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Re: NASA

Messaggio da Aviators » 30 settembre 2016, 22:48

Focus.it ha scritto: La missione di Rosetta è finita (atterrando sulla cometa 67P)

La sonda è finalmente "a casa", sulla sua Churyumov-Gerasimenko: cronaca di un finale di missione silenzioso e mozzafiato, vissuto con 40 minuti di differita.

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Siamo atterrati su una cometa. Di nuovo. Con una caduta lenta e programmata, la sonda dell'ESA Rosetta ha concluso gloriosamente la sua missione, dopo 12 anni dalla partenza, schiantandosi - alla velocità di una camminata, 90 centimetri al secondo - sulla superficie di 67P. L'impatto è avvenuto intorno alle 12:37 ore italiane, ma ne abbiamo avuto conferma soltanto alle 13:19, quando la linea di segnale di Rosetta è diventata piatta.
 

 
Scienza, fino all'ultimo. A 720 milioni di km da Terra, la sonda dell'ESA ha raggiunto con solo 40 metri di scarto il suo target finale, nella regione di "Ma’at", sul più piccolo dei due lobi che formano la cometa. Ma mentre poneva fine alla missione, come sempre, ha raccolto una mole di dati scientifici che sarà sufficiente per decenni di analisi, come hanno commentato i ricercatori di missione.
 
Cartolina di addio. Nella foto in apertura potete vedere la sequenza di immagini registrate dalla fotocamera OSIRIS durante la discesa. Le foto sono diventate sempre più sgranate in fase di avvicinamento, perché gli strumenti della sonda sono stati progettati per osservare da lontano. Ma restituiscono l'immagine di una cometa da una distanza senza precedenti, da pochi chilometri a poche decine di metri dalla superficie.

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La cometa 67P alle 10:21 ore italiane di venerdì 30 settembre. Anche se sembra completamente solida, la cometa ha in realtà una densità simile a quella di una palla di neve non compatta.

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L'ultima foto di Rosetta, catturata a 51 m dalla cometa. La risoluzione è incredibile: circa 5 mm per pixel e l'immagine abbraccia un'area di circa 2,4 m di lato.

Dati importantissimi. In particolare la sonda ha acquisito immagini molto dettagliate, che ora saranno processate, di quelli che si pensano possano essere i primi blocchi di ghiaccio che hanno formato 67P quando nacque il Sistema Solare.
 
Sia Philae sia Rosetta hanno dimostrato la presenza, sulla cometa, dei complessi ingredienti primordiali che potrebbero aver contribuito a portare la vita sulla Terra.
 
Silenzio, si va. Il controllo di missione di Darmstadt, in Germania, ha assistito agli ultimi tre minuti prima della ricezione del segnale di impatto in silenzio, con un'atmosfera composta e commossa molto diversa da quella celebrativa che accompagna alcuni importanti traguardi della Nasa.
 
Rock and Roll. «Questa non è solo una conquista per l'ESA ma per tutta l'umanità: esplorare le comete è ora qualcosa che possiamo fare. Compiamo il passo successivo» ha detto Andrea Accomazzo. «Rosetta è stata "rock and roll"» ha commentato commosso Matt Taylor, scienziato del progetto. «Ha portato ogni cosa a livello 11».  
 
Sempre Taylor ha spiegato in modo molto chiaro perché l'ESA ha deciso di far morire Rosetta sulla cometa, invece di tenerla in orbita con la speranza di riuscire a riaccenderla e a riprendere il contatto con lei tra 6 anni, quando la cometa 67/P ritornerà vicino al Sole: «Rosetta è come una rockstar degli anni '60-'70» ha spiegato Taylor. Ci sono quelle che ancora oggi continuano a fare concerti, anche se non hanno più voce e le ossa non le reggono. E poi ci sono quelle che si sono ritirate al top della loro carriera. Rosetta è una di queste ultime. L'ESA ha deciso di farla ritirare prima che gli acciacchi dell'età prendessero il sopravvento. Meglio un gran finale nel momento migliore, ora che tutti gli strumenti funzionano e possono raccogliere dati interessantissimi, rispetto a una lunga carriera, con l'estenzione della missione e il rischio di non portare a casa più nulla.

IL BILANCIO DELLA MISSIONE. Qualche ricercatore sostiene che si aspettava di più. In realtà la missione ha innanzi tutto dimostrato come sia possibile inseguire una cometa per vent'anni e atterrarvi sopra dopo un viaggio di 10: un traguardo straordinario! Come ci ha spiegato Amalia Ercoli Finzi, la scienziata italiana che ha progettato gli strumenti fondamentali della sonda Rosetta , è stato «come prendere un moscerino a 600 milioni di km di distanza dal Sole» (leggi l'intervista esclusiva).
 
Si è avuta conferma di ipotesi che attendevano appunto una conferma. Una conferma importante, per esempio, riguarda l’acqua delle comete: a differenza di quanto si credeva, non è simile a quella terrestre e dunque si può oggi sostenere che parte dell’acqua del nostro pianeta arrivò con gli asteroidi.
 
