tre differenti assetti dell’Aeronautica Militare hanno operato dalla base di Istrana. Oltre agli F-35, che hanno conseguito tutti gli obiettivi prefissati nell’ambito della loro esercitazione, la base sede del 51° Stormo ha continuato ad operare con i velivoli AMX ed a fornire supporto tecnico logistico nonché manutentivo agli Eurofighter della cellula di allarme inseriti nel servizio di sorveglianza dello spazio aereo nazionale.

Il 51° Stormo è uno dei Reparti di volo dell’Aeronautica Militare dipendente dal Comando Squadra Aerea per il tramite del Comando Forze da Combattimento di Milano. Il Reparto ha la configurazione di Stormo caccia bombardiere e ricognitore, basato sulla presenza di un gruppo di volo, il 132° Gruppo equipaggiato con velivolo AMX e AMX-T. I principali compiti dello Stormo sono le operazioni combinate di supporto alle forze di superficie e le operazioni di attacco e ricognizione (Information Superiority). Lo Stormo assicura inoltre l’addestramento operativo dei piloti e la standardizzazione delle procedure d’impiego per la linea AMX fornendo inoltre supporto tecnico logistico e manutentivo alla cellula d’allarme composta da velivoli Eurofighter rischierati ad Istrana con compiti di Difesa Aerea.

Il 32° Stormo con sede ad Amendola (Foggia) è uno dei Reparti di volo dell’Aeronautica Militare dipendente dal Comando Squadra Aerea di Roma per il tramite del Comando Forze da Combattimento di Milano. Primo Reparto in Europa ad acquisire i velivoli F-35, svolge inoltre attività operativa, addestrativa e tecnica degli aeromobili a pilotaggio remoto Predator, al fine di acquisire e mantenere la capacità di effettuare operazioni ISTAR nazionali e di coalizione. Inoltre, fornisce e completa, attraverso i velivoli MB-339, l’addestramento dei piloti di APR in modo da assicurare un adeguato livello addestrativo su velivoli a pilotaggio tradizionale. Da marzo 2018, inoltre, nel sistema di Difesa aerea sono stati integrati anche i velivoli F-35 del 32° Stormo di Amendola, che contribuiscono con specifiche capacità operative e tecnologia di ultima generazione alla difesa dei cieli italiani.


Immagine Immagine

Bye
Phant
Immagine Immagine

Avatar utente
Phant
Capitano
Capitano
Messaggi: 14282
Iscritto il: 19 settembre 2003, 15:14
Località: Olbia
Contatta:

Re: Gli F-35 italiani

Messaggio da Phant » 7 giugno 2019, 1:43

Aviation-report.com ha scritto:
Torna a volare il secondo esemplare degli F-35B italiani destinati alla Marina Militare

Dopo i voli di collaudo dello scorso Ottobre, è tornato in volo dalla pista di Cameri il secondo Lockheed Martin F-35B Lightning II, la versione STOVL del Joint Strike Fighter destinata ad operare da navi portaeromobili e da piste corte o semi-preparate.

L’aereo, matricola MM7452 e numero di produzione BL-2 ma ancora privo del codice 4-02 che la Marina Militare dovrebbe attribuirvi, ha iniziato il programma dei voli di accettazione pilotato da un ufficiale dell’Aviazione Navale ed è stato accompagnato da un chase plane Eurofighter F-2000A del Reparto Sperimentale Volo dell’Aeronautica Militare.

L’aeromobile, una volta completato il ciclo di voli previsto, è destinato a raggiungere il primo esemplare 4-01 già consegnato ed operativo presso la MCAS Baeaufort negli Stati Uniti sulla quale i nostri piloti destinati ad operare sul velivolo STOVL (Short Take Off and Vertial Landing) vengono attualmente addestrati.

Il programma italiano, chiusa la spiacevole parentesi sui pagamenti ritardati al costruttore e concluse le elezioni per il rinnovo del parlamento europeo, vede la conferma da parte del Ministero della Difesa del lotto di 28 velivoli (13 sin qui consegnati) previsti entro il 2022.