Un'altra scoperta interessante è stata la presenza di ossigeno attorno al nucleo: non era mai era stato osservato prima. Come si possa formare ossigeno molecolare (O2) attorno a un oggetto simile... è questo il nuovo dibattito in corso!
 
Si sono poi trovati molti elementi organici già osservati su altre comete, e si è avuta conferma che 67P non è un unico oggetto, ma il risultato dell'unione non distruttiva di due corpi rocciosi.
 
E non ultimo si è avuta conferma che la crosta della cometa non è composta unicamente da ghiaccio, anzi quest’ultimo è in quantità inferiore rispetto al materiale polveroso e ricco di sostanze organiche della crosta. Un bilancio dunque positivo, che potrebbe diventarlo ancora di più una volta analzizati i dati della discesa finale di Rosetta.

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Re: NASA

Messaggio da Aviators » 15 ottobre 2016, 12:21

Difesa Online ha scritto: NASA, l'X-37B in orbita da 500 giorni: missione coperta da segreto militare

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L’X-37B è in orbita da 500 giorni, ma parte della sua missione è coperta da segreto militare. Lanciato da un razzo Atlas V il 20 maggio dello scorso anno dal Launch Complex 41, a Cape Canaveral, l’esatto carico utile trasportato a bordo resta ignoto.
L’X-37B è un banco di prova per testare le nuove tecnologie, progettato per orbitare attorno alla terra. Secondo i dati ufficiali della Boeing, l’X-37B opera nella bassa orbita terrestre, tra i 177 e gli 800 chilometri sopra il pianeta. La Stazione Spaziale Internazionale orbita a circa 350km
L’X-37B è una piattaforma riutilizzabile lunga un quarto delle dimensioni di una navetta standard della NASA. Nella precedente missione, è rimasta in orbita per 675 giorni.
Lo scorso anno, il Dipartimento della Difesa rivelò alcuni dettagli sulle missioni dell’X-37B. Secondo l’Air Force, la piattaforma sta testando dei sistemi di propulsione sperimentali, come quella elettrica, e la durata dei vari materiali nell’ambiente spaziale. Tuttavia, tali esperimenti e test rappresentano soltanto una minima parte delle missioni condotte dall’X-37B. Probabilmente, la piattaforma si colloca in un preciso asset del National Reconaissance Office. La missione NRO è progettare, costruire, lanciare e mantenere in servizio i satelliti dell’intelligence americana.
Queste sono le uniche informazioni disponibili, il resto è classificato.

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L’X-37B è un drone trasportato in orbita da un razzo, ma che atterra come un aereo normale. Le sue dimensioni non consentono di trasportare alcun operatore umano a bordo, ma possiede un vano di carico appena sufficiente per trasportare un piccolo satellite. Ha un'apertura alare di 4,6 metri ed al momento del lancio pesa 4,990kg.
Il programma X è al servizio delle agenzie federali degli Stati Uniti. La prima missione ufficiale è stata lanciata nell’aprile del 2010 e si è conclusa nel dicembre dello stesso anno. La seconda si è svolta dal marzo del 2011 al giugno del 2012.
L’Air Force avrebbe condotto almeno tre operazioni segrete con la piattaforma X-37B. L’attuale missione dovrebbe concludersi entro la fine dell’anno.
L’X-37B atterrerà presso il Kennedy Space Center della NASA, in Florida. L’ex struttura adibita al lancio dello shuttle è gestita con l’Air Force che avrà il compito di recuperare, ristrutturare e preparare la piattaforma per la prossima missione.

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Messaggio da Aviators » 2 novembre 2016, 23:01

Nuovo video 4K dalla ISS, chi vuole salire a bordo?



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Re: NASA

Messaggio da Gringo » 3 novembre 2016, 10:45

Bello, bello, bello! Emozionante. Grazie Aviator. Da vedere con calma.
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Messaggio da Aviators » 3 novembre 2016, 12:53

fate prima a scaricare il video in 4k con un programma:

http://www.freedownloadmanager.org/

ps lo uso come download unico e principale :D

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Messaggio da Aviators » 28 dicembre 2016, 16:53

Repubblica.it ha scritto: Nasa: ''Tunnel abitabili sotto la superficie della Luna''

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Larghe fino a qualche chilometro, le enormi cavità nel sottosuolo del nostro satellite lasciate dall'antica attività vulcanica potrebbero essere il rifugio perfetto per stabilire insediamenti, colonie e persino città. Al riparo da meteoriti e radiazioni

NEL prossimo futuro potremmo tornare ad abitare le caverne, anzi, tunnel sotterranei come quelli lasciati dalla lava vulcanica alle Hawaii, uno scenario inusuale da immaginare per i prossimi pionieri spaziali. Ma è, tra le tante, un'opzione al vaglio per una colonia sulla Luna. Una prospettiva non nuova ma che trova ulteriori conferme dai dati raccolti grazie a diverse sonde che sono (o erano) in orbita attorno al nostro satellite naturale.
 
Prima di schiantarsi in una nuvola di regolite, la coppia di satelliti Grail (Gavity recovery and interior laboratory) ha orbitato attorno alla Luna studiandone le più piccole variazioni gravitazionali per individuare i pieni e i vuoti al suo interno. Le loro rilevazioni, assieme a quelle di altre sonde come il Lunar reconnaissance orbiter della Nasa e la giapponese Selene, hanno dato conferma alle ipotesi: ci sono canali di lava larghi fino a un chilometro almeno, lasciati dall'antico vulcanismo lunare, che possono essere visitabili e "abitabili" dall'uomo. Lo studio, a firma di ricercatori della Purdue University, è pubblicato sulla rivista Icarus.

Come alle Hawaii. Il clima sulla Luna è un tantino più rigido rispetto al paradiso terrestre delle isole americane nel Pacifico. Qualcosa in comune però c'è: quelli individuati sotto il suolo lunare sembrano essere molto simili ai tubi di lava che si trovano in profondità sotto il suolo del Hawaii Volcanoes National Park e dell'oceano. Si tratta di cunicoli molto ampi (nel caso della Luna), eredità della antica attività vulcanica. Cavità rimaste vuote dopo il ritiro della lava, presenti anche nel sottosuolo di Marte.
 
Chi sogna sulla Luna una base spaziale come trampolino per lo spazio profondo e chi immagina colonie umane o addirittura città, sta pensando bene di poter trovare, all'interno dei tubi di lava, un riparo alle terribili condizioni "meteo" esterne. La tempesta di radiazioni solari, senza lo schermo di un campo gravitazionale e dell'atmosfera, renderebbero infatti le attività umane a lungo termine parecchio problematiche. Per non parlare dei meteoriti che ancora "piovono" sulla superficie e della proibitiva escursione termica dal giorno alla notte.
 
Lo studio, oltre a confermare la presenza di queste strutture sotterranee, aveva lo scopo di calcolare, in base a modelli di resistenza, quanto potessero essere solidi questi tunnel. La buona notizia è che i prossimi astronauti non avranno problemi di sicurezza: in certe condizioni i tubi di lava potrebbero avere una buona stabilità fino a cinque chilometri di larghezza e 500 metri di profondità.

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Messaggio da Aviators » 11 gennaio 2017, 18:33

Difesa Online ha scritto: Operazioni classificate nell'orbita terrestre: l'X-37B è in orbita da 600 giorni

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L’X-37B è in orbita da 600 giorni, ma parte della sua missione è coperta da segreto militare. Lanciato da un razzo Atlas V il 20 maggio del 2015 dal Launch Complex 41, a Cape Canaveral, l’esatto carico utile trasportato a bordo resta ignoto.
L’X-37B è un banco di prova per testare le nuove tecnologie, progettato per orbitare attorno alla terra. Secondo i dati ufficiali della Boeing, l’X-37B opera nella bassa orbita terrestre, tra i 177 e gli 800 chilometri sopra il pianeta. La Stazione Spaziale Internazionale orbita a circa 350km.
L’X-37B è una piattaforma riutilizzabile lunga un quarto delle dimensioni di una navetta standard della NASA. Nella precedente missione, è rimasta in orbita per 675 giorni.
Nel 2015, il Dipartimento della Difesa rivelò alcuni dettagli sulle missioni dell’X-37B. Secondo l’Air Force, la piattaforma sta testando dei sistemi di propulsione sperimentali, come quella elettrica e la durata dei vari materiali nell’ambiente spaziale. Il vantaggio di utilizzare la propulsione elettrica è evidente, considerando che lo xeno pesa molto meno della tradizionale idrazina. Tuttavia, tali esperimenti e test rappresentano soltanto una minima parte delle missioni condotte dall’X-37B. Probabilmente, la piattaforma si colloca in un preciso asset del National Reconaissance Office. La missione NRO è progettare, costruire, lanciare e mantenere in servizio i satelliti dell’intelligence americana. Queste sono le uniche informazioni disponibili, il resto è classificato.
L’X-37B è un drone trasportato in orbita da un razzo, ma che atterra come un aereo normale. Le sue dimensioni non consentono di trasportare alcun operatore umano a bordo, ma possiede un vano di carico appena sufficiente per trasportare un piccolo satellite. Ha un'apertura alare di 4,6 metri ed al momento del lancio pesa 4,990kg. Il programma X è al servizio delle agenzie federali degli Stati Uniti.
La prima missione ufficiale è stata lanciata nell’aprile del 2010 e si è conclusa nel dicembre dello stesso anno. La seconda si è svolta dal marzo del 2011 al giugno del 2012. L’Air Force avrebbe condotto almeno tre operazioni segrete con la piattaforma X-37B.
Conclusa la missione, probabilmente entro la fine dell’anno, l’X-37B atterrerà presso il Kennedy Space Center della NASA, in Florida. L’ex struttura adibita al lancio dello shuttle è gestita con l’Air Force che avrà il compito di recuperare, ristrutturare e preparare la piattaforma per la prossima missione.