Presso lo stabilimento novarese è atteso il maiden flight del primo di 29 F-35A Lightning II destinati alla Royal Netherlands Air Force, inizialmente previsto per Aprile come ci era stato inizialmente riferito da fonti del Ministero della Difesa Olandese.

Il primo Squadron a transitare su F-35A è il 322° di stanza a Leeuwarden che dovrebbe iniziare l’acquisizione dei caccia stealth entro l’anno, non appena le prime macchine usciranno dallo stabilimento italiano co-gestito da Leonardo e Lockheed Martin per conto della Difesa italiana.


Immagine Immagine Immagine Immagine Immagine Immagine Immagine

Bye
Phant
Immagine Immagine

Avatar utente
Phant
Capitano
Capitano
Messaggi: 14282
Iscritto il: 19 settembre 2003, 15:14
Località: Olbia
Contatta:

Re: Gli F-35 italiani

Messaggio da Phant » 12 settembre 2019, 19:37

Aviation-report.com ha scritto:
Vola il terzo F-35B italiano assemblato presso la FACO di Cameri

Dopo il maiden flight di lunedì 10 settembre del primo di 29 F-35A commissionati dal governo olandese alla Joint Venture Lockheed Martin / Leonardo, che co-gestiscono la FACO (Final Assembly & Check-Out) per conto del Ministero della Difesa italiano, è stata la volta del terzo F-35B Lightning II destinato con tutta probabilità alla Marina Militare. Il primo volo con decollo ed atterraggio convenzionali è avvenuto nel tardo pomeriggio di mercoledi 11 settembre ed è durato poco più di un’ora.

L’aereo F-35B, matricola militare MM7453, ha effettuato il suo battesimo dell’aria ancora privo di qualsiasi insegna e codice di reparto, esattamente come accaduto nei voli dei precedenti due velivoli consegnati e attualmente presso la MCAS Beaufort negli Stati Uniti a disposizione per l’addestramento dei nostri piloti.

La versione B è quella dotata di capacità di decollo corto corto ed atterraggio verticale garantita dalle capacità espresse dal Lift System prodotto da Rolls-Royce e dall’enorme potenza sprigionata dal turbofan Pratt & Whitney F135 dotato di ugello orientabile verso il basso. E’ anche notizia di poche ore fa che il Dipartimento di Stato Americano ha autorizzato formalmente Lockheed Martin alla vendita di 32 F-35A alla Polonia. La Polish Air Force riceverà il suo primo velivolo nei primi mesi del 2024.

Sono 13 le nazioni che hanno ordinato il Joint Strike Fighter, ed è in gara per riequipaggiare le aeronautiche di Canada, Finlandia e Svizzera avendo indetto apposite gare per arrivare alla scelta dell’aeromobile definitivo con il quale rimpiazzare i propri F/A-18 Hornet legacy.


Immagine Immagine

Bye
Phant
Immagine Immagine

Avatar utente
Phant
Capitano
Capitano
Messaggi: 14282
Iscritto il: 19 settembre 2003, 15:14
Località: Olbia
Contatta:

Re: Gli F-35 italiani

Messaggio da Phant » 3 febbraio 2020, 18:47

Aviation-report.com ha scritto:
Primo volo per l’F-35A 32-12 destinato all’Aeronautica Militare

Ieri 31 gennaio 2020 ha effettuato il primo volo, dall’aeroporto di Cameri, il velivolo F-35A 32-12 destinato all’Aeronautica Militare. Il caccia stealth di quinta generazione F-35 è stato scortato nel suo volo da un Eurofighter Typhoon. Ricordiamo che, ad oggi, tutti gli F-35A italiani sono in carico al 13° Gruppo Volo del 32° Stormo di Amendola.

Da nostro fonti, sarebbe imminente anche la ripresa dei voli del terzo esemplare di F-35B, versione a decollo corto ed atterraggio verticale, destinato alla Marina Militare. Questo aereo, il BL-3, aveva volato per la prima volta a settembre del 2019 per completare il primo ciclo di collaudi nell’ottobre successivo.