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Messaggio da Aviators » 30 gennaio 2017, 23:08

HDBlog.it ha scritto: NASA, un video mostra le turbolenze prodotte dalle eliche dei droni

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Chiunque abbia mai pilotato un drone, e nello specifico un quadricottero, sa bene quanta aria venga mossa dalle quattro eliche spinte dai rotori, la NASA ha pubblicato una interessante video simulazione tridimensionale per evidenziare la complessità di questo fenomeno.
Basandosi su una versione virtuale del DJI Phantom 3, la demo realizzata non solo mostra il movimento dell'aria intorno alle eliche, ma anche l'interazione con la scocca del drone e le correnti create. La ricerca è stata svolta a fini di sviluppo e miglioramento delle tecnologie utilizzate, confermando anche che il raddoppio del numero di rotori, va quasi a duplicare la spinta ottenibile, consentendo così il trasporto di oggetti più pesanti.
Naturalmente l'esperimento ha fini pratici che esulano da un utilizzo consumer, ma è comunque interessante per capire cosa succede quando i nostri aeromodelli sono in volo. Il video è stato realizzato e pubblicato dall'Ames Research Center della NASA, ve lo proponiamo a seguire.



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Re: NASA

Messaggio da Aviators » 22 febbraio 2017, 16:52

Repubblica.it ha scritto: Sorprese da altri mondi? Nasa: misteriosa scoperta ''al di là del Sistema Solare''

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Oggi l'annuncio dell'agenzia spaziale Usa: alle ore 19 una conferenza stampa con importanti novità sui pianeti extrasolari. Un'attesa che ha scatenato gli appassionati in tutto il mondo

ANCORA una volta, la Nasa ci tiene con il fiato sospeso. Ma in questo caso non è la partenza di una nuova missione spaziale o l’arrivo di una sonda su un altro pianeta. Le grandi novità questa volta potrebbero arrivare da molto lontano, ben al di là dei confini del Sistema Solare. C’è infatti grande attesa per la conferenza stampa indetta per questo pomeriggio a Washington, al quartier generale dell’agenzia spaziale americana. L’evento, che inizierà alle 19 italiane, è stato reso noto lunedì scorso con un messaggio molto misterioso. Si parla infatti di una scoperta "oltre il nostro Sistema Solare", e si precisa che i risultati riguarderanno i pianeti extrasolari. Risultati che al momento della conferenza stampa saranno anche pubblicati online su Nature. Un tono volutamente sibillino, che ha catturato immediatamente l’interesse dei media e degli appassionati di tutto il mondo. E in attesa dell’annuncio ufficiale, in Rete si fa a gara per indovinare quali novità stanno per arrivare dai pianeti intorno ad altre stelle.
 
A caccia di ET? A pochi giorni dall’annuncio della scoperta di molecole organiche su Cerere, c’è già chi ha scommesso che oggi avremo la prima dimostrazione dell’esistenza di vita extraterrestre. In altre parole, avremmo finalmente trovato gli alieni. Dopo tutto, alla conferenza stampa parteciperanno scienziati del calibro di Thomas Zurbuchen, amministratore associato del Direttorato Nasa per le missioni scientifiche e Sara Seager, professore di planetologia al Massachusetts Institute of Technology e scienziato di spicco nello studio dei pianeti extrasolari.

Ma è forse il caso di calmare gli entusiasmi, perché questa ipotesi è probabilmente troppo azzardata, soprattutto alla luce delle tecnologie oggi disponibili. Per avere una prova dell’esistenza di extraterrestri intelligenti dovremmo almeno captare una qualche forma di segnale, ad esempio segnali radio come quelli a cui danno la caccia gli scienziati del progetto Seti. O magari sperare di scovare le tracce di qualche “megastruttura aliena”, ma anche in questo caso si tratta di un’impresa molto ardua, come testimonia il caso della stella KIC 8462852.

Certo è che, se lasciamo stare le forme di vita più intelligenti e ci concentriamo su quelle più semplici, lo studio degli esopianeti potrebbe fornirci indizi molto utili. Ad esempio studiando le atmosfere dei pianeti extrasolari potremmo cercare tracce di molecole organiche prodotte da organismi viventi. Fra le molte “firme biologiche” si potrebbe partire ad esempio dall’ossigeno o dal metano, usando come modello gli organismi che conosciamo sulla Terra. Purtroppo però, a meno di novità inattese, al momento non abbiamo a disposizione strumenti così sofisticati da riuscirci, anche se presto la situazione potrebbe cambiare. Ci sono grandi attese per il James Webb Telescope, il telescopio spaziale che raccoglierà l’eredità di Hubble, che potrà compiere analisi chimiche più dettagliate delle atmosfere planetarie extrasolari.
 
Oltre il Sistema Solare. A proposito dell’annuncio, il portale Cnet non rivela nessun dettaglio, ma lascia trapelare che l’annuncio di oggi "potrebbe facilmente fornirci nuove ambientazioni per molte opere di fantascienza". Un messaggio chiaramente ambiguo ma che giustamente rispetta le necessità di embargo richieste dalla Nasa ai media di tutto il mondo.

E in attesa di sapere quale sarà la scoperta che sarà annunciata questa sera, è sicuramente utile ricordare che sappiamo già moltissimo sui pianeti extrasolari. Grazie agli strumenti a terra e nello spazio, come il telescopio spaziale Kepler della Nasa, abbiamo confermato la presenza di quasi 3500 pianeti extrasolari, dopo solo vent’anni dalla scoperta del primo, l’esopianeta 51 Pegasi b. 

Una nuova Terra? Molti esopianeti sono giganti gassosi come Giove e Saturno o ancora più grandi, ma l’interesse principale è ovviamente trovare pianeti simili alla Terra. Simili non solo come massa e dimensioni, ma che si trovino nella cosiddetta fascia di abitabilità, cioè a una distanza dalla stella principale sufficiente a mantenere l’acqua allo stato liquido. L’acqua liquida è molto importante perché è una delle condizioni primarie per assicurare lo sviluppo della vita, almeno come la conosciamo sul nostro pianeta. Naturalmente scovare questi pianeti è molto difficile, poiché sono piccoli e poco luminosi, tuttavia abbiamo alcuni candidati di grande importnanza, come Kepler 186f e Kepler 452b. Anche in questo caso, grazie a Kepler conosciamo ormai alcune centinaia di pianeti che in un modo o nell’altro assomigliano alla Terra.

Le scoperte nel campo degli esopianeti arrivano a getto continuo e sono sempre più spettacolari. Può trattarsi di pianeti con condizioni ambientali peculiari, oppure grandi “infornate” di pianeti, come il recente "bottino" di 1284 pianeti scoperti da Kepler, fino alla scoperta di un pianeta intorno a Proxima Centauri, la stella più vicina a noi. E infatti un altro pianeta così vicino è fra le ipotesi che circolano in Rete e sui social, insieme alla più generale possibilità di uno o più pianeti simili alla Terra, tutte ipotesi basate sul lavoro di ricerca degli scienziati che saranno presenti alla conferenza stampa.

Per saperlo con certezza, dovremo aspettare ancora alcune ore. La conferenza stampa sarà infatti trasmessa in streaming dalla Nasa a partire dalle 19 ora italiana e in seguito sarà disponibile una sessione di Reddit per fare domande agli scienziati, oltre a inviare domande via Twitter con l’hashtag #askNASA.

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Re: NASA

Messaggio da Aviators » 22 febbraio 2017, 22:41

Repubblica.it ha scritto: Nasa, la Terra ha sette "sorelle": scoperto un nuovo sistema planetario

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E' a 40 anni luce da noi. Il cuore è la stella nana rossa Trappist-1, i pianeti hanno temperatura tra 0 e 100 gradi e quindi c'è la possibilità di acqua allo stato liquido, che li rende di grandissimo interesse per la ricerca di vita nell'Universo

IMMAGINATE un lontano "cugino" del nostro Sistema Solare, popolato da pianeti grandi più o meno come la nostra Terra. Alcuni di questi mondi alieni potrebbero persino ospitare forme di vita, magari così evolute da viaggiare da un pianeta all'altro a bordo di sofisticate navette spaziali. Un'ambientazione che sembra essere uscita dalla penna di Isaac Asimov o di un altro autore di fantascienza. Ma ancora una volta la realtà supera la fantasia, e rende reali anche gli scenari più futuristici. Perché, alieni e navicelle a parte, questo sistema planetario esiste davvero, e si trova a meno di 40 anni luce da noi. Trappist-1, una stella nana rossa nella costellazione dell'Acquario, ha infatti un corteo di ben sette pianeti simili alla Terra. Un risultato attesissimo da giorni  dopo l'annuncio della Nasa di una imminente conferenza stampa sui pianeti extrasolari.

Il punto forse più importante della scoperta è che tre di queste "sette sorelle" della Terra si trovano nella cosiddetta fascia di abitabilità, e potrebbero quindi ospitare acqua allo stato liquido, ingrediente fondamentale per lo sviluppo della vita. Un sistema planetario da record, perché allo stesso tempo ospita il maggior numero di pianeti come la Terra e il maggior numero di pianeti nella zona abitabile. Il risultato, ottenuto da un team internazionale e pubblicato online su Nature, apre così scenari completamente nuovi nella ricerca degli esopianeti e della vita nell'Universo.

Una stella molto cool. Quando si parla di stelle e pianeti, i media anglosassoni giocano spesso sull'aggettivo cool, che vuol dire "freddo" e allo stesso tempo "fantastico", o persino "figo". Ed è proprio così per la stella Trappist-1, una stella davvero cool perché ospita un sistema planetario così spettacolare ed è allo stesso tempo freddissima. Stiamo sempre parlando in termini astronomici, e per "fredda" intendiamo una temperatura superficiale di circa 2400 °C, meno della metà di quella del Sole. Il curioso nome di questa stella deriva dal TRAnsiting Planets and PlanetesImals Small Telescope south (Trappist-south), un telescopio da 60 centimetri di apertura installato all'Osservatorio di La Silla sulle Ande e gestito dall'Università di Liegi. Il telescopio, insieme a un suo gemello installato nell'emisfero nord, sono appositamente progettati per monitorare un campione di stelle nane, allo scopo di scoprire nuovi pianeti extrasolari. L'idea è infatti catturare le deboli variazioni di luminosità causate dal transito di un esopianeta di fronte alla stella, un metodo utilizzato da vari strumenti come il telescopio spaziale "Kepler" della Nasa.