Immagine

Bye
Phant
Immagine Immagine

Avatar utente
Phant
Capitano
Capitano
Messaggi: 14282
Iscritto il: 19 settembre 2003, 15:14
Località: Olbia
Contatta:

Re: Gli F-35 italiani

Messaggio da Phant » 26 febbraio 2020, 1:31

Aviation-report.com ha scritto:
L’AM riceve il primo F-35B Lightning II versione a decollo corto ed atterraggio verticale

Sabato 22 febbraio 2020, il terzo F-35B Lightning II (BL-3) ordinato dalla Difesa italiana ha lasciato il sito produttivo situato a Cameri (NO), per essere consegnato all’Aeronautica Militare. Quest’ultima ha in programma di mettere in servizio 15 velivoli F-35B STOVL con la Marina Militare che riceverà un numero simile di velivoli per il suo Gruppo Aerei Imbarcati “Wolves” che andranno a sostituire gli attuali AV-8B Harrier II+.

Durante i primi passi del programma JSF, l’Italia prevedeva di ricevere 131 velivoli: 79 F-35A e 30 F-35B per l’Aeronautica Militare, e 22 che sarebbero stati commissionati dalla Marina Militare per essere imbarcati sulla portaerei “Cavour” e sulla futura nave d’assalto anfibia “Trieste”. Con una decisione presa dall’ex governo Monti nel 2012, il piano di acquisizione fu ridotto a 60 F-35A e 30 F-35B, 15 per ciascuna delle due forze armate.

Nel frattempo, il 12° F-35A (32-12 – AL-12) ha effettuato il suo volo inaugurale il 31 gennaio 2020 ed è ancora in attesa di essere ufficialmente consegnato all’Aeronautica Militare. L’Italia ha in programma di ricevere 3 F-35A e 1 F-35B nel 2020. Lo stabilimento di produzione FACO di Cameri sta inoltre producendo 34 F-35A per la Royal Netherlands Air Force, di cui 2 già consegnati.

La Lockheed Martin ha consegnato il 134° velivolo F-35, superando l’obiettivo di consegna del governo e dell’industria del 2019 di 131 velivoli. Centotrentaquattro consegne rappresentano un aumento del 47% dal 2018 e quasi un aumento della produzione del 200% dal 2016. L’anno prossimo, Lockheed Martin prevede di consegnare 141 F-35 ed è pronta ad aumentare il volume di produzione anno dopo anno per raggiungere il picco di produzione nel 2023. Il prezzo di un F-35A è ora di 77,9 milioni di dollari, raggiungendo l’obiettivo degli 80 milioni di dollari un anno prima del previsto .… meno di un Eurofighter F-2000 Typhoon europeo migliorato.

Ricordiamo che la versione F-35A è già in servizio con il 32° Stormo e ha raggiunto la Capacità Operativa Iniziale a novembre 2018, mentre della versione F-35B sono operativi due velivoli attualmente negli Stati Uniti per i test e per l’addestramento dei primi piloti e tecnici della Marina Militare. Ad oggi si sarebbe individuato nella base aerea di Amendola il centro nazionale degli F-35 indipendentemente dalla versione e questo porterebbe il Gruppo Aerei Imbarcati della Marina Militare al trasferimento dalla Maristaer Grottaglie alla base aerea di Amendola in una sorta di gruppo di volo interforze con una sola linea logistica ed addestrativa. Su questa decisione ci sono alcune polemiche, delle quali non ci occuperemo, ma lasciamo ai lettori eventuali commenti.


Immagine

Bye
Phant
Immagine Immagine

Avatar utente
Phant
Capitano
Capitano
Messaggi: 14282
Iscritto il: 19 settembre 2003, 15:14
Località: Olbia
Contatta:

Re: Gli F-35 italiani

Messaggio da Phant » 17 giugno 2020, 17:20

Analisidifesa.it ha scritto:
Con l’ordine per 6 F-35 salgono a 28 i JSF italiani

Immagine

Il Pentagono ha assegnato a Lockheed Martin un contratto da 368 milioni di dollari per sei F-35 destinati all’Italia con consegne entro il 2022 nell’ambito del 14° lotto di produzione ( Low-Rate Initial Production – LRIP). Si tratta nello specifico di 5 F-35A per l’Aeronautica e 1 F-35B per Aeronautica o Aviazione di Marina che verranno assemblati presso la FACO di Cameri (Novara).

Con questo ordine salgono a 28 gli F-35 italiani (su 90 velivoli previsti, 60 F-35A e 30 F-35B) come previsto dal Documento programmatico pluriennale (DPP 2019-2021) della Difesa.

Attualmente 6 F-35A del 32° Stormo dell’Aeronautica sono schierati a Reykyavik (Islanda) nell’ambito del programma NATO teso ad assicurare la difesa aerea del paese alleato.

Nell’ottobre scorso il Dipartimento della Difesa aveva raggiunto un’intesa con Lockheed Martin per la produzione di 478 F-35 dei lotti 12 (149 esemplari) ,13 (160 aerei) e 14 (169 macchine) per 34 miliardi di dollari, comprendenti 291 velivoli per le Forze armate statunitensi, 127 per i partner internazionali del programma e 60 per le forze aeree degli Stati alleati che hanno acquistato il velivolo di quinta generazione con la formula dei Foreign Military Sales (FMS).

Lockheed Martin, che nel 2019 ha consegnato ai diversi clienti 134 F-35 contro i 131 previsti, aveva evidenziato il raggiungimento in anticipo di un anno dell’obiettivo di ridurre i costi sotto gli 80 milioni di dollari a esemplare per gli F-35 A e a poco più di 100 milioni per gli F-35B.

Sono oltre 500 gli F-35 consegnati nelle tre diverse versioni.


Immagine

Bye
Phant
Immagine Immagine

Avatar utente
Phant
Capitano
Capitano
Messaggi: 14282
Iscritto il: 19 settembre 2003, 15:14
Località: Olbia
Contatta:

Re: Gli F-35 italiani

Messaggio da Phant » 3 agosto 2020, 18:31

Analisidifesa.it ha scritto:
Addestramento congiunto per gli F-35A dell’Aeronautica e gli F-35B della RAF

Immagine

Al rientro dalla missione NATO di Air Policing in Islanda, che ha visto operare la Task Force Air 32nd Wing per circa due mesi con sei velivoli F-35A, lo scorso 22 luglio tre degli assetti AM si sono rischierati presso la base aerea di Marham (UK) per una attività addestrativa congiunta con la Royal Air Force (RAF).

Dopo aver assolto il compito di “Airborne Surveillance and Interception Capabilities to meet Iceland’s Peacetime Preparedness Needs” (ASIC-IPPN), una componente di piloti e tecnici italiani è stata infatti impiegata in un’attività di cooperazione internazionale volta allo scambio di informazioni e training sull’assetto a decollo breve F-35B (STOVL – Short Takeoff/Vertical Landing) finalizzata all’ottimizzazione dell’interoperabilità tra i velivoli di 4^ e 5^ generazione.

Decollati da Marham, gli F-35A del 32° Stormo hanno svolto una missione di Offensive Counter Air (OCA) unitamente agli F-35B (RAF), F-15C e F-15E della United States Air Force (USAF) in uno scenario aereo moderno e complesso. Diversi infatti sia i sistemi Surface to Air Missiles (SAM), simulati a protezione del Target, che i velivoli con il ruolo di Red Air (oppositore). L’utilizzo dei sistemi data link del velivolo F-35 e le tattiche comuni e condivise, hanno permesso di sfruttare al massimo la 5th Generation interoperability e la 4th e 5th Generation Integration con gli assetti USAF.

Nonostante il breve periodo di permanenza, l’occasione ha permesso ai piloti e ai manutentori di sviluppare il know-how e confrontarsi sull’addestramento e le attività svolte.

In particolare i Comandanti dei due gruppi interessati, il XIII Gruppo del 32° Stormo di Amendola e il 617 Sqn (gruppo operativo che affianca il 207 Sqn Operational Conversion Unit (OCU), deputato alla conversione dei piloti UK destinati alla linea F-35 STOVL), hanno condiviso l’importanza ed il valore aggiunto che tali incontri apportano per la crescita operativa e logistica del loro personale.