Una famiglia speciale. Nel maggio dello scorso anno il team di astronomi, guidati da Michaël Gillon dell'Università di Liegi, aveva pubblicato la scoperta di tre pianeti intorno a Trappist-1. Il risultato delle analisi aveva però spinto Gillon e colleghi a sospettare la presenza di altri pianeti, e per questo il team aveva deciso di condurre nuove osservazioni, sfruttando anche il telescopio spaziale infrarosso "Spitzer". Analizzando i dati, gli astronomi hanno potuto identificare quattro nuovi pianeti, portando questo sistema planetario a sette membri, denominati Trappist-1 b,c,d,e,f,g, h in ordine crescente di distanza dalla stella. "E' un sistema planetario sorprendente", commenta Gillon, "non solo perché abbiamo trovato così tanti pianeti, ma perché sono sorprendentemente simili alla Terra".

Tris di Terre. Le stime di densità hanno mostrato che i pianeti più interni dovrebbero essere rocciosi, proprio come i pianeti interni del Sistema Solare. Le orbite di questi pianeti non sono molto diverse da quelle dei satelliti medicei di Giove, e sono molto più piccole dell'orbita di Mercurio. Ma nonostante siano così "impacchettati" intorno alla stella, questi pianeti non sono soggetti a temperature infernali. Trappist-1 ha infatti una massa inferiore a un decimo di quella solare, ed è quindi molto fredda e poco luminosa. Numeri alla mano, questo significa che la temperatura su questi pianeti potrebbe potenzialmente consentire la presenza di acqua liquida, e sfruttando opportuni modelli climatici è possibile farsi un'idea più precisa di quali pianeti abbiano le condizioni ambientali più favorevoli.

In particolare i dati suggeriscono che i tre pianeti Trappist-1 e, f, g potrebbero trovarsi nella cosiddetta fascia di abitabilità: sarebbero cioè a una distanza sufficiente a permettere la presenza di acqua liquida sulla superficie. Quelli più interni sarebbero infatti troppo caldi, mentre quello più lontano, TRAPPIST-1h potrebbe essere troppo distante e quindi avere una superficie ghiacciata.

Alla ricerca di vita. L'acqua liquida è uno degli ingredienti fondamentali per lo sviluppo della vita come la conosciamo, quindi i pianeti nella fascia di abitabilità sono i candidati migliori per andare a caccia di forme di vita aliene. E' importante però ricordare che la presenza di acqua allo stato liquido in questi casi è solamente un'ipotesi che si basa su modelli climatici e sulla distanza dei pianeti dalla stella. Per Trappist-1 non è stata rivelata in modo diretto la presenza di acqua, né tantomeno sono state scattate immagini della superficie di questi pianeti, che sono ovviamente troppo distanti per i telescopi attuali.

Il passo successivo sarà quindi studiare, con telescopi di nuova generazione, le atmosfere di questi pianeti, per identificare le "firme" chimiche di organismi viventi, come ricorda il coautore Emmanuël Jehin: "Con la prossima generazione di telescopi, come l'European Extremely Large Telescope dell'Eso e il James Webb Telescope di Nasa/Esa/Csa potremo presto esser capaci di cercare l'acqua e persino l'evidenza di vita su questi pianeti".

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Re: NASA

Messaggio da Aviators » 23 febbraio 2017, 14:19

Tom's Hardware ha scritto: Ecco il telescopio che ha scoperto i sette esopianeti

Il telescopio spaziale Spitzer è lo strumento che ha permesso la scoperta di sette esopianeti che orbitano attorno alla stessa stella. Ecco com'è fatto.

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Come accennato ieri, i sette esopianeti del sistema TRAPPIST-1 sono stati scoperti grazie a un fotografo di eccezione: il telescopio spaziale Spitzer (SST). Lanciato nell'agosto 2003 e operante nell'infrarosso, era previsto continuasse a lavorare per circa due anni e mezzo, ma la sua efficienza ha fatto sì che la missione venisse più volte prolungata. Attualmente Spitzer è ancora lì a scattare immagini, e si prevede che continuerà a farlo fino alla messa in orbita del James Webb Telescope.

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In effetti questo telescopio nelle prime fasi della missione era raffreddato ad elio, in modo da ottenere la migliore qualità possibile delle immagini, ma questo si è definitivamente esaurito nel 2009, e da allora una parte degli strumenti ha smesso di funzionare. È così iniziata una nuova fase delle osservazioni, definita "a caldo" (in ogni caso meno di 30 K, -243 gradi centigradi, per intenderci), in cui lo strumento ha comunque dimostrato di riuscire ancora a ottenere immagini di buona qualità, con gli strumenti rimanenti per il vicino infrarosso.
Spitzer è in realtà uno strumento molto piccolo, con uno specchio di soli 85 cm di diametro, ma non è soggetto all'azione di disturbo dovuta alla turbolenza atmosferica, e inoltre è stato progettato per osservare nella banda infrarossa, quindi non è affetto da assorbimento dovuto a polveri e gas. Questi particolari gli hanno consentito finora di ottenere risultati straordinari, tra cui proprio la scoperta dei sette esopianeti annunciata ieri dalla NASA.