Di assoluto rilievo, inoltre, il risultato di una cooperazione tra due paesi, Italia e Regno Unito, in grado di sfruttare ogni possibile attività di integrazione ed interoperabilità tra i propri assetti anche a fronte di un brevissimo periodo di pianificazione, confermando tra l’altro la grande affidabilità del personale e delle rispettive strutture organizzative.

Già in passato un’attività analoga era stata svolta presso il 32° Stormo di Amendola in occasione del rientro degli assetti UK dall’operazione Lightning Dawn. Tali attività sono il risultato operativo di una serie azioni di cooperazione concordate tra gli Stati Maggiori della Royal Air Force e dell’Aeronautica Militare in occasione dei recenti colloqui a livello di Staff, focalizzati sul consolidamento del partenariato operativo e strategico, nonché capacitivo delle due forze aeree europee.

La comunanza di Combat Air Capabilities e il deciso impegno nello sviluppo congiunto del velivolo di 6^ generazione Tempest, valorizza ogni occasione di interscambio tra le unità operative dei due Paesi.


Immagine Immagine

Bye
Phant
Immagine Immagine

Avatar utente
Phant
Capitano
Capitano
Messaggi: 14282
Iscritto il: 19 settembre 2003, 15:14
Località: Olbia
Contatta:

Re: Gli F-35 italiani

Messaggio da Phant » 3 agosto 2020, 18:32

Analisidifesa.it ha scritto:
L’Aeronautica testa a Pantelleria le capacità di proiezione dell’F-35B

Immagine Immagine

Testare la capacità di proiettare, con brevissimo preavviso, un adeguato pacchetto di forze, completo in tutte le sue componenti abilitanti, in un’area di interesse anche lontana dalla madre Patria e in un ambiente semi-permissivo: questo l’obiettivo dell’esercitazione “Proof of Concept Expeditionary“, un evento pensato per sintetizzare le principali e peculiari capacità di proiezione delle forze che l’Aeronautica Militare è in grado di esprimere oggi al servizio della Difesa e del Paese.

L’attività, alla quale ha presenziato anche il Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica, generale di squadra aerea Alberto Rosso, si è svolta giovedì 30 luglio sull’isola di Pantelleria, all’interno del Distaccamento Aeroportuale dell’Aeronautica Militare che da più di ottant’anni costituisce un importante presidio strategico per la Difesa nel cuore del Mediterraneo.

Uno scenario individuato proprio per ricreare quelle condizioni di distanza dalle basi aeree stanziali e di ridotto supporto logistico, inclusa la presenza di una pista di decollo e atterraggio dalle dimensioni limitate dove i caccia convenzionali non possono operare, tipiche di quelle che in gergo tecnico vengono definite “bare/austere base“.

In particolare, un F-35B, versione a decollo corto e atterraggio verticale (STOVL – Short Take-Off and Vertical Landing) del nuovo caccia di 5ª generazione, recentemente assegnato al 32° Stormo di Amendola (FG) – il principale e più attuale fattore abilitante della predetta capacità expeditionary della Forza Armata – dopo aver preventivamente verificato le condizioni di sicurezza necessarie all’atterraggio, ha effettuato un avvicinamento a bassa velocità alla pista di Pantelleria, arrestando in pochissime centinaia di metri la propria corsa di atterraggio.

Il velivolo è stato poi rifornito a terra con una speciale procedura direttamente da un velivolo tanker KC-130J ed è stato armato in tempi strettissimi, per poi ridecollare per la prosecuzione della missione assegnata. Il tutto si è svolto in una cornice di sicurezza per i velivoli, i mezzi ed il personale coinvolto costantemente assicurata grazie ad un sistema di ricognizione e sorveglianza dall’alto, una struttura di comando e controllo mobile e ad unità specializzate di Personale Force Protection.

“L’Aeronautica Militare è una delle poche forze aeree al mondo in grado di avere oggi, concretamente, una piena ed autonoma capacità di proiezione del potere aerospaziale“, ha affermato il generale Rosso. “Questa è una capacità che non riguarda un singolo velivolo, quale può essere l’F-35B, fattore essenziale ed abilitante in questo contesto ma di cui rappresenta solo un tassello, ma che richiede la reale capacità di integrare tutta una serie di competenze fondamentali che la Forza Armata è in grado di esprimere, operando non solo da casa, dalle nostre basi, dove abbiamo tutta la logistica di supporto necessaria, ma anche lontano dai confini nazionali ed in contesti non permissivi se, dove e quando ritenuto necessario”.

Si tratta di una capacità importante al servizio del Paese”, ha aggiunto il Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica, “anche alla luce degli scenari così mutevoli, flessibili ed imprevedibili con i quali siamo chiamati in qualche modo a convivere e confrontarci. Noi, come tutte le forze armate, dobbiamo essere pronti a qualsiasi evenienza. Flessibilità di impiego, dispersione e imprevedibilità, sia in chiave di deterrenza che come capacità operativa vera e propria, sono fattori ritengo essenziali in qualsiasi scenario ipotetico”.

Diversi gli assetti logistici coinvolti nell’attività esercitativa, tra cui in particolare l’Air Landed Aircraft Refuelling Point (ALARP), sistema che permette il prelevamento del combustibile direttamente dai serbatoi del velivolo KC-130J e consente il rifornimento contemporaneo fino a quattro velivoli. L’attività è stata assicurata dal personale specializzato del 3° Stormo di Villafranca (VE), principale espressione delle capacità logistiche di proiezione di Forza Armata.

La presenza di una cellula di Combat Controller del 17° Stormo Incursori e di un dispositivo di Force Protection dei Fucilieri dell’Aria del 16° Stormo di Martina Franca (BA), supportati dall’alto da un aeromobile a pilotaggio remoto MQ-9A Predator B del 32° Stormo con funzioni Intelligence, Surveillance, and Reconnaissance (ISR) in tempo reale, hanno consentito il mantenimento di una costante cornice di monitoraggio e sicurezza, assicurandone per il tempo necessario la piena operatività e creando, in brevissimo tempo, la cornice di sicurezza necessaria al completamento della missione.

Il KC-130J della 46ª Brigata Aerea di Pisa ha assicurato sia il trasporto di personale, materiali ed armamento, sia la capacità peculiare di rifornimento in volo (AAR – Air to Air Refuelling) a favore dell’F-35B impegnato nell’esercitazione.


Immagine Immagine

Bye
Phant
Immagine Immagine

Avatar utente
Phant
Capitano
Capitano
Messaggi: 14282
Iscritto il: 19 settembre 2003, 15:14
Località: Olbia
Contatta:

Re: Gli F-35 italiani

Messaggio da Phant » 20 agosto 2020, 19:39

Analisidifesa.it ha scritto:
5000 ore di volo per gli F-35A del 32° stormo

Mercoledì 12 agosto 2020 il 32° Stormo di Amendola (FG), supportato da tutta la Forza Armata, ha raggiunto le 5.000 ore di volo con il velivolo F-35A.

Il traguardo delle 5000 ore rappresenta un segno tangibile dell’esperienza accumulata nelle operazioni con il sistema d’arma F-35, tra cui: dal 2018 l’integrazione nel servizio di sorveglianza dello spazio aereo italiano (nota con il termine NATO di Quick Reaction Alert – QRA, reazione rapida su allarme degli intercettori); la dichiarazione, nello stesso anno, della Initial Operational Capability; la partecipazione alle ultime operazioni NATO di Air Policing in Islanda ed alle diverse esercitazioni internazionali, come la Red Flag 20-2 e la Blue Flag 2019, che hanno visto impiegato il personale del XIII Gruppo e del 32° Stormo congiuntamente ad altri assetti della F.A.

Il colonnello Stefano Castelnuovo, Comandante del 32° Stormo, nel congratularsi per quanto fin qui prodotto ed esortando a continuare sulla strada intrapresa ha sottolineato come “grazie al lavoro di squadra e all’elevata professionalità di tutti gli uomini e le donne dello Stormo è stato possibile raggiungere tale risultato, che deve essere considerato come un punto di partenza verso obiettivi più ambiziosi, nel continuo percorso di trasformazione della Forza Armata nella quinta generazione“.