Insieme ad Hubble Space Telescope (ottico), Chandra (raggi X) e Compton (raggi gamma), fa parte del progetto Grandi Osservatori della NASA, che ha prodotto una generazione di telescopi spaziali capaci di osservare praticamente in tutto lo spettro elettromagnetico.
C'è da dire che già in passato Spitzer aveva ottenuto risultati importanti in campo planetario, osservando ad esempio per la prima volta in maniera diretta due giganti gassosi di tipo gioviano. Di rilievo è anche la conferma del fatto che la nostra galassia, la Via Lattea, sia una spirale barrata.
Tornando alla scoperta di ieri, Spitzer era particolarmente indicato a questo scopo, poiché la stella in questione è una nana ultra-fredda, una delle stelle più piccole e "fredde" appunto, il cui picco di emissione è proprio nell'infrarosso. Inoltre Spitzer si trovava in una posizione estremamente favorevole per puntare TRAPPIST-1, e nel 2016 ha potuto osservare il sistema in questione in maniera continuata per circa 500 ore, cercando di rilevare i transiti dei pianeti sul disco della stella, operazione per la quale il telescopio era stato opportunamente ottimizzato a seguito dell'inizio della fase "a caldo" di cui vi abbiamo parlato.

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Ciò che ovviamente desta impressione è l'idea di cosa si è riusciti a fare con uno strumento relativamente piccolo e tutto sommato vecchio, e cosa invece si potrà fare quando i suoi successori, in primis James Webb Telescope, saranno in orbita. È questo senza dubbio il pensiero più esaltante!

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Re: NASA

Messaggio da Aviators » 29 aprile 2017, 16:40

Tuttotech.net ha scritto: Rimandato al 2019 dalla NASA il lancio del NASA Space Launch System, il razzo per Marte

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Il Space Launch System (SLS) è il principale mezzo di propulsione che permetterà alla NASA di portare non solo le prime attrezzature ma anche i primi uomini su Marte. Si tratta di un enorme razzo la cui complessità nella costruzione e nel trasporto alla rampa di lancio hanno fatto si che il primo lancio in assoluto del missile fosse rimandato fino al 2019.

L’obiettivo di questo primo lancio era quello di testare la nuova capsula Orion, la quale sarà la casa dei primi uomini che attraverseranno il cosmo per giungere su Marte.

Il Space Launch System e la capsula Orion potrebbe ospitare fin da subito degli uomini

Nonostante si tratterà del primo lancio in assoluto, i responsabili della NASA hanno fatto sapere che a bordo del Space Launch System (SLS) e della Orion potrebbero essere presenti degli esseri umani.

Il lancio iniziale era previsto per la fine del 2018 e il ritardo accumulato da ingegneri e scienziati non farà altro che favorire la rivale SpaceX, azienda privata con a capo Elon Musk che ha già dimostrato enormi potenzialità portando a terra una serie di razzi al fine di riutilizzarli per successive missioni (abbassando notevolmente i costi). C’è da dire però che anche SpaceX ha avuto diversi problemi e ha rimandato anch’essa il lancio della prima missione per Marte.

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Re: NASA

Messaggio da Aviators » 30 maggio 2017, 21:42

HDBlog.it ha scritto: La NASA è pronta: al via la prima missione sul Sole

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La NASA alza il tiro, non "accontentandosi" più delle missioni attorno alla Terra, sulla Luna o su Marte. In un periodo come questo in cui la corsa verso lo spazio pare rinvigorita, l’Agenzia americana ha da poco rivelato che il prossimo 31 maggio (questo mercoledì) verrà dato un importante annuncio in merito a una nuova missione che avrà come obiettivo il Sole.
Solar Probe Plus - questo il nome dato alla ambiziosa missione - partirà ufficialmente la prossima estate, nel 2018, e prevede il lancio di una sonda spaziale pronta ad affrontare le terribili temperature (e radiazioni) dell’atmosfera esterna della nostra stella. Il fine ultimo sarà quello di raccogliere dati “da vicino” per conoscere meglio la composizione dell’atmosfera solare e per dare risposte su come le stelle “funzionano”. In tal modo, tra l’altro, sarà possibile prevedere in futuro gli eventi atmosferici dello spazio che incidono sulla terra. Si pensi che recenti studi hanno dimostrato che un evento solare di grandi proporzioni è capace di causare danni economici pari a circa 2 milioni di miliardi di dollari nei soli Stati Uniti.

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La SPP si avvicinerà fino a 6,2 milioni di chilometri dal Sole, 7 volte più vicina di quanto non sia mai stato fatto nella storia. Gli strumenti saranno protetti tramite uno scudo realizzato in carbonio, capace di resistere a temperature esterne che raggiungeranno i 1377 gradi Celsius.
Appuntamento dunque tra poco più di 427 giorni, ma ne sapremo di più certamente dopo l’annuncio che verrà dato questo mercoledì al William Eckhardt Research Center Auditorium dell’Università di Chicago.
Per ulteriori informazioni e per rimanere aggiornati su tutte le novità vi invitiamo a consultare la pagina ufficiale dedicata alla missione.