Il velivolo F-35A è caratterizzato da specifiche peculiarità, la tecnologia applicata alla sensoristica di bordo e la bassa osservabilità del velivolo (ridotta capacità di essere scoperto dai RADAR), sono elementi distintivi che consentono di aumentarne esponenzialmente l’efficacia operativa, garantendo una elevata cognizione e conoscenza dello scenario tattico, elemento quest’ultimo, estremamente prezioso negli eterogenei scenari di crisi dei nostri giorni.

Le elevate capacità di scoperta, identificazione e precisione d’ingaggio, combinate alle innovative capacità di comunicazione e condivisione real-time delle informazioni (capacità Net-Centric), conferiscono al velivolo un potenziale di assoluto rilievo che fornisce al pilota una capacità di gestione dello scenario tattico senza eguali, rendendo il sistema d’arma un assetto pregiato che s’inserisce perfettamente nel moderno contesto operativo, potendo svolgere contemporaneamente tutte le missioni della dottrina aerotattica.

Il 32° Stormo, con sede ad Amendola (Foggia), è uno dei Reparti di volo dell’Aeronautica Militare dipendente dal Comando Squadra Aerea di Roma, per il tramite del Comando Forze da Combattimento di Milano.

Primo Reparto in Europa ad acquisire i velivoli F-35, svolge attività operativa, addestrativa e tecnica degli aeromobili a pilotaggio remoto Predator, al fine di acquisire e mantenere la capacità di effettuare operazioni ISTAR nazionali e di coalizione. Inoltre, fornisce e completa, attraverso i velivoli MB-339, l’addestramento dei piloti di APR in modo da assicurare un adeguato livello addestrativo su velivoli a pilotaggio tradizionale.

Da marzo 2018 i velivoli F-35A del 32° Stormo sono stati integrati nel sistema di Difesa Aerea Nazionale contribuendo così, con specifiche capacità operative e tecnologia di ultima generazione, alla difesa dei cieli italiani.


Immagine

Bye
Phant
Immagine Immagine

Avatar utente
Phant
Capitano
Capitano
Messaggi: 14282
Iscritto il: 19 settembre 2003, 15:14
Località: Olbia
Contatta:

Re: Gli F-35 italiani

Messaggio da Phant » 20 novembre 2020, 18:02

Aviation-report.com ha scritto:
Maiden Flight del tredicesimo velivolo F-35A (AL-13) dell’Aeronautica Militare

Da Cameri è finalmente uscito di fabbrica il 13° F-35A destinato al 32° Stormo dell’Aeronautica Militare, a distanza di pochi giorni dalla consegna ufficiale degli ultimi 2 velivoli olandesi prodotti dallo stabilimento novarese co-gestito da Lockheed Martin e Leonardo per conto del Ministero della Difesa italiano.

Il maiden flight è avvenuto nel tardo pomeriggio di ieri 18 novembre, accompagnato da un Eurofighter Typhoon F-2000A (4-8) dell’Aeronautica Militare nel ruolo di chase plane. Da poco si sono conclusi altri due voli di collaudo in una giornata decisamente migliore rispetto a quella di ieri. Le immagini scattate sono state eseguite nel pieno rispetto del DPCM 3/11/2020.

Joint Strike Fighter: tutti gli F-35 italiani

Per quanto riguarda il programma più importante della difesa italiana, nel DPP – Documento Programmatico Pluriennale 2020-2022 si legge che il programma procede in linea con gli indirizzi operativi e gli impegni di Governo indicati nel DPP 2019-2021 e si procede anche con le attività contrattuali di un primo lotto della Fase 2 avviata nel 2019 anche se gli investimenti previsti per quest’anno sono ridotti rispetto alle previsioni del 2019.

Ricordiamo che sono 60 gli aerei F-35A a decollo convenzionale ordinati dal Ministero della Difesa per l’Aeronautica Militare, oltre a 30 F-35B a decollo corto ed atterraggio verticale destinati sia all’Aeronautica Militare che alla Marina Militare per un totale di 90 macchine, quantità tagliata nel 2021 dalle iniziali 131 macchine previste.