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Re: NASA

Messaggio da Aviators » 20 giugno 2017, 22:23

HDBlog.it ha scritto: La NASA scopre altri 10 pianeti con condizioni simili alla Terra

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La NASA ha recentemente aggiornato la lista dei possibili pianeti scoperti dal telescopio spaziale Kepler, includendo ben 219 nuovi candidati. Si tratta dei nuovi risultati dell'analisi dei dati raccolti nel corso di 4 anni di osservazioni, tra il 2009 e il 2013, durante i quali Kepler ha puntato il suo occhio verso la costellazione del Cigno.
L'archivio, che ad oggi conta ben 4034 potenziali pianeti, di cui 2335 sono già stati classificati come Esopianeti, si arricchisce anche di nuovi possibili candidati da inserire nell'elenco di quelli simili alla Terra. Delle 219 new entry, infatti, ben 10 rispondono ai requisiti relativi alle dimensioni e alla loro collocazione all'interno di quella che viene definita Zona Abitabile.
La Zona Abitabile rappresenta quella fascia in cui la distanza tra il pianeta e la sua stella è tale da permettere l'esistenza di acqua allo stato liquido sulla superficie di un corpo roccioso. I nuovi 10 pianeti si vanno ad aggiungere ai 7 già identificati a febbraio nell'orbita di Trappist-1 e questo porta a 50 il totale dei potenziali Esopianeti simili alla Terra, di cui 30 sono già stati verificati come tali, praticamente poco più dell'1% del totale osservato.
Ricordiamo, infatti, che i dati raccolti dalle osservazioni di Kepler sono ancora in fase di studio, quindi è necessario attendere prima che un potenziale candidato venga classificato ufficialmente. L'analisi di queste informazioni ci permette di scoprire la diffusione nell'universo dei pianeti con condizioni simili alla Terra, offrendoci un nuovo punto di vista, non solo riguardo la natura del cosmo, ma anche in merito alla nostra stessa esistenza. Le condizioni che hanno portato alla nascita della vita sulla Terra, sebbene siano rare, potrebbero essere molto più probabili di quanto non potessimo immaginare solo poche decine di anni fa.

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Re: NASA

Messaggio da Aviators » 30 agosto 2017, 14:00

HWupgrade ha scritto: La NASA pubblica alcuni video del SR-71 Blackbird

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La NASA ha pubblicato dei video che ritraggono il Lockheed SR-71 Blackbird, aereo ricognitore ad altissime prestazioni che ha ispirato molti mezzi nella fantascienza e nei fumetti per via del suo aspetto futuristico

Il Lockheed SR-71 "Blackbird" è uno degli aerei più famosi della storia che, grazie al suo aspetto singolare e alle sue prestazioni elevatissime, ha ispirato molti velivoli nella fantascienza e nei fumetti. La NASA, che possedeva quattro di questi apparecchi, ha pubblicato alcuni filmati che li ritraggono in varie situazioni.
Sviluppato a cavallo tra la fine degli anni Cinquanta e l'inizio dei Sessanta come aereo da ricognizione, il Blackbird detiene tuttora il record di aereo con equipaggio più veloce: raggiunse, infatti, i 3.530 km/h, arrivando a una tangenza di 25.929 m. Solo 32 unità furono prodotte.
Le alte prestazioni dell'aereo l'hanno portato naturalmente a essere sviluppato assieme alla NASA e a servire come aereo di prova proprio per l'agenzia spaziale, che effettuò studi sull'aerodinamica e sviluppò sistemi di autodiagnosi del mezzo di notevole complessità.
Proprio lo sviluppo del SR-71 costituisce l'aspetto più interessante: Lockheed e NASA dovettero infatti pensare a soluzioni tecniche estremamente innovative per poter permettere al mezzo di raggiungere le velocità estremamente elevate di cui era capace. Il problema del riscaldamento della fusoliera portò la divisione Skunk Works della Lockheed a puntare sul titanio, materiale che veniva importato in massicce quantità dalla Russia nonostante la Guerra Fredda. La fusoliera non è liscia, ma presenta come delle pieghe che permettono al metallo di espandersi senza intaccare le prestazioni aerodinamiche e la stabilità del veicolo.




Lo stesso problema del riscaldamento aveva un impatto anche sul combustibile: quello tradizionale non poteva essere utilizzato, poiché le temperature oltre i 300 °C che l'aeromobile raggiungeva in volo supersonico l'avrebbero fatto incendiare. Gli ingegneri dovettero quindi ricercare un carburante adatto, che veniva acceso a mano all'avvio del mezzo.
Un ulteriore elemento di estremo interesse è il motore: uno statoreattore che sfrutta la stessa velocità del mezzo per comprimere l'aria e che, raggiunta la velocità di crociera, non ha quindi bisogno di una turbina come avviene sugli altri aerei.
I progressi in termini di conoscenze fatti grazie allo sviluppo del Lockheed SR-71 Blackbird sono notevoli e sono stati poi utilizzati in numerosi altri campi - potete leggere alcuni dei contributi su Appunti Digitali per ulteriori approfondimenti. Un successore, noto al momento come SR-72, è in fase di sviluppo e dovrebbe raggiungere velocità superiori a Mach 5 (sconfinando, quindi, nelle velocità ipersoniche).



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