Durante i primi passi del programma JSF – Joint Strike Fighter, l’Italia prevedeva di ricevere 131 velivoli: 79 F-35A e 30 F-35B per l’Aeronautica Militare, e 22 F-35B che sarebbero stati commissionati dalla Marina Militare per essere imbarcati sulla portaerei “Cavour” e sulla futura nave d’assalto anfibia “Trieste”. Con una decisione presa dall’ex governo Monti nel 2012, il piano di acquisizione fu ridotto a 60 F-35A e 30 F-35B, 15 per ciascuna delle due forze armate.

Per quanto riguarda l’Italia, l’acquisto del lotto 14 è stato precisato e dettagliato nel DPP – Documento Programmatico Pluriennale 2019-2021 della Difesa, dove è riportato il programma d’acquisto di 28 velivoli (versioni A e B) fino al 2022. Per i lotti successivi dal 2023 in poi è stato il ministro Lorenzo Guerini, lo scorso mese di maggio, a dare il via libera per finalizzare il piano di acquisto totale dei 90 velivoli previsti ad oggi per la difesa italiana.

Il Dpp 2020-20220 conferma per gli F-35 gli impegni di spesa con una leggera rimodulazione. Il documento prevede infatti lo stanziamento nella Fase 1 (anno di completamento 2022) di 800 milioni di euro quest’anno, 747 milioni nel 2021 e 700 milioni nel 2022. Nel Dpp 2019-2021 si prevedeva invece lo stanziamento di 859 milioni quest’anno, 690 milioni di euro nel 2019 e 747 milioni nel 2021.

Il Joint Strike Fighter è il programma relativo allo sviluppo, industrializzazione e supporto alla produzione di un velivolo multiruolo stealth di quinta generazione in sostituzione degli aeromobili attualmente in servizio (TORNADO, AM-X, e AV-8B). Il Programma procede in linea con gli indirizzi operativi e gli impegni di Governo indicati nel DPP 2019-2021 riguardo alla Fase 1, nonché con l’avvio nel 2019 delle attività contrattuali di un primo lotto della Fase 2 (c.d. Fase 2a). Dal punto di vista finanziario lo scostamento della quota programmata per l’esercizio finanziario 2020 da quanto riportato nel precedente DPP 2019-2021 (859 M€) è il risultato di una rimodulazione delle risorse già assegnate al programma per esigenze d’impegnabilità contrattuale e del contestuale avvio della richiamata fase 2a.

Gli oneri della Fase 1 (fabbisogno complessivo di 7.056,0 M€) soddisfano le esigenze di: acquisizione dei primi 28 velivoli, dei relativi motori, equipaggiamenti, spese iniziali per retrofit, supporto logistico fino al 2022, realizzazione dello stabilimento di Cameri e relativa assistenza tecnica, predisposizione dei siti nazionali (Amendola, Ghedi, Nave Cavour). La Fase 2a prevede la prosecuzione dell’acquisizione di 27 velivoli e relativi motori ed equipaggiamenti nonchè il potenziamento del supporto logistico. Gli oneri complessivi sono in corso di affinamento alla luce della progressiva riduzione dei costi unitari e del conseguente miglioramento delle economie di scala del programma.

Le poste finanziarie allocate nelle prime annualità sono destinate a garantire primariamente l’acquisizione dei materiali di lunga lavorazione e delle commesse dei subfornitori. L’avvio della Fase 2A si inserisce in una ponderata strategia di compressione temporale del programma che garantirà un significativo risparmio sugli oneri complessivi quantificabile in circa 1,0 Mld€ nonchè la piena disponibilità operativa dell’assetto dal 2030 (anzichè 2034).

I costi comprendono il potenziamento delle capacità dello stabilimento di Cameri – in termini di efficientamento della performance produttiva e di conseguente ampliamento dell’utenza manutentiva a favore delle flotte JSF operate nella regione europea e di quelle di futura acquisizione da parte di Paesi alleati – precipuamente nell’ottica del pieno conseguimento dei ritorni industriali ed occupazionali associati al programma e di massima estensione dei relativi benefici al complesso delle PMI del Paese. Ritorni industriali nazionali: 4.030 M$ al 31/12/2019 (precedente rilevazione 3.281 M$ al 31/12/2018).


Immagine Immagine

Bye
Phant
Immagine Immagine

Rispondi

Torna a “Aircraft Corner”